Se c’è un qualcosa di cui tutti abbiamo certezza nella vita, questa è la morte. Così è stato dall’alba dei tempi e con questo pensiero hanno dovuto confrontarsi nei secoli passati tutti gli uomini che hanno attraversato questa terra. Alcuni di loro l’hanno temuta, altri l’hanno sfidata; altri ancora l’hanno attesa per placare il dolore e la tempesta della propria esistenza. L’ arte l’ha rappresentata in tutti i modi, l’ha dipinta, narrata, cantata, rappresentata, scolpita, fotografata nel tentativo di esorcizzarla e di preservare se stessa e l’esperienza terrena di uomini geniali all’incidere del tempo.
C’è un luogo nella capita francese, da sempre meta di turisti di tutti il mondo – che forse, più di qualsiasi altro luogo, più del Louvre, del D’Orsay, della Torre Eiffel, dell’ Champs-Élysées e di tantissimi altri che rendono Parigi unica e inimitabile – stupisce, si tratta inaspettatamente di un cimitero: il cimitero parigino del “Père Lachaise”. Il perché sia un luogo così tanto amato lo si comprende appena si varca il cancello, dinnanzi a noi compare un Eden di flora e fauna, una vegetazione lussureggiante, 44 ettari di sentieri, alberi, fiori, piante, una fauna inaspettata, uccelli e animali selvatici in un richiamo continuo alla vita che fa dimenticare di essere in un luogo di morte e dunque di sviare l’attenzione da una realtà intollerabile, “L’oblio della notte”.
I sentieri si susseguano tra natura, cappelle, tombe di uomini celebri come: Apollinaire, Modigliani, Louis David, Chopin, Proust, Rossini, Balzac e tanti altri, monumenti funerari, alcuni di forte impatto emotivo come la rappresentazione marmorea di un anonimo defunto che regge nelle mani il volto della donna amata; emozionante raffigurazione dell’eterno legame dell’amore che continua a stringerci a chi non è più vicino a noi. Addentrandosi ancora tra le centinaia di viali che si intersecano tra loro tra i profumi di una natura sensuale e selvaggia, ci si può imbattere nell’imponente monumento eretto in memoria del poeta Oscar Wilde che riporta lo struggente epitaffio tratto dalla “Ballata del carcere di Reading”:
Lacrime sconosciute riempiranno
l’urna della Pietà per lui
Avrai lamenti degli uomini esiliati.
Per gli esiliati esiste solo il pianto.
Negli anni milioni di ammiratori hanno lasciato segni del loro amore imprimendo sulla tomba marmorea baci rosa, rossi e piccoli pensieri. A Père Lachaise, altra attrazione, soprattutto per i giovani, è la tomba di Jim Morrison. Oggi la tomba è recintata per impedire che si ripetino, come in passato, episodi in cui fanatici hanno portato via pezzi di lapide o semplicemente per evitare che la deturpino con una miriade di graffiti. Il cantante, poeta icona di intere generazioni “ognuno di noi ha un paio di ali ma solo chi sogna può imparare a volare”, dà la chiara testimonianza di come uomini “leggendari” artisti, musicisti, poeti abbiano saputo toccare cosi a fondo le corde dell’animo umano da vincere la morte.
Eppure la furia del tempo non risparmia nemmeno questo luogo di pace e armonia perché come tutte le cose di questa terra è soggetta all’azione corrosiva della natura. Ecco allora sopraggiungere l’Arte a soccorrere e a soddisfare quell’ irrefrenabile desiderio di vincere la morte ed assicurare l’eternità. Venere, nonostante la sua età millenaria, non ha nemmeno una ruga ed ancora oggi è sinonimo della bellezza femminile e ciò solo grazie alla fama assicuratale dalla poesia di Omero, per questo eterno anche lui. Sono dunque le opere di uomini unici, la cui fama rimane immortale quando la loro arte, le loro gesta e le loro imprese non hanno tempo, giungono al nostro cuore, invadono la nostra anima e appagano i nostri sensi e nessun luogo più del cimitero parigino del Père Lachaise può esserne la materiale rappresentazione.
Francesca Meglio