Il land grabbing è un fenomeno venuto alla ribalta nei primi anni del XXI secolo: con il termine si indica un fenomeno economico e geopolitico di acquisizione di territori agricoli su scala globale. Capiremo fra poco cosa lo leghi al bene comune di Mondeggi.
Al contrario di quanto si possa pensare, il land grabbing non ha nulla a che vedere con la rivalutazione di un territorio: in parole povere, il land grabbing altro non è che un tentativo di alcune compagnie transnazionali (governi o singoli privati) di assicurarsi risorse primarie per il semplice potere economico. In senso stretto, questo fenomeno è il colonialismo della nostra epoca. Cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia: che lo si voglia chiamare land grabbing, colonialismo, Decreto Salva Italia oppure Operazione Terre Vive, il concetto rimane uno ed un solo. E il concetto, in caso non fosse ancora chiaro, è il profitto, il potere, il denaro.
In Italia le terre pubbliche vengono svendute con il saldo di fine stagione e la gestione del territorio, la sua progettualità e il suo futuro non sembrano destare interesse politico: le responsabilità si pagano in contanti, ed una volta che le casse dello Stato sono state rimpinguate, l’alienazione di questi beni non riguarda più nessuno. Non c’è nessuna legislazione capace di tutelare a sufficienza i territori, ma ci sono persone autosufficienti a cui il futuro della Terra interessa eccome.
Un’alternativa all’alienazione dei beni pubblici e allo sfruttamento intensivo c’è, ed è possibile: è il caso dell’azienda agricola Mondeggi – Lappeggi, di cui è attualmente proprietaria la Provincia di Firenze. Dopo un gestione disastrosa, un debito da un milione di euro e due bandi all’asta andati persi, nel 2013 il comitato Terra bene comune di Firenze ha iniziato un processo di sensibilizzazione della popolazione e nel 2014 un gruppo di persone simpatizzanti della causa ha occupato una delle case della fattoria, mettendo un punto alla fase di decadenza dell’enorme villa medicea. E per occupazione si intende custodia popolare, vivere il luogo quotidianamente; per occupazione si intende preoccupazione.
Ad oggi, a Mondeggi vivono circa una ventina di persone che hanno sistemato e ripristinato la casa. Con la loro forma rivoluzionaria di occupazione hanno massimizzato i benefici dell’esistente e hanno recuperato i 24 ettari di vigna e i 50 ettari di pascolo e seminativo; con la loro forma rivoluzionaria di occupazione hanno messo in atto una protesta di proposta dove si parla di biodiversità, di dignità, di comunità, di umanità e di democrazia – perché democrazia è partecipazione.
Mondeggi, la fattoria senza padroni, non è un urlo di vendetta, ma una voce di partecipazione a cui ognuno è chiamato a rispondere per dovere morale verso il proprio territorio, per festeggiarlo e per festeggiare la comunità che ha reso possibile tutto questo. In un secolo in cui è importante difendere la Terra da speculatori e approfittatori, sopravvive chi è interessato al proprio futuro; sopravvive chi il proprio futuro vuole vederlo, sentirlo, seminarlo e raccoglierlo. Bisogna saper giudicare la moralità di una legge, capire se essa viaggia nella stessa direzione dell’uomo e della natura. E forse è proprio questo che ci sta insegnando Mondeggi: la virtuosità della ribellione.
Ana Nitu