Firenze, culla suprema dell’arte, stupisce i turisti ancora una volta: la Galleria degli Uffizi ospita un grande capolavoro di Leonardo da VinciL’Adorazione dei Magi“.

Il dipinto, risalente al Quattrocento,  è portatore della tecnica usata da Leonardo dove i contorni dei volti non sono definiti, ma riempiti da un colore pastoso che li rende, all’occhio che li guarda, intensi e perfetti. In primo piano troviamo la Madonna con il bambino che accenna nel segno di benedizione alla folla; accanto vi troviamo i Re Magi, mentre in secondo piano appare una moltitudine di persone immersa tra i colori e la vegetazione; sullo sfondo vi è il tempio dischiuso sotto un cielo che appare nebuloso.Risultati immagini per L'Adorazione dei magi

“L’Adorazione dei magi” è ricca di chiaroscuri e di ombre, suggestive doti della  tecnica mediante la quale l’artista fa grande uso dello sfumato che agisce tra le linee dei corpi armoniose ma non chiare, tanto da apparire mescolate con l’ambiente. La natura è un elemento importante in Leonardo da Vinci, perché richiama alla spiritualità che aleggia nei soggetti del dipinto per riflettersi negli occhi dello spettatore, attratti dalla figura dominante della Vergine, la quale divide l’opera in diagonale catalizzando alcuni sguardi adoratori della folla, nella quale troviamo anche coloro che, armati di cavalli, sono in attesa della conversione cristiana.

Leonardo da Vinci, profondo studioso dell’anatomia dei corpi e del loro movimento nello “spazio” del dipinto, rende la figura della Madonna leggermente inclinata sul lato destro con il volto che sembra compiere davanti allo spettatore il gesto di girarsi verso la folla, il che rende tutto armonioso, concentrico, in continua azione. L’alloro e la palma, invece, ci conducono in fondo al quadro dove il Tempio di Gerusalemme, che rappresenta l’innovazione del da Vinci, sfoggia le sue porte aperte, pronte ad accogliere chiunque, al contrario di quelle chiese che al tempo si era soliti dipingere chiuse, sbarrate agli uomini. Elemento importante de “L’Adorazione dei magi” è l’aria che appare mescolata sullo sfondo come realmente rarefatta, che aleggia e rende la parte alta come sospesa, che adornata dalle velature di colore, si amalgamava con la luce dei soggetti. Più vivido, nella scarna vegetazione, appare l’alloro che simboleggia la cristianità del quadro, e sembra quasi come muoversi tra le foglie ad esprimere la sua volumetria, sotto la quale troviamo i cavalli che si agitano, si dimenano in preda alla disperazione di chi non è con Dio ed ignora quello che di grandioso si compie.

Nella luce che emana il quadro, che parte dal punto preciso in cui si trova la Madonna con il figlio per poi diramarsi ad onde circolari, è dispiegato il messaggio aulico e moderno che porta la fede nel mondo attraverso la figura del Bambino, figlio di Dio nato in una stalla, simbolo della più profonda pace. “L’Adorazione dei magi”, seppur incompiuta, appare perfettamente finita nel suo più nobile messaggio all’umanità e nella luce, ritornata a splendere grazie al lavoro dei restauratori che hanno compiuto numerosi studi sull’opera.

L’Adorazione dei magi” agli Uffizi di Firenze, infatti, appare come una sorta di “bozza” in cui Leonardo da Vinci ha potuto sperimentare la prospettiva, il chiaroscuro, le sfumature, le vernici, il movimento circolare, l’aura di luce, l’importanza del disegno che ritroviamo in altri suoi capolavori e che definiscono il suo stampo e il suo modo di rendere grandiosa e suggestiva la pittura.

Il lavoro di restauro è partito nel 2012 ed è oggi visibile in esposizione alla mostra intitolata “Il cosmo magico di Leonardo da Vinci: l’Adorazione dei Magi restaurata” visitabile fino al 24 settembre, nelle sale del Museo degli Uffizi che affaccia e risplende come i colori di Leonardo da Vinci nelle acque del fiume Arno, a Firenze.

Annalisa Cocco

1 commento

  1. Il “non finito” è la caratteristica del genio. Come il “non luogo”, il “non nome”, ecc… L’astuto Ulisse crea un “non nome”, Nessuno, per ingannare Polifemo, e un “non luogo”, il cavallo di legno, per ingannare i troiani. Queste entità frutto di processi ricorsivi, inclusivi, speculari sono state usate anche da Gesù e Michelangelo. Quest’ultimo nella scultura diede origine al termine. L’Adorazione è un “non finito” e non un opera incompleta, perché l’autore si ritrasse sul bordo destro (per chi guarda), mentre si dirigeva a Milano. Si rappresentò mentre usciva dal quadro. Cfr. Ebook/Kindle. Leonardo e Michelangelo: vita e opere.

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