Un fumetto per Patrick Zaki: la prigionia del regime, la libertà dell’arte
Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/22/patrick-zaki-in-cella-da-piu-di-550-giorni-e-tutto-tace-tra-linerzia-della-politica-e-i-rapporti-idilliaci-roma-cairo-la-sorella-e-tornato-il-silenzio-siamo-smarriti/6287708/

È il 7 febbraio 2020 quando Patrick Zaki – egiziano di origine, collaboratore di Eipr (Egyptian Initiative for Personal Rights) e studente di un master in Studi di genere presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna – viene fermato all’aeroporto del Cairo e portato in carcere dalle autorità egiziane. Il giovane è accusato di rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale perché, attraverso alcuni post pubblicati sul suo profilo Facebook, sembra diffondere false notizie e incitare pertanto a proteste illegali. La sua presenza sul territorio era difatti dovuta, secondo le autorità, a una tesi cui stava lavorando avente come focus l’omosessualità ed il regime autoritario e repressivo esercitato a riguardo dall’Egitto.

A seguito di udienze fissate e in seguito rimandate a causa della pandemia ancora in corso, la liberazione di Patrick Zaki sarà fissata per l’8 dicembre 2021, dopo quasi due anni dal giorno dell’arresto. Tuttavia, si tratta ad oggi di una libertà limitata perché non ancora assolto dai capi d’accusa. L’udienza è prevista per il 6 aprile 2022.

Sono stati mesi difficili, non solo per Patrick. Mesi in cui speranze infrante e attese inquiete si sono susseguite. Amici e parenti, però, non hanno mai smesso di far sentire la propria voce per ridare a Patrick la possibilità di tornare a godere della libertà di cui è stato a lungo e ingiustamente privato, la possibilità di rivedere la sua città d’adozione – Bologna – e completare i suoi studi, e quella di tornare a lottare per la tutela diritti umani.

Tutta Italia si è mobilitata affinché la speranza non abbandonasse mai il sogno di rivederlo libero, e nel giro di poco il volto di Patrick Zaki ha conquistato le vie del Paese sottoforma di graffiti, cartelli e panchine a lui dedicate. L’immagine divenuta emblematica, opera dell’attivista e fumettista Gianluca Costantini, raffigura un Patrick felice, ignaro del suo destino, circondato però da un filo di ferro come per simboleggiare le catene di una dura prigionia. L’immagine è per questo accompagnata dalla scritta “Freedom for Patrick Zaky, Egypt“, “Libertà per Patrick Zaki, Egitto“. Per due lunghi anni quest’immagine ha accompagnato proteste e manifestazioni perché quel giovane, oggi, è un amico e un fratello per la comunità intera. «Quel disegno è nato un’ora dopo l’arresto di Patrick, quasi d’istinto. L’aggiunta del filo spinato dà l’idea del dolore della prigionia e contrasta con il suo volto sereno. Sono state le persone a rendere quel ritratto un simbolo, è stato usato migliaia di volte, sui balconi, nei festival, ovunque.»

Un fumetto “di” e “per” Patrick

A distanza di due anni dall’inizio di questa triste vicenda nasce “Patrick Zaki. Una storia egiziana“, una graphic novel che rappresenta il frutto di un’importante collaborazione tra Costantini e la giornalista Laura Cappon, trasferitasi in Egitto dal 2011 per meglio indagare il regime vigente nel Paese, che ha seguito attentamente il caso in esame. Il fumetto, pubblicato da Feltrinelli Comics con il patrocinio di Amnesty International Italia, ripercorre la vita di Patrick: l’infanzia felice trascorsa nella città natale, Mansura; gli studi presso l’Università di Bologna; gli anni di detenzione caratterizzati da silenzi, torture e sofferenze. Il fulcro dell’opera è difatti rappresentato dal giorno in cui Patrick, col cuore colmo di gioia all’idea di riabbracciare i suoi cari, vola verso l’Egitto ignaro di ciò che in realtà l’attende. Le accuse, il fermo, poi l’arresto immediato. È una storia complessa, lunga ben 22 mesi, eppure non ancora conclusa.  

Fonte: https://bologna.repubblica.it/

«Vorrei ringraziarvi per la dedizione e l’impegno che avete dedicato al mio caso e per essere stati la mia voce. L’arte e la letteratura sono un’àncora di salvezza per molti detenuti politici che altrimenti verrebbero dimenticati. (…) Vorrei ringraziare Gianluca e Laura per il loro attivismo negli ultimi due anni e per il loro sostegno. Spero che continuino a usare il loro talento per liberare altri prigionieri di coscienza». Con queste parole Zaki non solo ringrazia tutti coloro che hanno sostenuto la sua innocenza e lottato per la sua libertà, bensì anche coloro che sono riusciti a fare di questa triste vicenda un capolavoro. Grazie al lavoro costante della giornalista Cappon e al talento del fumettista Costantini è stato difatti possibile tradurre per iscritto quello che Patrick ha vissuto, un’unione che rappresenta un contributo fondamentale volto a denunciare una realtà che tristemente accomuna migliaia di persone ad oggi detenute in Egitto – definito una “prigione a cielo aperto per gli attivisti” – e private di diritti e libertà perché accusate di terrorismo e diffusione di false informazioni. Una vera e propria dittatura che censura la libertà di parola, l’attivismo e la tutela della persona.

L’arte, da sempre caratterizzata da mille sfaccettature, talvolta diviene strumento politico e attivismo sociale in grado di supportare la pacifica rivolta popolare che ne deriva. Il ritratto del volto di Patrick Zaki è l’esempio di come l’arte abbia unito un Paese orientando la sua attenzione verso una questione importante, spesso taciuta, quale la tirannia ancora vigente in molte parti del mondo e la negazione dei diritti umani.

Dove risiede, quindi, la vera essenza dell’arte se non nella capacità di creare legami in grado di andare oltre il tempo e le distanze? Appartenenza è sentirsi parte del dolore, non solo della vittoria.

Aurora Molinari

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