Mondiali Qatar 2022 e diritti umani

Ci siamo: Qatar 2022, l’evento internazionale forse più discusso e criticato degli ultimi anni, sta per avere inizio. Tra vari tentativi di boicottaggio – alcuni forti, altri leggermente più timidi –, proteste e silenzi imbarazzanti, i mondiali di calcio si svolgeranno per la prima volta in un paese arabo, e per la prima volta durante il periodo invernale piuttosto che in estate, come da tradizione. Eppure, tali importanti e clamorose novità sono passate e passeranno in secondo piano, travolte dagli enormi scandali che hanno portato all’assegnazione del torneo e alle inaccettabili tragedie avvenute durante la preparazione dell’evento. In tale già frastornato contesto si inserisce anche la trasposizione sul campo di calcio di una delle sfide più sentite a livello geopolitico.

I Mondiali di calcio di Qatar 2022 sono al via. Dal 20 novembre al 18 dicembre il paese del Golfo Persico ospiterà l’evento calcistico internazionale più importante, non senza contestazioni. Indipendentemente da come vadano a finire e da chi trionferà, questi Mondiali inizieranno, si svolgeranno e finiranno in polemica. Ed è per questo che sono già storia. Non per il fatto di svolgersi per la prima volta in un paese arabo, né per il fatto di svolgersi per la prima volta in inverno. Né tantomeno per il fatto che l’Italia, per la seconda volta consecutiva, non parteciperà o perché saranno gli ultimi Mondiali a 32 squadre (i prossimi vedranno la partecipazione di 48 squadre). Piuttosto, a causa delle ormai più che note ombre che hanno portato all’assegnazione del torneo nel 2010 da parte della FIFA e alle tragedie che hanno colpito i lavoratori impegnati nella realizzazione di infrastrutture per consentire lo svolgimento del torneo in un paese che non era per nulla pronto a ospitare un evento di tali dimensioni. I Mondiali di calcio, una manifestazione che notoriamente unisce persone di tutto il mondo, incollandole davanti agli schermi televisivi e negli stadi, questa volta non saranno caratterizzati dallo stesso clima.

Mondiali Qatar 2022
L’ex Presidente della FIFA, Sepp Blatter, al centro di varie accuse di corruzione, tra cui quella legata all’assegnazione dei Mondiali al Qatar nell’anno 2010.
Fonte immagine: Wikimedia Commons, Autore: MARCELLO CASAL JR

Oltre alle già citate morti bianche e alle accuse di corruzione dietro l’assegnazione della FIFA, basti pensare alle polemiche sul tema dei diritti Lgbtq+ – l’omosessualità è considerata illegale in Qatar, e alcuni giorni fa un portavoce dei mondiali, Khalid Salman, ha definito l’omosessualità un “disturbo mentale” –, passando per le scelte anti-ecologiche e lo spreco di risorse necessarie per organizzare l’evento (a causa delle condizioni climatiche, i match si svolgeranno all’interno di stadi interamente climatizzati e saranno necessari circa 10 mila litri di acqua per 90 minuti di partita), fino ad arrivare allo sterminio dei cani randagi per “pulire le strade” in vista dell’inizio della Coppa.

Ma chi si è schierato davvero contro lo svolgimento di questi Mondiali? Quali sono state le prese di posizione più significative, se davvero ce ne sono state?

La verità è che, a parte alcune azioni concrete registratesi in Danimarca e Norvegia, le federazioni calcistiche nazionali non hanno proferito parola. Lo scorso anno i giocatori della Norvegia erano scesi in campo contro Gibilterra indossando una maglietta con la scritta “Human rights On and off the pitch” e la federazione norvegese aveva annunciato che, qualora qualificatasi, la nazionale avrebbe rinunciato a partecipare ai Mondiali (purtroppo, i norvegesi non hanno poi raggiunto la qualificazione al torneo). La nazionale della Danimarca, invece, è stata una delle più attive sul fronte delle proteste. I calciatori non porteranno con sé le loro famiglie: lo scopo è quello di evitare di “contribuire ai profitti del Qatar”. Inoltre, la nazionale scandinava aveva intenzione di indossare durante gli allenamenti una maglia riportante la scritta “Diritti umani per tutti”. Tuttavia la FIFA, non sorprendentemente, non ha concesso l’autorizzazione, in linea con la sua posizione omertosa degli ultimi 12 anni. A tal riguardo, a un giorno dall’inizio della competizione, il presidente Gianni Infantino, in un imbarazzante e disperato tentativo di mostrare sensibilità ed appoggio alle minoranze, ha dichiarato di sentirsi qatariota, arabo, africano, gay e disabile. Ha anche detto che si sente un lavoratore migrante, riconoscendo quindi, indirettamente e finalmente, la complicata situazione dei diritti umani così come le difficili condizioni dei lavoratori migranti in Qatar, paese cui la sua stessa organizzazione ha però fieramente affidato il torneo. Fierezza che Infantino non ha mancato di sottolineare quando, in una evidente contraddizione, ha affermato che il Qatar ha fatto progressi e che la FIFA è orgogliosa di essere ospitata.

Mondiali Qatar 2022
L’attuale presidente della FIFA, Gianni Infantino, eletto in seguito alle dimissioni di Sepp Blatter nel 2016.
Fonte immagine: Wikimedia Commons

Per il resto, le contestazioni sono giunte da alcune da alcune tifoserie europee e da alcune aziende private, ma da nessun’altra federazione calcistica. In Italia, tanto per dire, il dibattito si è concentrato sulla possibilità della nazionale di essere ripescata a seguito delle richieste di esclusione dell’Iran. Già, perché nelle ultime settimane un gruppo di avvocati iraniani ha presentato un appello alla FIFA, sostenendo che l’organizzazione mondiale del calcio non dovrebbe consentire la partecipazione ai Mondiali di un paese che perseguita le donne impedendogli di accedere agli stadi di calcio, ma anche e soprattutto il libero esercizio dei diritti più elementari. Il riferimento è alle proteste popolari tuttora in corso per la morte di Mahsa Amini, ragazza curda portata via dalla polizia iraniana perché rea di non indossare correttamente il velo, e deceduta in ospedale alcuni giorni dopo. La FIFA, ovviamente, non ha preso posizione. L’Iran, dunque, parteciperà ai Mondiali, dove peraltro è stato sorteggiato nello stesso girone degli USA, che sfiderà il 29 novembre in quello che sarà un remake dello scontro di Francia ’98, ma soprattutto la trasposizione di uno scontro geopolitico che va avanti da anni. Uno scontro che ha radici antiche – gli USA sono definiti come “il grande Satana” dall’Iran – e che si è acuito di recente a causa delle sanzioni adottate dagli USA contro la Repubblica Islamica a seguito delle citate violazioni dei diritti delle donne e, precedentemente, a causa del noto appoggio di Teheran alla Russia nell’ambito del conflitto in Ucraina.

Insomma, la verità è che questi saranno i primi Mondiali di calcio dove il calcio probabilmente non sarà protagonista. Forse saranno i primi Mondiali dove il vincitore passerà inosservato, dove l’attenzione mediatica si concentrerà su altri episodi piuttosto che su quello che accade sul campo. Forse saranno i Mondiali meno seguiti della storia. O forse, semplicemente, tutti noi li guarderemo, nell’indifferenza più totale, dimenticandoci di quanto è successo e sta ancora succedendo.

Amedeo Polichetti

Avvocato appassionato di calcio, musica, cinema, politica. Scrivere è un modo per conoscere meglio se stessi.

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