Nel mezzo del cammin di sua vita, Enrico Mazzone ha deciso di intraprendere la colossale impresa di un’illustrazione della più nota opera della letteratura italiana, la Divina Commedia.
Enrico Mazzone è un’artista italiano, originario di Torino, appassionato d’arte fin dall’infanzia. Nella sua casa possedeva un’esclusiva edizione della Divina Commedia del 1861 – illustrata da Gustave Doré -, opera che non gli aveva suscitato subito molto interesse, almeno non quanto ne avesse in merito degli studi sull’arte medioevale, carnevalesca e iconografica. Questa passione lo ho condotto ad avviare gli studi universitari presso l’Accademia Albertina di Torino, dove poté approfondire le sue doti, nonché apprendere nozioni più complete sulle arti del passato e i loro maggiori esponenti.
Al termine degli studi, nel 2008, l’artista decise di allontanarsi dalla patria e di ricercare l’ispirazione nel Nord Europa. Il viaggio attraverso le culture e le arti nordiche lo ha coinvolto a tal punto da convincerlo, nel 2015, a stabilirsi in maniera permanente in Finlandia, a Reuma, città cara ad Enrico.
Lì ha esordito con la sua prima impresa, quasi epica, ovvero l’illustrazione del poema epico finlandese Kalevala di Elias Lönnrot. Dai forti richiami nazionalisti, il poema celebra e rivendica la storia tradizionale finlandese. Alla stessa storia Mazzone rende omaggio riproducendo in una gigantografia, esposta nella Biblioteca di Ulvila, a Reuma, i temi fondamentali del poema, per celebrare il popolo e la nazione che lo ha accolto e sostenuto.
Tale sostegno aleggia ancora oggi nei progetti dell’artista, in maniera particolare nella sua nuova impresa colossale: effettuare una riproduzione illustrata dell’opera simbolo della letteratura italiana, come il Kalevala lo è di quella finlandese, la Divina Commedia.
Lo stesso artista, in un’intervista, sostiene che tra le due opere vi sia una connessione profonda, dovuta all’importanza simbolica che ciascuna delle due riveste per la propria nazione.
Si tratta di un progetto intrapreso nel 2016, con il sostegno della città di Reuma sia dal punto di vista della fornitura di materiali, che della messa a disposizione di un luogo dove poter sistemare l’immenso papiro, concepito per arrotolarsi e srotolarsi all’occorrenza. L’artista, infatti, ha avuto a disposizione un foglio lungo 97x4m, con un area di 388 metri quadri, sul quale ha praticato, per buona parte fino ad oggi, e tuttora continua a praticare, incisioni a matita con l’utilizzo della tecnica del puntinismo. L’illustrazione, in vista di una futura esposizione, si articola su un piano orizzontale – inusuale per le cento cantiche dantesche – ed è strutturata su primi e secondi piani, che rendono evidente lo stacco e il passaggio tra i tre regni dell’aldilà: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
I personaggi illustrati sono quelli più noti, ma soprattutto quelli più pregnanti di significato: Caronte, Paolo e Francesca, il Conte Ugolino e ovviamente Virgilio, Beatrice, e molti altri. L’atmosfera dell’illustrazione è intesa da Mazzone come un percorso da vivere, addentrandosi di persona nelle incisioni, nei sentimenti e nelle evocazioni del disegno.
Enrico, alla richiesta di quale fosse stata la fonte ispiratrice di questo suo nuovo viaggio, racconta di quando, un giorno, nel fare jogging si imbatté in un tipico bosco finlandese e, nel silenzio, si chiese cosa avrebbero avuto da raccontare gli alberi se avessero potuto parlare. Un percorso iniziatico simile a quello di Dante ritrovatosi nella “selva oscura”, che evoca immagini mitologiche fedelmente riproposte dall’artista nell’illustrazione. Immagini per le quali egli si lascia ispirare sia dall’edizione della Divina Commedia, cimelio di famiglia, che da Dürer e dalla teoria romantica dello Streben, con una tendenza all’ideale, al distacco dal reale e uno slancio verso l’eroico.
Egli mette su carta la sua grande passione per l’iconografia, riproducendo con incisioni, quasi celebrative, le più grandi scene dell’opera. Impresa che compie accompagnato da un sottofondo musicale generato dal suono dolce e solenne dell’arpa.
Il lungo percorso che sta realizzando – ormai agli sgoccioli, in quanto resta da illustrare soltanto il Paradiso -, lo ha travolto completamente sia dal punto di vista fisico che da quello psico-emotivo. Oltre ad essere provato dalle lunghe giornate di lavoro, spesso costretto a disegnare in posizioni molto scomode, ha ammesso di avere conquistato la certezza di esser riuscito ad esprimersi al meglio e soprattutto di aver compreso molto anche su se stesso e sulla sua vocazione artistica.
Oggi, in tempi difficili e con l’impresa quasi al termine, Enrico Mazzone sogna di poterla esporre, addirittura in un ciclorama, per rendere più evidente la continuità del disegno, e progetta le ultime fasi del lavoro. L’obiettivo è di concluderla entro il 2021, in occasione della celebrazione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri e di trasferirla in Italia, con molta probabilità a Ravenna, luogo che ha accolto Dante nei suoi ultimi giorni di vita.
Un progetto, dunque, che celebra l’orgoglio italiano nel mondo e che probabilmente vedrà l’artista nel novero del Guinnes dei primati.
Francesca Scola