Gerhard Richter, uno dei più grandi artisti contemporanei del momento, e il maestro Tiziano si incontrano in un dialogo sospeso ed innovativo, nella mostra Tiziano / Gerhard Richter. Il Cielo sulla Terra. L’esposizione, visitabile a Palazzo Te a Mantova fino al 6 gennaio 2018, è stata curata ed allestita da Helmut Fridel, Marsel Grosso e Giovanni Iovane.
Per la realizzazione del progetto ”Tiziano/ Gerhard Richter. Il Cielo sulla Terra” hanno contribuito diverse istituzioni come il Comune di Mantova, la Fondazione Palazzo Te, il Museo Civico di Palazzo Te, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e con la collaborazione della Diocesi di Mantova e del Museo Diocesano ”Francesco Gonzaga”.
Gerhard Richter e Tiziano, protagonisti della mostra
Tiziano, all’anagrafe Tiziano Vecellio, è considerato uno dei più importanti pittori italiani ed è il principale esponente del Rinascimento veneziano. All’età di solo nove anni riuscì ad entrare e a lavorare nella bottega del maestro Bellini a Venezia. Ebbe così la possibilità di affinare le sue abilità artistiche e il suo naturale talento per la pittura, grazie anche all’aiuto di Giorgione, allievo di Bellini.
Dopo un breve soggiorno a Padova, Tiziano tornò a Venezia e diventò in breve tempo uno dei più importanti e richiesti artisti della città. Il suo talento a tutto campo gli permetteva di spaziare dalla ritrattistica su commissione alle opere d’ arte, dai soggetti a carattere mitologico ai temi allegorici e misteriosi. L’uso attento e raffinato dei colori e l’innovativa disposizione delle figure nello spazio gli permisero di diffondere un marchio del tutto personale, facilmente rintracciabile e riconoscibile in tutti i suoi lavori.
Creativo, innovativo, autobiografico e anti convenzionale: è così che possiamo definire invece l’artista tedesco Gerhard Richter. Nato a Dresda nel 1932, è oggi una delle voci contemporanee più forti del mercato, in grado di rendersi riconoscibile in mezzo a molti.
Per tutto il ‘900 indaga su cosa voglia dire fare arte, ma soprattutto pittura in un’era contemporanea. Entra in contatto con artisti dada e neo-dada come Rauschenberg, cavalca l’onda della Pop Art con Wahrol, per poi avvicinarsi piano piano all’arte concettuale, corrente artistica che dà maggiore importanza alle idee piuttosto che alla realizzazione dell’oggetto artistico in sé. Nonostante ciò, Richter non rifiuta l’idea che un artista concettuale possa essere anche un pittore.
Dagli anni Sessanta ai primi anni Settanta molti dei suoi lavori diventano figurativi e basati sulla realizzazione di fotografie. Il 1962 sarà un anno cruciale, nel quale Richter inizia la sua monumentale opera in progress, Atlas, un’immensa opera archivio che contiene e presenta immagini legate alla realtà e ai suoi progetti artistici.
Dalla seconda metà degli anni Settanta introduce nella sua pratica artistica gli ”Abstract Paintings”, pur continuando in parallelo la produzione di foto pitture. La serie dedicate all’Annunciazione After Tiziano del 1973 è una significativa testimonianza di questo procedimento parallelo nel quale l’artista coniuga sia pittura che fotografia.
Il dialogo tra i due artisti
Gerhard Richter “incontra” il maestro Tiziano esattamente nel 1972, quando, durante una visita alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia, si imbatte nella visione dell’Annunciazione. L’artista riconosce subito in quest’opera una qualità «che rende arte un’opera d’arte», e decide subito di realizzarne una copia.
Ma la sua non sarà una semplice copia, piuttosto una vera e propria ispirazione che lo accompagnerà per tutta la sua carriera di artista. A partire da i due capolavori di Tiziano, l’Annunciazione di San Rocco e quella conservata al Museo Nazionale di Capodimonte, Richter con grande delicatezza racconta una storia, giocata sul senso della visione, che diventa anche riflessione sul senso della pittura che accomuna i due artisti.
A distanza di diversi anni Gerhard Richter offre al pubblico italiano una rielaborazione di un rapporto di stima e di riflessione capace di mettere in contatto due mondi, solo apparentemente così lontani.
Il percorso espositivo
Gerhard Richter lavora in modo del tutto autonomo e indipendente alla realizzazione della mostra, mettendo in scena la narrazione in quattro semplici passaggi.
Il primo passaggio ricorda in modo diretto il suo incontro con la tela di San Rocco e il suo primo tentativo di riprodurla. Il secondo rivela come il rapporto con l’Annunciazione abbia rievocato in Richter la rappresentazione visiva delle donne che gli sono state più vicine durante il corso della sua vita: le figlie e la compagna, ritratte nella loro essenza quotidiana, affettiva e domestica. Il terzo mostra come il rapporto con la pittura tarda di Tiziano, rappresentata dall’ Annunciazione di Capodimonte, sia stato sorgente del lavoro di scomposizione ed esplorazione del colore. Il quarto è offerto da uno specchio rosso opacizzato, che chiude la mostra e riconduce il rapporto con Tiziano nel contesto di una riflessione interiore, ma in grado di interagire anche con l’esterno.
Tradizione e contemporaneità: davvero così distanti?
Piero Lissoni, architetto responsabile dell’allestimento della mostra, definisce in questo modo il dialogo tra i due artisti: «Penso che Richter per alcuni versi sia il Tiziano del XX secolo: la qualità maggiore dell’arte in entrambi sta nella potenza del colore e in quella della pennellata. Nel mettere in scena questo dialogo a distanza in un luogo altrettanto potente come Palazzo Te, non mi è rimasta che un’unica soluzione: la semplicità e il silenzio». Ed è proprio la potenza cromatica e la capacità espressiva a rendere i due artisti così vicini, in questo dialogo «a distanza», nel quale il codice contemporaneo riesce a veicolare un messaggio che è potente oggi, quanto lo era ieri.
Alla domanda di Helmut Friedel: «Secondo te la rappresentazione artistica e l’arte astratta sono da considerare come opposte tra loro?», sul finale della mostra, Richter risponde: «La pittura realistica ci mostra qualcosa a cui sappiamo dare una definizione, invece la pittura astratta ci mostra qualcosa che non possiamo confrontare con la nostra esperienza della realtà, è la riproduzione di una realtà sconosciuta. Ma in entrambi casi si tratta di pittura. Vale lo stesso principio anche in musica: una canzone racconta una storia, mentre un pezzo strumentale funziona con l’astrazione, ma entrambe devono avere le stesse qualità musicali.»
Ancora una volta, come testimoniano queste parole, l’artista tedesco ribadisce il concetto che l’arte della tradizione può dialogare con il contemporaneo, poiché entrambe detengono un obiettivo comune: veicolare un messaggio di qualità volto ad emozionarci, indipendentemente dalla distanza cronologica e dal momento storico e culturale nel quale ci troviamo.
Una mostra immersa in un progetto grafico e compositivo studiato nei dettagli, in grado di stupirci e di immergerci in una narrazione potente a due voci, Gerhard Richter da una parte, e Tiziano dall’altra, capaci di comunicare e dialogare fra loro.
Marta Barbera