«È per l’amore: voi certamente sapete che tutte le cose in Napoli, dalle pietre al cielo, sono innamorate».

L’incipit di “Leggende Napoletane” è l’escamotage perfetto usato dalla scrittrice Matilde Serao per introdurre alla narrazione di una serie di miti e leggende che hanno un unico fil rouge: l’amore.

L’amore, inteso come legge che regola l’ordine stesso del mondo e della vita, si eleva dall’incostanza del sentimento umano e si fa meccanismo perfetto; per raccontare della nascita e della creazione di Napoli, dunque, non si può ignorare questa forza travolgente e indomabile.

E così tra le righe della Serao si legge la triste leggenda di Posillipo, un giovane gioviale e sensibile, costretto a subire il fascino di Nisida, una bellissima donna dal cuore di pietra. Sarà proprio il dolore disperato per quell’amore non ricambiato a condurre il giovane alla morte. Ma la legge del contrappasso è dietro l’angolo: oggi Nisida è quel carcere che ospita omicidi e ladri, al contrario la collina di Posillipo continua ad attirare visitatori con la sua bellezza. Si racconta poi della Fontana Del Sebeto, simbolicamente creatasi dal pianto inconsolabile di Sebeto in seguito alla perdita del suo unico amore, Megara.

La leggenda più affascinante, tuttavia, è quella che narra della nascita del Vesuvio. Tra le massime meraviglie geologiche del nostro pianeta, il Vesuvio è il vulcano più famoso al mondo. Polo attrattivo che da secoli continua ad “infiammare” la miccia dell’interesse e della curiosità, lo “sterminator Vesevo” è una delle mille anime di Napoli, che ne ridefinisce gli eventi e ne forgia il carattere.

La storia che racconta della sua creazione, come preannunciato, è quella di un amore. Un amore infelice, costretto a rimanere incompiuto a causa di un destino crudele.

La leggenda di un amore

C’erano tanti anni fa due giovani. Lui era un cavaliere dal carattere violento e dal temperamento impulsivo. Un bel giovane sempre pronto ad attaccar briga, preda del risentimento e del rancore. Completamente diversa era la sua dolce metà Capri, una giovane di indole docile e pacata

Nonostante fossero completamente opposti, i due giovani si attraevano comunque l’un l’altro inesorabilmente; l’amore, d’altronde, trasformava Vesuvio, che al cospetto della sua amata, diventava il più buono tra gli uomini.

Giorno dopo giorno il loro legame diventava sempre più solido e i due arrivarono a giurarsi amore eterno. Vesuvio, allora, prendendo coraggio, decise di chiedere la mano della sua bella.

Come nella più celebre tragedia Shakespeariana, però, ben noto era l’antico astio tra le famiglie dei due giovani; nonostante le preghiere, le promesse e le raccomandazioni, la famiglia di Capri non volle in alcun modo accettare il matrimonio. Anzi per porre fine all’idillio tra i due, decisero di imbarcare la fanciulla e mandarla in terra straniera.

Fu questa la triste sorte toccata a Capri che, lontana dal suo amore, si sentiva strappar via l’anima. Allora la disperata decisione: pronunciata una breve preghiera, si lanciò nelle onde, nel triste abbraccio della morte, non potendo sopportare neanche un giorno senza il suo amato. La leggenda narra che proprio lì, dove la giovane aveva trovato la morte, sorgesse un’isola azzurra e verdeggiante: l’isola di Capri.

E Vesuvio?

Lui che preda di quel sentimento inaspettato era cambiato; aveva imparato ad amare senza riserve e ciò l’aveva migliorato, portandolo addirittura ad accettare la dura legge del compromesso che regola ogni rapporto d’amore.

Il perfetto equilibrio tra passione e stabilità, tra ragione e sentimento.

La devastante perdita del suo unico amore aveva aperto la strada al risentimento. Nel suo cuore l’amore non si placava, ma la collera gli bolliva in corpo e prese il sopravvento quella parte di lui che solo la dolce Capri sapeva tener a bada.

E allora il giovane cominciò a gittar caldi sospiri e lagrime di fuoco, segno della interna passione che lo agitava. Divenne un monte nelle cui viscere arde nient’altro che il fuoco eterno d’amore.

Ed oggi il suo posto è difronte all’amata, la sua bellissima Capri, che vede ogni giorno, ma che per colpa del crudele fato non può raggiungere mai. Nella tensione della distanza freme, separato dall’amore della sua vita e costretto ad un’eternità di solitudine. E allora Vesuvio si fa rabbia e risentimento e il fuoco della passione che l’ha sempre contraddistinto fuoriesce in lava.

La lava è conseguenza di quel desiderio represso, della scottante ingiustizia di quell’amore spezzato.

Triste destino quello dei due amanti: tanto vicini, Vesuvio e Capri, da potersi mirare in ogni momento, ma senza mai riuscire a viversi.

Vanessa Vaia 

Vanessa Vaia
Vanessa Vaia nasce a Santa Maria Capua Vetere il 20/07/93. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Classico, si iscrive a "Scienze e Tecnologie della comunicazione" all'università la Sapienza di Roma. Si laurea con una tesi sulle nuove pratiche di narrazione e fruizione delle serie televisive "Game of Series".

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