415ppm CO2. Queste le cifre riportate sulla targa dedicata all’estinto ghiacciaio Okjokull. È il 2019, in Islanda si sta celebrando la cerimonia commemorativa dell’ennesimo tassello di ecosistema scomparso e la cifra summenzionata indica le parti per milione di anidride carbonica che, presenti nell’atmosfera terrestre in una quantità critica, determinano un innalzamento globale della temperatura.
Anche a latitudini più basse, tuttavia, la situazione dei ghiacciai non migliora. Anzi. Secondo il progetto di ricerca internazionale “Change”, il 92% dei ghiacciai attualmente presenti sulla catena montuosa al confine tra Italia e Francia è destinata a scomparire entro la fine del secolo a causa della crisi climatica. Finanziato dall’Unione Europea e condotto dai ricercatori dell’Università gallese di Aberystwyth, lo studio prospetta una situazione a dir poco sconfortante: entro il 2050 quasi tutti i ghiacciai alpini al di sotto dei 3.500 metri si saranno sciolti e per la fine del secolo la situazione continuerà inesorabilmente a peggiorare.
Prendendo le mosse dall’altitudine della linea di equilibrio ambientale – che indica il punto in cui la quantità di neve e ghiaccio accumulata è uguale alla quantità che si scioglie o evapora nel corso di un anno – il modello impiegato dai ricercatori ha individuato le condizioni in cui i ghiacciai sarebbero in equilibrio e non a rischio di scioglimento a causa di vari fattori ambientali e climatici. Nel caso del cosiddetto scenario business as usual, nel quale tutto rimane invariato e non vengono presi i provvedimenti necessari a cambiare la situazione, le previsioni indicano che la scomparsa di quasi tutti i ghiacciai alpini è praticamente certa. Prepariamoci allora a dire addio a noti impianti sciistici. Il Piccolo Cervino a Zermatt, in Svizzera, il ghiacciaio dell’Hintertux in Austria, il ghiacciaio La Grand-Motte a Tignes, in Francia: tutti destinati a scomparire. Una perdita irreparabile, non solo per chi ama lo sci e la montagna.
«L’impatto maggiore sulla popolazione locale» – dice il professore Neil Glasser, coordinatore del progetto di ricerca – «riguarderà le risorse idriche e la variazione nella velocità di scioglimento e quindi nel deflusso. Ciò avrà implicazioni per l’acqua potabile, i raccolti, l’irrigazione, i servizi igienico-sanitari e l’energia idroelettrica». Dal punto di vista degli ecosistemi montani, quello alpino è uno dei più importanti in Europa. Un’importanza che si riflette anche nel settore turistico e, quindi, in quello economico. Ecco perché la sua vulnerabilità al riscaldamento globale dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per il mondo in generale e per l’Europa in particolare.
Ma non solo. Lo scioglimento dei ghiacciai è anche responsabile dell’innalzamento del livello del mare, un fenomeno che, a sua volta, mette in pericolo la vita di tutte quelle persone che vivono lungo le regioni costiere del mondo o nelle piccole isole del Pacifico. Il cambiamento climatico, dunque, non è un fenomeno isolato nello spazio. Lo sa bene Manja Žebre, principale autrice dello studio condotto dall’Università di Aberystwyth, la quale ha spiegato che sono in fase di elaborazione dei piani per applicare l’approccio di modellazione utilizzato in questo progetto di ricerca ad altri ghiacciai montani come le Ande, l’Himalaya e le Montagne Rocciose. «Estendere la ricerca a questi areali più ampi» aggiunge Žebre «fornirà un quadro più completo del probabile impatto del cambiamento climatico sui ghiacciai di montagna a livello globale».
Da qui la necessità di azioni tempestive, necessarie per cambiare il corso degli eventi e scongiurare l’ennesimo disastro ambientale. Ma la tempestività, da sola, certamente non basta. Per essere realmente efficaci, infatti, queste azioni devono essere collettive. Non solo gli scienziati, dunque, ma ciascuno di noi dovrà impegnarsi ad adottare comportamenti più consapevoli e sostenibili. Solo in questo modo sarà possibile preservare un ecosistema fondamentale come quello alpino. In caso contrario, il numero dei ghiacciai da commemorare continuerà drammaticamente a salire.
Virgilia De Cicco