Il World Economic Forum ha elaborato il nuovo Global Gender Gap report, un’analisi dell’evoluzione del divario di genere in 156 paesi del mondo, classificati in base al Gender Gap Index. Le quattro dimensioni prese in considerazione sono la partecipazione e le opportunità economiche, l’istruzione, la salute e la partecipazione politica. Secondo le stime, per colmare il divario di genere a livello globale ci vorranno 135,6 anni. Il report, che è stato realizzato con la collaborazione dei dati forniti da LinkedIn e da Ipsos non tiene ancora pienamente conto degli effetti della pandemia sulle condizioni economiche e lavorative delle donne.
I paesi più virtuosi sono quelli del Nord Europa che occupano quasi sempre le prime posizioni: l’Islanda si riconferma la prima in classifica per la dodicesima volta. Il Global Gender Gap Index è un valore compreso tra 0 e 100, quindi il punteggio misura la distanza dalla piena parità tra i sessi.
Il gender gap più ampio resta quello nell’ambito della partecipazione politica. Su 156 paesi, solo il 23% dei seggi parlamentari è occupato da donne e solo il 22,6% delle donne occupa un ministero nel mondo. In 81 paesi non c’è mai stata una donna a capo di un governo e il World Economic Forum stima che per ottenere la parità di genere nella politica nel mondo ci vorranno 145,5 anni. Globalmente però, rispetto alla precedente edizione del report, ci sono più donne in Parlamento e due Stati hanno eletto per la prima volta una donna a capo del proprio governo (Il Togo nel 2020 e il Belgio nel 2019).
Il divario di genere nel settore della partecipazione economica rimane il secondo più grande gap secondo il report. C’è stato un marginale miglioramento a partire dall’edizione 2020 ma si stima che per ridurre il divario di genere in questo ambito ci vorranno circa 276,6 anni. Si registra un aumento del numero di donne impegnate in professioni qualificate, però persiste l’assenza femminile in ruoli di leadership: solo il 27% delle donne ricopre incarichi manageriali.
I campi dell’istruzione e della salute sono quelli in cui il gender gap si sta progressivamente assottigliando. Per il primo settore infatti 37 paesi hanno già raggiunto la parità di genere mentre per il secondo il report rileva che il 96% del divario è stato colmato.
La pandemia da COVID-19 ha influenzato tutti questi dati e, in effetti, rispetto all’analisi precedente, il World Economic Forum dedica una parte dell’attuale proprio agli effetti della pandemia sul gender gap ed in generale sulla partecipazione economica delle donne. Secondo le proiezioni dell’ILO il 5% delle lavoratrici ha perso il lavoro rispetto al 3,9% dei lavoratori a causa della pandemia, situazione aggravata dal fatto che nell’ultimo anno la pressione del ruolo nella famiglia e la disponibilità limitata di servizi di assistenza hanno contribuito ad aumentare i livelli di stress ed ansia e le difficoltà per le lavoratrici di trovare un equilibrio tra lavoro e ambiente domestico.
Il gender gap, inoltre, è più presente nei settori che richiedono competenze tecniche. Nel cloud computing le donne rappresentano solo il 14% della forza lavoro, in quello dell’ingegneria solo il 20% e in quello relativo ai dati e all’intelligenza artificiale solo il 32%.
L’Italia è 63esima sul totale dei 156 paesi, registrando un miglioramento di ben 13 posizioni rispetto al report precedente, ma è fra gli ultimi paesi della classifica regionale, che comprende quelli dell’Europa occidentale e del Nord America. Primi sono ancora i paesi del Nord Europa: Islanda, Finlandia e Norvegia, mentre gli ultimi quattro sono Italia, Cipro, Malta e Grecia.
Inoltre, se si considerano i quattro ambiti su cui è basata l’indagine, la partecipazione politica è sicuramente l’ambito in cui l’Italia ha una posizione migliore: è infatti al 41° posto sul totale dei 156 paesi. La situazione peggiora per il settore dell’economia e relative opportunità, per cui si trova al 114° posto, e per il settore della salute in cui si colloca al 118° posto, tenendo anche conto che questo report non analizza le conseguenze che la pandemia ha provocato per le donne in termini di lavoro e salute.
Ciò che il World Economic Forum raccomanda è di investire nel settore dell’assistenza e nei congedi parentali che coinvolgano sia donne che uomini. La fondazione sottolinea l’importanza di attuare misure che possano superare il divario occupazionale: sviluppare politiche di riqualificazione e pratiche manageriali che possano rendere il mondo del lavoro un ambiente più equo.
Sabrina Carnemolla