Nella notte tra il 2 e il 3 marzo Berta Cáceres, attivista che da anni lottava in difesa dei popoli indigeni dell’Honduras e Goldman Prize 2015, è stata uccisa nella sua casa di La Esperanza. Ad annunciare il triste fatto Hugo Maldonado, presidente del Comitato per la difesa dei diritti umani (Codeh), il quale ha raccontato ai giornalisti che secondo le informazioni disponibili due uomini armati si sono presentati a casa della Cáceres all’una di notte uccidendola a colpi di arma da fuoco. Nel corso dell’aggressione sarebbe stato ferito anche il fratello della donna.
La polizia locale sostiene che si tratta di un tentativo di rapina finita male, ma la madre della vittima è pienamente convinta che l’omicidio è dovuto all’attivismo di Berta, da anni impegnata contro la costruzione di una diga e contro lo sfruttamento del territorio indigeno. Ecco quanto dichiarato dall’anziana signora ai microfoni: ‘‘Non ho alcun dubbio che sia stata uccisa a causa della sua lotta e che i soldati e la gente della diga siano responsabili. Ne sono sicura. Ritengo il Governo responsabile.”
Berta Cáceres a causa della sua militanza aveva ricevuto non poche minacce sia da parte delle autorità che da parte di proprietari terrieri locali per questo le era stata promessa una scorta della polizia, che, però, non era presente al momento del suo assassinio. L’attivista per scongiurare il rischio di sequestri aveva mandato i suoi quattro figli in Argentina. Nel corso degli ultimi anni 10 dei suoi collaboratori erano stati vittime di omicidi impuniti e Berta temeva che un giorno sarebbe toccato a lei.
Cáceres, che apparteneva al popolo Lenca, aveva fondato nel 1994 assieme all’allora marito il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene (Copinh), associazione ambientalista dedicata alla difesa dei territori indigeni e dei fiumi che la sua comunità considera sacri.
La carismatica donna aveva guidato la sua comunità nella lotta contro la realizzazione della diga di Agua Zarca nel bacino del fiume Gualcarque, approvata dal Governo honduregno senza chiedere il permesso agli indigeni del posto. Il progetto, oltre a stravolgere l’ecosistema e gli equilibri naturali della Regione, avrebbe compromesso l‘approvvigionamento idrico di circa 600 famiglie locali.
In un’intervista rilasciata lo scorso anno la Cáceres aveva dichiarato con coraggio: “Lo Stato honduregno sta mettendo in atto una politica di criminalizzazione. Lo si vede dalle leggi che sono state approvate. Hanno criminalizzato il diritto umano a difendere il bene comune e l’ambiente, dando alle multinazionali il privilegio incredibile di operare in Honduras in assoluta impunità.” Nonostante le minacce ricevute non si è mai fermata nella sua lotta ambientalista e questo fa di lei un esempio di coraggio e dignità. Addio Berta.
Vincenzo Nicoletti