Meridionali che votano Lega

Sembra ieri, ma sono trascorsi dieci anni da quando a Pontida l’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini (leader del partito Lega Nord prima, Lega senza Nord ora) sbeffeggiava i meridionali intonando «Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani!» . Dieci anni dopo, lo stesso ha vinto le elezioni europee grazie anche, e soprattutto, ai voti del Sud.

Ebbene, dalle elezioni europee 2019 si evince che Salvini è il Capitano non solo dei nordici, ma ha anche il beneplacito e l’ammirazione di buona parte dei meridionali. L’esito elettorale dipinge lo stivale quasi completamente di verde: eccetto le isole e alcune regioni del Sud in cui il primo partito è stato il Movimento 5 stelle, Salvini gode di vasto consenso. A Lampedusa il 45% dei votanti ha sbarrato il simbolo con il guerriero di Legnano (scelto da Bossi come emblema dell’autonomia lombarda). Lampedusa: nel canale di Sicilia. Roccaforti di apparenti cambiamenti sporgenti a sinistra, quali Riace e Rosarno, hanno votato Lega.

Non è tanto lontano nemmeno il giorno in cui Salvini dichiarò: «I meridionali sono troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dal nostro stile di vita, dalla mentalità del Nord. Non abbiamo nulla in comune», oppure quando sosteneva che gli insegnanti siciliani devono insegnare in Sicilia, battendosi da eroe padano per fermare l’invasione degli insegnanti meridionali precari al Nord.

Assumendo, per comodità cronologica, come riferimento le elezioni europee 2019, i risultati rivelano ciò che sembrerebbe paradossale: in Campania la Lega arriva al 25%, in Puglia al 25%, in Calabria al 23%. Ma perché i “terroni” si sentono rappresentati da un partito che storicamente è stato ben attento a tenerli fuori dal cerchio che (come raffigurato nel logo stesso) rimanda a quell’ideologia scalpitante per la conquista della famigerata autonomia territoriale pur di non avere nulla a che fare con il Sud?

Venticinque anni di insulti e derisioni, non solo di Matteo Salvini, ma anche degli apostoli leghisti. Ora, tuttavia, qualcosa è cambiato: dal prima la Padania, al prima i siciliani, al prima gli italiani. Il partito del prima che, dunque, sottintende qualcosa o qualcuno da lasciare in subordine. Se un tempo il nemico era il terrone nullafacente e arretrato, ora è l’immigrato che ruba il lavoro agli italiani, che porta la mafia nigeriana (come se di quella italiana non se ne fossero mai accorti), che invade e contamina l’identità nazionale italiana.

Dinanzi alla crisi economica, alla disperazione e al malfunzionamento dell’apparato politico-amministrativo generale la gente è arrabbiata. La gente vuole pretesti, Salvini offre pretesti e c’è da riconoscergli in questo una indubbia capacità comunicativa.

Salvini è un leader multitasking, o se si preferisce una specie di camaleonte che riesce a mimetizzarsi nelle folle assurgendo a proletario con i proletari, a banchiere con le banche, perfino europeista per vincere le europee. La Lega di Salvini ha il potere della retorica e della comunicazione (oltre che delle costosissime campagne elettorali, peraltro pagate con i soldi pubblici, come rivela un’inchiesta de L’Espresso), nonché di saper intercettare i bisogni e le esigenze del popolo e regolarsi con le promesse.

Poco influisce se il sacrario della Lega è fatto di luoghi comuni, pregiudizi, promesse irrealizzabili e frustrazioni sociali: nell’antropologia politica da sempre cavalli di battaglia, ma Salvini ha un fiuto in più che gli altri non hanno: sa leggere meglio di altri gli umori popolari. Del resto non ci vuole molto, lo scenario partitico è miserevole, l’alternativa è obsoleta.

Il motivo delle rapide infiltrazioni leghiste in un elettorato tanto ampio e in quello meridionale è dato dalla carestia di idee, progetti e fatti concreti che la sinistra non ha saputo offrire. La sinistra è una bussola impazzita, le direzioni da seguire per la riconquista della fiducia sono tante e le sta sperimentando tutte in attesa di ritrovare una linea strategica efficiente. Questo l’elettorato lo percepisce: da un lato l’insicurezza scialba della sinistra, dall’altro la determinazione dell’uomo forte (che tanto ha ammaliato gli italiani dal duce a Berlusconi) di cui Salvini si maschera. Quando Matteo alla domanda sul perché i meridionali si affidano ad un partito con il marchio di fabbrica nordico, lui risponde: «Nostri voti al Sud? Il Meridione è stato preso in giro dalla politica, noi convinciamo gli elettori». E, ahimé, ha ragione.

Ha ragione dal momento in cui sostiene che il meridionale è stato abbandonato all’anarchia, all’autogovernarsi nella melma della corruzione; mai nessun leader politico che avesse alzato un dito a favore del Sud e difeso la sua dignità fino in fondo. Cosa che Salvini ha fatto al Nord, difendendo la propria terra (propagandisticamente, sì, ma nell’immaginario collettivo non si percepisce) e la frase che più spesso ripetono gli elettori leghisti meridionali è «Magari avessimo qualcuno che difende così i meridionali».

Non ha ragione, invece, quando contrappone i verbi prendere in giro e convincere. Si può convincere anche con persuasioni, escamotage, fake news, aizzando la folla contro un pericolo immaginario, sostenendo di avere l’economia sotto controllo mentre lo spread sale alle stelle, poi bastano un Vangelo, un rosario, un giuramento sulla Bibbia ed ecco che le promesse elettorali diventano credibili, caste e misericordiose.

Dunque il voto dei meridionali alla Lega non dipende dalla memoria corta, ma dalla flemma dell’alternativa politica. Rappresenta l’ultima spiaggia, come il Movimento 5 stelle prima dell’alleanza di Governo.

La schiacciante vittoria leghista dovrebbe dare spunti di riflessione, anziché etichettare a priori il popolo meridionale come ignorante, idiota, senza spina dorsale. Magari, poi, quest’etichettatura viene attaccata proprio dai responsabili del clima di incertezze e sfiducia che con il loro immobilismo, o con un mobilismo scandito da leggi a tutela dell’élite, hanno condotto il Paese nell’attuale vulnerabile clima di sfiducia e incertezze in cui hanno trovato terreno fertile rigurgiti di fascismo e politiche xenofobe. Gli stessi che insultano sono coloro ai quali, qualche tempo fa, non dispiaceva ricevere il voto dei meridionali ignoranti e idioti di oggi.

Da considerare relativamente è quella parte di elettorato che non si è espresso nelle urne, che è rimasto a casa. Scelta legittima, ma senza alcun valore politico. Chi si esime da un dovere civico non solo non si esime dalle responsabilità (il non voto è un voto dato per procura alla maggioranza), ma non deve avere nemmeno voce in capitolo circa il commentare i risultati elettorali.

Quindi i fan meridionali di Salvini saranno anche pessimamente informati sulla direzione in cui Salvini vuole condurre l’Italia (il baratro), ma demonizzare questo elettorato senza spunti di riflessione significherebbe fare il gioco della Lega stessa: continuare a credere nella rivoluzione antifascista (non è utopia, la base c’è) commettendo gli stessi errori del passato e dare in pasto il proletariato agli pseudofascisti. E i fatti dicono che il piatto è già caldo nelle loro mani.

Melissa Bonafiglia

1 commento

  1. Certo che non sono ignoranti. Aggiungerei che io che sono nato e cresciuto al nord, in una regione “rossa”. Tutto questo “amore” verso il sud Italia, da parte di molte persone persone di sinistra, da queste parti, non lo ho mai visto..
    Anzi, le persone più antimeridionali che conosco sono di sinistra e non di destra.. (se devo dire la verità).
    Gli unici rimasti a vedere nord e sud “circa” dallo stesso punto di vista, e lo hanno sempre fatto diversamente dalla Lega, sono forse un gruppo di “nazionalisti”(non lo dico nel senso negativo del termine), che hanno un sentimento di “appartenenza ad una nazione” molto forte.
    Per il resto: anche un africano può essere contrario a certe leggi sull’ immigrazione proposte dal Pd e soci(esistono leggi sull’immigrazione dappertutto più o meno rigide, ci sono leghisti che hanno origini in zone dell’Africa). Ovviamente, a maggior ragione, anche un meridionale, che ha antichissime origini italiane magari, può votare chi vuole.
    Oggi, i veri razzisti(nel senso estensivo del termine), sono quelli che dicono che un meridionale non dovrebbe votare il partito che preferisce, secondo me. Insultandolo.
    Gli sfottò tra nord e sud ci sono sempre stati. Vi sfido a venire qui al nord e chiedere all’elettore medio di sinistra cosa pensa di Napoli o dei napoletani(se non sa che ci sono le telecamere).. Insomma: non tutti esprimeranno parole “amorevoli”. La stessa cosa se in certe zone del sud.. basta che parlate con l’accento da “polentoni”, vi prendono in mezzo, alcuni vi insultano… Presunte rivalità tra nord e sud(ove esistono, perchè in alcune zone non si sentono per niente) sono molto profonde, non dipendono solo da un partito all’altro, è questo che intendo dire.
    Ho visto elettori del PD (con cognomi tipici del nord), mandare messaggi su whatsapp a tutti quelli del sud dicendo: (lo traduco in modo estremo per fare capire) “sei terrone ricordati di non votare Lega”. Questa mi sembra la cosa più offensiva verso il sud che sia mai stata fatta, ben peggio di alcuni “presunti” slogan del passato. La maggior parte hanno detto: ma che vuole? chi crede di essere? come si permette? che diavolo vuole?
    Messaggini indirizzati anche verso persone che poi proprio meridionali(nel senso di essere cresciuti al sud), non erano, erano nati e cresciuti al nord, avevano solo “lontane discendenze”. (se le avevano realmente)
    Secondo me, sceglieranno solo quello che considerano “meno-peggio”. Il Pd e soci hanno governato.. e hanno deluso molte persone, anche al sud.
    La Lega essendo stato un partito indipendentista, è ovvio che vederlo nazionalista faccia un effetto “strano”. Anche io tendo a “sentire puzza di bruciato”. Ma la discussione non è questa. Solo su quanto siano “strumentali” e “falsi” quei messaggi mandati ai “meridionali”. Se devo essere sincero, pur essendo di destra e del nord, non mi piace la Lega, mai votata….
    La destra che voterei io ha più punti in comune oggi(per assurdo) col partito comunista che con la lega o il liberismo berlusconiano, tantomeno col Pd.. su alcuni punti di politica economica e diritti dei lavoratori, ma escludo questa parentesi che non voglio discutere e non interessa perchè non ho scritto per parlare delle mie idee politiche. In ogni caso, chi vuole farlo non deve subire pressioni. L’importante (questo è il vero problema), è che chi lo faccia, da nord a sud, abbia “capito” il suo programma politico, lo abbia letto. Molti secondo me sono solo delusi da “altri politici” e saltano da un carro all’altro… alcuni per disperazione. Fra l’altro alcune zone della Sicilia per esempio, sono sempre state “storicamente” più “nere” politicamente.. mentre alcune dell’Emilia “rosse”.. non ci vedo niente di strano. Anche la destra moderata berlusconiana ha deluso in alcune zone del sud.. Questa tentativo (che sento più in ambienti di sinistra) di essere votati, citando qualche sfottò idiota di qualche anno fa, di qualche personaggio, mi sembra francamente ridicolo.
    P.s: ho espresso solo il mio parere, non voglio farne una discussione, spero che venga accettato come tale.

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