Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia è il nuovo rapporto annuale dedicato alla narrazione delle illegalità ambientali più rilevanti del nostro Paese. Legambiente, grazie alla collaborazione di soggetti come le Forze dell’ordine, le Capitanerie di porto, la Corte di Cassazione, il Ministero della giustizia, Ispra e Sistema nazionale protezione ambiente, il Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio), la Commissione Ecomafie e l’Agenzia delle Dogane, ha realizzato anche per quest’anno un dettagliato report, presentato a Roma il 4 luglio, con l’auspicio che l’attenzione verso la tematica criminosa ed ambientale ritorni in auge.
Ecomafia 2019: storie, numeri e reati
Parliamo di ecomafia: di cosa si tratta? Il termine ecomafia è in realtà un neologismo coniato da Legambiente per indicare tutte quelle attività illecite legate all’ambiente, realizzate per mano di organizzazioni criminali, in genere di stampo mafioso. Le ecomafie traggono i loro maggiori profitti da un business miliardario, realizzabile tramite il traffico e lo smaltimento illegale di rifiuti.
Secondo il rapporto Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, nella nostra Penisola, durante lo scorso anno, sono stati accertati circa tre reati ambientali all’ora, per un totale di 28.137 mila. Le denunce scattate sono state 35.000, gli arresti più di 10.000, 368 sono stati i clan coinvolti e censiti da Legambiente, il tutto per un business dal valore di 16,6 miliardi di euro. Seppur parte dei numeri risultano essere in netta diminuzione rispetto all’anno 2017 – gli illeciti registrati sono passati dagli oltre 30.000 ai 28.137, le denunce da oltre 39.000 a 35.000, e i sequestri dagli 11.000 ai 10.000, soprattutto a causa della netta flessione degli incendi boschivi (-67% nel 2018) e in parte alla riduzione di furti di beni culturali (-6,3%), l’attenzione nei confronti della tematica esige la massima priorità.
Ciò che invece è in continuo aumento sono i proventi, qualsiasi genere di entrata o di reddito, che le ecomafie incassano dai loro giri d’affari. È infatti di circa 2,5 miliardi di euro in più, rispetto all’anno precedente, la somma di denaro entrante nelle tasche dei 368 clan individuati. Nel 2018 sono aumentati sia gli illeciti legati al ciclo illegale dei rifiuti, che si avvicinano alla soglia degli 8mila, sia quelli del cemento selvaggio, con una crescita del 68%.
Inoltre, nel 2018 le illegalità sbarcano anche nel settore agroalimentare e contro gli animali e la fauna selvatica: nel primo caso le infrazioni complessive registrate sono state 44.795, circa 123 al giorno; nel secondo si sono stimati 7291 reati, circa 20 al giorno.
L’ecomafia concentrata in quattro Regioni
Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, secondo i dati riportati da Legambiente con il report Ecomafia 2019, sono le Regioni nelle quali si sono verificati quasi la metà dei reati ambientali accertati nel 2018. Facendo un focus, la Campania domina la classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti (14,4% sul totale nazionale), seguita poi da Calabria con 3.240, Puglia con 2.854 e Sicilia con 2.641. Inoltre, la Campania detiene il primato anche nel settore illegale del cemento con 1169 infrazioni. In tutto il Paese, e in particolare nel Sud d’Italia, il fenomeno dell’abusivismo edilizio affligge ancora molti territori, segnandoli in modo insanabile. Da Ecomafia 2019 si evince una percentuale ancora estremamente alta della pratica illecita, che si aggira intorno al 16% delle costruzioni: quasi una su cinque.
Ecoreati: l’ottima performance della legge 68/2015
Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge n. 68 del 22 maggio 2015, l’Italia ha compiuto quel passo in avanti in tema di tutela volto a contrastare, anche a livello legislativo, i crimini ambientali, con atti concreti e un significativo rafforzamento delle azioni di prevenzione. Il provvedimento, entrato in vigore due anni fa, ha introdotto una lista di nuovi reati particolarmente gravi contro l’ambiente, gli ecoreati: inquinamento ambientale; disastro ambientale; traffico e abbandono di materiali di alta radioattività; impedimento del controllo ambientale ed omessa bonifica.
La normativa detiene due punti di forza: l’aggravante specifica per i reati commessi dalla criminalità organizzata, con lo scopo di colpire le ecomafie, e l’introduzione del ravvedimento operoso, ovvero la possibilità di depenalizzazione. Infatti, tutti coloro che agiscono per bonificare e mettere in sicurezza le aree inquinate e che cooperano per evitare danni ulteriori alle aree già compromesse, possono beneficiare di sconti di pena. Lo scopo della legge è ambivalente: produrre un’azione di deterrenza e costruire una politica attiva di prevenzione.
Secondo i dati riportati dal rapporto di Legambiente 2019, l’ottima performance della legge n.68 viene confermata ancora una volta dai numeri in crescita ogni anno, sia sul fronte repressivo che su quello preventivo: solo nell’anno 2018 il provvedimento sugli ecoreati è stato applicato dalle forze dell’ordine 1.108 volte, più di tre al giorno, con una crescita pari al 129%.
Ecomafia 2019 e Legambiente: verso la svolta (?)
Il rapporto Ecomafia 2019 e la legge n.68 del 2015, a fronte di quest’analisi fatta di numeri, dati e storie connesse, possono davvero rappresentare due strumenti di svolta per il futuro e il dibattito ambientale, concretizzando quell’auspicio introdotto a monte.
Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente, con le sue parole sintetizza i desideri e le fragilità di questo Paese dalla vista sempre più miope:
“Con questa edizione del rapporto Ecomafia vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni ad esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità”.
Così le nostre parole, come quelle del Presidente, sembrano avere lo stesso sapore un po’ agrodolce: speranzose fino al punto fermo, in balìa costante di interrogativi.
Marta Barbera
Immagine di copertina: CosmoPolis.