Risale a due settimane fa la notizia che il consiglio municipale di Dresda, città tedesca vicina al confine con Polonia e Repubblica Ceca, ha dichiarato “emergenza neonazismo“. Dresda, capitale della Sassonia (ex Germania dell’Est), è una città di poco più di mezzo milione di abitanti, tristemente famosa per aver visto la nascita del movimento di destra islamofobo Pegida, acronimo per Europei patrioti contro l’islamizzazione dell’Occidente.
La mozione, che ha messo l’accento sulla necessità di rafforzare la cultura democratica per combattere islamofobia, razzismo e antisemitismo, è stata approvata con 39 voti favorevoli e 29 contrari. A votare contro sono stati non solo il partito di estrema destra Alternative fuer Deutschland, ma anche i conservatori della CDU, giustificando il voto con la retorica del “non solo gli estremisti di destra“.
Il suprematismo bianco: l’attacco a Halle
È passato poco più di un mese dall’attacco terroristico contro una sinagoga nella città di Halle. L’attentatore – Stephan Balliet, un tedesco di 27 anni –, il 9 ottobre ha lanciato un ordigno fatto in casa (che fortunatamente non è esploso) contro il tempio, nel tentativo di introdurvisi. Trovando la porta chiusa, ha prima ucciso a freddo una passante per poi dirigersi verso un negozio di kebab, uccidendo un cliente.
La storia si ripete: un terrorista di estrema destra si procura esplosivo e altre parti necessarie a costruire un arma, si radicalizza online, commette un attentato filmando il tutto e condividendolo su un forum di sostenitori. Nonostante sia chiaro che il movente dell’attacco è l’antisemitismo e il razzismo, la polizia sostiene che era impossibile prevenire l’attacco e i media lo definiscono “un caso isolato”.
Christchurch, El Paso, Halle. La lista dei più recenti attacchi messi in atto da suprematisti non fa che allungarsi, tuttavia il fenomeno continua a essere sottovalutato sia dai politici che dai media. Si continua a utilizzare un discorso che vuole questi individui come “lupi solitari“, magari squilibrati mentali, rifiutando di riconoscere la situazione di emergenza.
L’ascesa dell’estrema destra in Germania
In Germania, soprattutto nella parte orientale, la situazione è, se possibile, ancora più grave.
L’AfD ha sdoganato in politica un discorso apertamente razzista e xenofobo, conquistando sempre più consensi in Sassonia (28%) e in Turingia (24%), dove ha superato addirittura la CDU, diventando il secondo partito più votato. Sebbene il discorso ufficiale del partito rifiuti la violenza e il neonazismo, i leader ideologici (tra cui distacca il nome di Björn Höcke) condividono e diffondono apertamente la teoria de “La grande sostituzione”.
Intanto il 27 ottobre due membri del partito dei Verdi hanno ricevuto minacce di morte, probabilmente dal gruppo neonazista AWD (Atomwaffen Division). Non è la prima volta che dei gruppi neonazisti arrivano a minacciare dei politici: nel 2015 la sindaca di Colonia subì un attacco con un coltello che la lasciò in coma e a giungo 2019 il politico pro-immigrati Walter Lübcke è stato assassinato a Kassel.
Il principale sospetto Stephan Ernst è stato attivo in gruppi neonazisti fino al 2005. Dopodiché si è sposato, ha comprato una casa, un cane e nel 2015 il suo caso è stato eliminato dai registri dell’intelligence tedesca.
Solo nel 2018 sono stati più di 19.000 gli attacchi terroristici di estrema destra, secondo le stime ufficiali. Ma la presenza di gruppi apertamente neonazisti ha radici molto profonde. Già all’indomani della caduta del muro di Berlino il fenomeno delle bande di naziskin, la cui occupazione era di seminare il panico, picchiando stranieri, ebrei e giovani di sinistra, permeava la realtà tedesca, soprattutto dell’ex Germania dell’Est.
I gruppi neonazisti: NSU
Risale agli anni ’90 la nascita dell’NSU (Clandestinità Nazionalsocialista), una cellula terroristica attiva tra il 1997 e il 2011. La banda, formata da Beate Zschäpe, Uwe Böhnhardt e Uwe Mundlos, si è macchiata di una serie di omicidi tra il 2000 e il 2007, l’esplosione di una bomba in un quartiere multietnico di Colonia nel 2004 e più di quindici rapine. Dei dieci omicidi perpetrati nove sono stati a danno di cittadini di origine turca, proprietari di negozi di kebab, uno di origine greca e una poliziotta.
Per anni la polizia non è stata in grado di collegare i fili, lasciando tutti questi crimini irrisolti, finché nel 2011, dopo il suicidio/omicidio di Böhnhardt e Mundlos, Zschäpe si consegnò alla polizia e l’intera storia venne a galla. Da un giorno all’altro l’opinione pubblica ha dovuto fare i conti con la realtà che una cellula terrorista neonazista, che ha commesso innumerevoli reati a sfondo razzista e xenofobo, è rimasta attiva per più di dieci anni senza che la polizia si accorgesse di nulla.
Senza contare tutte le domande che il processo a Zschäpe, la quale nel 2018 è stata condannata a multiplo ergastolo, ha lasciato irrisolte: come hanno fatto tre persone a vivere in clandestinità e a continuare a commettere crimini per tutti questi anni senza destare alcun sospetto? Quanto è effettivamente estesa la rete di persone che li ha aiutati e che condivide la stessa ideologia?
È il momento per la Germania di fare i conti con i neonazisti
Nell’ultimo mese qualcosa si sta muovendo anche a livello nazionale, con la presentazione al governo di un programma in nove punti per fermare l’estremismo di destra. Tuttavia il cambiamento non può avvenire da un giorno all’altro.
Qualche giorno fa Cem Özdemir, il politico di origini turche che ha recentemente ricevute minacce di morte, ha detto che la cosa più importante è che «lo stato riconosca una chiara priorità alla lotta contro l’estremismo di estrema destra» (Der Spiegel). Claudia Roth, compagna di partito e vittima delle minacce, ha aggiunto che il pericolo maggiore lo corrono i politici locali e le persone di origine straniera che vivono nel Paese, costrette a vivere nella paura costante di un attacco.
Al momento i servizi di intelligence si stanno concentrando sull’AWD. Il gruppo di origine statunitense, autore di almeno cinque omicidi, sembra star creando una sezione tedesca.
Sebbene la provenienza delle minacce non sia chiara, poco importa. Proprio come lo Stato Islamico, i gruppi neonazisti non hanno più bisogno di armare e organizzare cellule terroristiche: la propaganda e il reclutamento avviene online, mentre i singoli “lupi solitari” sposano l’ideologia e diventano gli esecutori degli attacchi.
È giunto il momento per la Germania, e per il resto del mondo, di prendere la minaccia neonazista seriamente e iniziare a reagire, soprattutto politicamente, al problema.
Claudia Tatangelo