Un comunicatore irriverente, un artista dalla creatività brillante che riesce a portare sotto gli occhi dell’opinione pubblica temi sociali, politici ed etici di estrema rilevanza. Banksy è al Mudec di Milano: chi è, cosa ha fatto di straordinario, che tipo di mostra deve aspettarsi il visitatore e cosa significa che quest’ultima non è stata da lui autorizzata.

A Visual Protest, si intitola così la mostra che raccoglie alcune delle opere dello street artist più chiacchierato del mondo, Banksy, e che sarà al Mudec, il Museo delle Culture di Milano in via Tortona, fino al 14 Aprile.

Ed è proprio una protesta visiva quella che Banksy sta portando avanti negli anni, da quando intorno alla fine degli anni ‘90 cominciarono ad apparire i primi murales a Bristol. Da allora Banksy ha dipinto su mura, case, ponti e strade di città in tutto il mondo, accendendo i riflettori su temi controversi e spesso sottovalutati o ignorati dalla moderna società occidentale.

Chi è Banksy?

Dell’identità di Banksy non si conosce nulla. Nonostante le numerose teorie avanzate negli anni, di certo si sa solo che è nato a Bristol. E quest’aura di mistero contribuisce ad aumentare la sua leggenda. Lo street artist britannico è diventato famoso per il suo modo di fare arte diretto, efficace e mai banale. Con i suoi graffiti ha portato avanti una critica aspra e provocatoria nei confronti dell’establishment, del conformismo, della guerra e del consumismo, sensibilizzando l’opinione pubblica verso temi attuali e delicati, come l’immigrazione e – come abbiamo potuto vedere in una delle ultime opere – l’inquinamento.

La tecnica

La tecnica utilizzata da Banksy è quella dello stencil. Ovvero dell’utilizzo di un negativo su un muro o una parete urbana per realizzare, attraverso una bomboletta spray di vernice, il murales. Questa tecnica viene utilizzata per due ragioni: per la meticolosità con cui consente di realizzare l’opera e, soprattutto, per la velocità di esecuzione (la street art è infatti un’attività illegale, sanzionabile con pena detentiva in molti Paesi).

La mostra di Banksy al Mudec, Museo delle Culture di Milano

Come precisato sul sito del museo «in linea con i principi di fruizione delle opere dell’artista non sono presenti in mostra suoi lavori sottratti illegittimamente da spazi pubblici, ma solo opere di collezionisti privati di provenienza certificata». La mostra contiene inoltre un excursus dei movimenti artistici  che hanno utilizzato una forma di protesta visiva attraverso la fusione di parole e immagini, a cui Banksy fa riferimento con le proprie modalità espressive (dal movimento situazionista, all’Atelier Populaire, fino alla Pop Art di Andy Wharol).

La mostra è divisa in sezioni tematiche, basate sui soggetti ricorrenti dell’artista: dagli onnipresenti ratti, metafora dei graffitisti – «così come i ratti popolano fogne, cunicoli, aree degradate e abbandonate delle metropoli moderne, allo stesso modo i graffitisti si muovono nottetempo in luoghi simili per marchiare muri, vagoni, scheletri architettonici in disuso» – al consumismo – «una dinamica basata su un’aspettativa di felicità che viene sempre disattesa ma che crea dipendenza» – fino alla tematica antibellica. Infine, due spazi espositivi sono dedicati a Dismaland – il parcogiochi che fa il verso a Disneyland ma è il suo esatto contrario, lugubre e squallido, con principesse morte in un incidente stradale e barche di migranti che si capovolgono e affondano – e il Walled Off Hotel, un albergo progettato e arredato da Banksy con vista sul muro fatto costruito da Israele per separare la città palestinese dai territori di Gerusalemme Est.

Ecco alcune delle opere presenti:

Mostre non autorizzate e significato della Street Art

Banksy non vuole vendere le sue opere, anzi è contrario al mercato dell’arte: per lui, come per la maggior parte degli street artist, l’arte deve essere accessibile a tutti e, proprio per questo motivo, la fruizione avviene su strada. Allo stesso modo, anche l’esposizione in musei non è ben vista da Banksy, che continua a preferire la strada come cornice ideale della propria espressione artistica, anche a costo di veder deperire molto presto le proprie opere (perché rimosse dalla pubblica autorità o dai privati da cui ha “preso in prestito” il muro).

Dall’altro lato, però, collezionisti, case d’asta e mercanti d’arte, per ideali più o meno nobili – che spaziano dalla volontà di lucro a quella di preservare le opere di Banksy ai posteri – si oppongono al carattere temporaneo delle opere d’arte di Banksy e le rimuovono in maniera più o meno legittima dal contesto urbano per cederle a ricchi collezionisti o a musei.

Da che parte sta la ragione? Ai posteri l’ardua sentenza… Quel che è certo è che la mostra del Mudec rientra tra le ‘non autorizzate’ – o come si legge sul sito ufficiale di Banksy – ‘fake’.

Altre mostre a Milano: Picasso, Metamorfosi

Antonella Di Lucia

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.