É dal 2019 che le proteste ad Hong Kong si fanno sentire contro la dittatura cinese. La repressione e la violenza del regime hanno cercato di reprimere ogni voce di dissenso. Gli ultimi sviluppi sono inequivocabili: il fronte per la democrazia ha subito l’ennesimo duro colpo inferto dal Partito Comunista Cinese. il Civil Human Rights Front si è ufficialmente sciolto.
Il Civil Human Rights Front (CHRF) è un’organizzazione fondata nel 2002 da associazioni e movimenti hongkonghesi pro-democrazia. Hanno organizzato le proteste più importanti del Paese nel 2019, finché non è arrivato il Covid-19 a dare un pretesto al governo per bloccare queste manifestazioni. «Nel corso di un anno il governo ha utilizzato la pandemia come scusa per rifiutare le manifestazioni del CHRF e altri gruppi – ogni gruppo è stato oppresso e i civili hanno dovuto affrontare delle difficoltà senza precedenti.» Essendo di ispirazione anti-violenta, il movimento del fronte per la democrazia è stato vittima di un attento scrutinio da parte del governo centrale che li ha portati spesso a ricevere delle lettere di non obiezione dove venivano accusati di aver attaccato violentemente la polizia durante le manifestazioni del 2019.
Questa non è l’unica difficoltà affrontata dall’organizzazione che ha visto il proprio campo di azione restringersi a causa degli ostacoli posti in essere dal governo cinese: i leader dell’organizzazione Figo Chan, l’ex legislatore Lee Cheuk-yan, Albert Ho e Leung Kwok-hung sono stati condannati a 18 mesi per aver incitato le persone a protestare il primo ottobre 2019 durante la Giornata nazionale della Repubblica Popolare Cinese senza l’autorizzazione del governo. «Il Civil Human Rights Front spera di continuare ad affrontare queste difficoltà con tutti in qualsiasi modo possibile, ma il coordinatore Figo Chan si trova già in prigione per alcuni casi e la segreteria non può più mantenere le operazioni. Con nessun membro partecipe alla prossima segreteria, possiamo soltanto annunciare il nostro abbandono». Queste le parole dell’addio. I membri dell’organizzazione umanitaria hanno deciso di donare 1.6 milioni di dollari di Hong Kong ai gruppi pro-democrazia in quanto ritengono che queste organizzazioni «devono continuare a portare avanti ciò in cui credono senza dimenticare quali sono le loro intenzioni e supportare i civili.»
Un’altra motivazione che ha portato il Civil Human Rights Front alla sofferta decisione di smantellarsi è stata la notizia dello scioglimento il 10 agosto dell’Hong Kong Professional Teachers’ Union a causa della forte pressione del governo che li aveva accusati di portare le controversie politiche nelle scuole, incitando i civili a disobbedire le regole del Partito Comunista Cinese. Il presidente Fung Wai-wah ha dichiarato che «la situazione sociale e politica cambia troppo velocemente e la nostra decisione è stata una risposta a questi cambiamenti» Anche per questi motivi, il fronte per la democrazia non parteciperà e commenterà più gli affari pubblici del Paese. E non è il solo.
Il Progressive Lawyers Group il 6 luglio 2021 ha comunicato il suo scioglimento senza però dare ulteriori dettagli sulla decisione. Era stato fondato solo nel 2015 dava voce ai problemi legali e politici del paese. Anche il gruppo di medici Médecins Inspirés e il Frontline Doctors’ Union hanno annunciato il loro scioglimento, quasi tutti con la stessa motivazione: nessuno vuole prendere il comando di queste organizzazioni.
La fine del Civil Human Rights Front è l’ennesimo duro colpo per la democrazia, iniziato già nel luglio 2020 a Pechino con l’approvazione della legge per la sicurezza nazionale. È proprio questa legge ad essere il fondamento dello scioglimento di questi gruppi pro-democrazia che vedono le loro vite in pericolo e il sogno di Hong Kong libera dall’oppressione del Partito Comunista Cinese allontanarsi sempre più. La calma apparente voluta e imposta da Pechino durerà? Il fronte per la democrazia ha subito l’ennesimo attacco, ma questo non spegnerà lo spirito rivoluzionario degli honkonghesi che hanno lottato fino ad ora per la libertà.
Gaia Russo