Dal 4 all’11 settembre si sono svolti a Marsiglia i lavori dell’ONG International Union for the Conservation of Nature (IUCN). Come avviene periodicamente, questo Congresso mondiale è stato indetto con il preciso scopo di promuovere alleanze tra i vari attori presenti e individuare nuove vie da percorrere finalizzate alla salvaguardia della biodiversità. L’evento ha visto la partecipazione di organizzazioni governative e non, unite dal comune obiettivo di proteggere tutte le specie minacciate dalle conseguenze dell’attività umana sull’ambiente. Come sostengono numerosi esperti, la sesta estinzione di massa è già in corso e minaccia la vita di tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra, compreso l’uomo. Una catastrofe annunciata che annovera tra le sue numerose cause anche i cambiamenti climatici. Di conseguenza sono reputate sempre più necessarie azioni mirate alla salvaguardia della biodiversità e alla protezione delle specie animali a rischio estinzione.
Aggiornamento della Lista Rossa dell’IUCN
L’International Union for the Conservation of Nature ha ideato da tempo una Lista Rossa che fornisce informazioni sulle dimensioni della popolazione, l’habitat, l’uso e il commercio, le minacce a cui vanno incontro le specie animali e che indica le azioni da adottare in ambito ecologico. Pertanto, questo strumento è molto più di un elenco di specie e del loro stato, dato che serve a informare e catalizzare l’azione per la conservazione della biodiversità e il cambiamento delle politiche di gestione del territorio, fondamentale per proteggere le risorse naturali di cui abbiamo bisogno per sopravvivere.
A questo Congresso è avvenuto l’aggiornamento della Lista Rossa in merito alle Specie Minacciate. I riflettori sono stati puntati sulle specie che stanno passando dallo stato di “vulnerabile” a quello di “in pericolo”. Una di queste specie è il varano di Komodo, chiamato anche drago di Komodo, la lucertola più grande al mondo, che vive soprattutto in Indonesia. L’IUCN ritiene che mentre la popolazione del Parco Nazionale di Komodo, Patrimonio dell’Umanità, e della vicina isola di Flores è al momento stabile e ben protetta, i varani al di fuori di queste zone perdono habitat a causa dell’avanzare dell’antropizzazione. A causa della pressione umana, la foresta sta infatti lentamente scomparendo, la savana sta venendo colpita da incendi, mentre il riscaldamento globale e il conseguente aumento del livello dei mari ridurranno almeno del 30% l’habitat del varano nei prossimi 45 anni.
Stando alla Lista Rossa, la pesca eccessiva sta minacciando di estinzione quasi due squali su cinque. L’IUCN stima infatti che il 37% delle 1.200 specie di squali e razze valutate sono ora classificate come direttamente minacciate. Cinque specie di pesce sega – il cui muso seghettato come spesso accade si impiglia negli attrezzi da pesca – e l’iconico squalo mako pinna corta sono tra quelle più a rischio. Come sottolineato anche dalla FAO, circa 800 mila tonnellate di squali sono catturati ogni anno, ma l’IUCN suggerisce che la cifra reale sia da due a quattro volte maggiore.
Dalla Lista Verde arrivano segnali incoraggianti
L’IUCN ha redatto e promosso parallelamente anche una Lista Verde, con la funzione di valutare il recupero delle specie e misurare gli impatti della conservazione e della salvaguardia della biodiversità. L’obiettivo della Lista Verde è quello di valorizzare il contributo delle aree protette che sono governate in modo equo ed efficace, in linea con la missione principale dell’ONG.
In questa lista sono rientrate quattro delle sette specie di tonno pescato commercialmente – tonno rosso dell’Atlantico, tonno rosso del sud, alalunga e albacora – che sono sulla via della ripresa. Il recupero più importante è stato quello riguardante il tonno rosso dell’Atlantico, un enorme predatore migratore a sangue caldo che può essere venduto per migliaia di dollari. Un successo contro la pesca illegale dovuto anche all’introduzione di “strategie di raccolta” in cui i gestori determinano in anticipo quali regole o azioni intraprenderanno in base allo stato dello stock ittico.
Al centro del programma della Lista Verde c’è infatti lo standard applicabile a livello globale. Esso indica una serie di componenti, criteri e indicatori per una conservazione di successo nelle aree protette e pertanto fornisce un punto di riferimento internazionale per la qualità che motiva il miglioramento delle prestazioni e il raggiungimento degli obiettivi di conservazione. Impegnandosi ad aderire a questo Standard, i gestori delle aree protette possono misurare, migliorare e mantenere le proprie prestazioni attraverso criteri globali coerenti che valutano il buon governo, una pianificazione e una progettazione valide, una gestione efficace e i risultati di una conservazione di successo.
Pertanto, la strada dell’International Union for the Conservation of Nature per la conservazione della natura e per la salvaguardia della biodiversità è ancora tutta in salita. Ma i risultati mostrati attraverso la Lista Verde dell’IUCN infondono speranza, poiché dimostrano che si stanno cominciando a raccogliere i frutti di una buona programmazione e del duro lavoro svolto fino a questo momento.
Gabriele Caruso