Si è concluso sabato 22 ottobre il XX Congresso del Partito Comunista Cinese iniziato il 16 ottobre. Si è aperto con il discorso del Segretario di Partito Xi Jinping il quale ha toccato numerosi temi come ambiente, crescita e futuro del paese, economia, Covid-19 ma anche i due temi caldi della geopolitica cinese, Taiwan e Hong Kong, che sono stati poi ampiamente discussi nel corso della lunga settimana del Congresso. Esso si riunisce ogni cinque anni ed è il periodo più importante per della politica in Cina a cui anche l’Occidente dovrebbe iniziare a fare attenzione.
Il Congresso del Partito Comunista Cinese e l’ascesa definitiva di Xi Jinping
Il Congresso del Partito comunista cinese vede riuniti tutti i membri del Partito per nominare i rappresentanti dei vari organi: Comitato Permanente del Politburo, il Politburo stesso e il Comitato Centrale. La nomina più importate è tuttavia quella per il Segretario del Partito il cui incarico è stato affidato per la terza volta a Xi Jinping, ormai Segretario Generale dal 2012.
È un momento di rilevanza storica per la Cina perché prima di lui nessuno aveva avuto un mandato così lungo. Infatti era sancito sia dalla prassi politica che dalla Costituzione il limite di due mandati per il Segretario Generale, quindi un massimo di 10 anni in carica. Fu proprio Xi Jinping nel 2018 a cambiare questa norma. Avendo eliminato questo limite e non avendo designato un erede, si è dato automaticamente la possibilità di restare al potere per più di 10 anni.
La presa di Xi sul PCC si è fatta ancora più stretta: i 6 nuovi membri del Comitato Permanente del Politburo sono nomi di fedelissimi del Segretario Generale: Li Qiang, Zhao Leiji, Wang Hunning, Chi Qi, Ding Xuexiang e Li Xi. È proprio con queste nomine che è stato lanciato un messaggio chiaro sulla direzione politica del Partito: tutte le cariche politiche principali devono essere fedeli a Xi Jinping.
Alcuni nomi degli eletti però non era stato previsto nel toto-Congresso, per esempio Li Qiang capo del partito di Shanghai. Non sembrava essere in lizza per la nomina di membro del Comitato a causa della disastrosa gestione dei lockdown a Shanghai, che hanno portato la popolazione a numerose proteste e malcontento generale, chiusure e aperture continue con conseguente chiusure definitive di esercizi commerciali. Li Xi sarà il capo della Commissione Disciplinare, responsabile delle campagne di anticorruzione, uno dei cavalli di battaglia della politica di Xi Jinping.
L’esclusione dell’ex Segretario Hu Jintao
Ha fatto molto scalpore l’esclusione di Hu Jintao durante la votazione finale del XX Congresso del Partito Comunista Cinese. L’uscita di scena forzata ha dato via a molte teorie: chi dice che l’allontanamento è dovuto alla demenza senile di Hu Jintao, o al fatto che probabilmente aveva contratto il Covid. Secondo altre ricostruzioni, sarebbe stato scortato fuori dalla sala per dare un segnale forte all’esterno, ovvero che nel Partito non c’è spazio per i dissidenti.
Le altre novità portate dal XX Congresso
Il XX Congresso ha portato anche altre novità: i membri del Politburo sono passati da 25 a 24, i membri del Comitato Centrale sono 205, di cui solo 11 sono donne, e il limite di età di 68 anni è stato superato.
Con i riflettori puntati sulla questione di Taiwan, Xi Jinping ha sottolineato nelle battute finali del Congresso che la riunificazione con la Cina ci sarà, se è necessario anche con l’uso della forza. Il fedelissimo He Weidong è stato incaricato del dossier Taiwan. Si punta a raggiungere un risultato simile a quello Hong Kong: un “traguardo” di cui Xi Jinping va molto fiero, e che aveva apertamente citato durante il discorso di apertura del XX Congresso.
Alla fine del XX Congresso del Partito comunista cinese è chiaro che Xi Jinping sta inviando un forte messaggio all’esterno: con la nomina di sei fedelissimi, l’imminente introduzione del suo pensiero politico nella Costituzione e l’idea di lavorare per una “nuova Cina socialista” si apre per il Paese una nuova era politica.
Gaia Russo