La Cannabis è utilizzata dall’uomo da millenni e la si trova in diverse culture dell’antichità nelle quali veniva utilizzata per scopi gastronomici, rituali o terapeutici. Caduta in disuso per molto tempo, in particolare in Occidente, è stata riportata in auge per il suo utilizzo sia terapeutico che ricreativo dagli anni ‘70 in poi.
Negli ultimi anni, in particolare, si è molto diffusa la coltivazione domestica di questa pianta mediante l’acquisto legale di semi contenente una quantità di THC consentita dalla legge. La vendita di semi di Cannabis ha avuto un importante incremento ed è possibile acquistarli su diversi shop online, come ad esempio sullo shop Sensoryseeds che sta spopolando sul web.
Coltivare questa pianta, però, non è semplice come coltivare una pianta di basilico, c’è bisogno di tener conto di molti fattori ambientali e, in modo particolare, della genetica stessa dei semi, nozione indispensabile se si vuol procedere con l’acquisto e la coltivazione domestica di questa pianta.
Vedremo, quindi, brevemente cos’è innanzitutto la Cannabis e quali sono stati i suoi utilizzi nel tempo e nelle varie culture, per poi approfondire il discorso sulla genetica dei semi ed in che modo può essere utile.
Semi di Cannabis: l’origine della loro genetica
La Cannabis, o Canapa, è una pianta appartenente alle cosiddette piante angiosperme. Questa pianta è composta da tre gruppi principali, dai quali, poi, si sono diramate e si continuano a diramare numerosi sottogruppi e varietà, alcuni naturali, altri creati appositamente dall’uomo. I gruppi principali sono la Cannabis Sativa che è anche la più utilizzata e diffusa, soprattutto in occidente, la Cannabis Indica e la Cannabis Ruderalis.
Il suo utilizzo è testimoniato fin dal Neolitico, per vari scopi: i semi, ad esempio, erano utilizzati in Asia in campo alimentare dato le loro alte proprietà nutritive, ma quello che ha riscosso maggior successo è sicuramente l’utilizzo nella medicina tradizionale, soprattutto in Cina dove veniva utilizzata sotto forma di bevanda principalmente antidolorifica.
Fu poi esportata anche in occidente e utilizzata fino a quando hanno fatto il loro ingresso gli oppiacei. Va da sé che, con il progresso medico e la nascita dei moderni farmaci, per molto tempo lo scopo terapeutico di questa pianta è stato accantonato, rilegandola a una dimensione puramente ricreativa fino a quando, in tempi più recenti, si è risvegliato l’interesse per tipologie di cure alternative nelle quali rientra anche la Cannabis.
Gli studi sulle reali proprietà mediche della Canapa sono ancora in via di sviluppo e non ci sono reali prove dei suoi benefici, tranne che per le doti rilassanti ed analgesiche. L’utilizzo della Cannabis in campo medico, quindi, non ha una base scientifica così solida e non va trattata come una vera e propria medicina, ma come una sostanza che può avere i suoi benefici sull’organismo.
inoltre sono ben noti i suoi effetti narcotici, pertanto in Italia ne è consentita la vendita solo a basso contenuto di THC, cioè tetraidrocannabinolo, il suo principio attivo che, in base alla percentuale che si trova nella pianta, può avere effetti negativi o positivi.
La genetica dei semi nella coltivazione della Cannabis
Quando si parla di genetica dei semi della Cannabis, bisogna far riferimento a due principali tendenze: le varietà cresciute naturalmente e adattate a determinate condizioni ambientali avendo una evoluzione genetica autonoma, e quelle ibride, create selezionando i semi per alcune loro caratteristiche specifiche in modo da ottenere le varietà migliori.
Quelle naturali sono chiamate varietà landrace, cioè autoctone e si sono adattate col tempo a vivere in determinate condizioni ambientali, come ad esempio la Sativa che si è adattata a vivere in un clima caldo, mentre la Indica a temperature più fredde. Partendo da queste varietà, poi, si creano i vari ibridi.
Si pensa che la selezione genetica dei semi veniva fatta già dagli antichi coltivatori di Cannabis che, pur non avendo conoscenze specifiche in materia di genetica, riconoscevano quelle con le caratteristiche (e quindi con la genetica) migliore, e le conservavano sperando di poterne ricavare varietà sempre più pregiate.
La selezione genetica moderna, fatta naturalmente con le dovute conoscenze in materia, viene effettuata partendo da due varietà con la genetica migliore, selezionate in modo che vadano a generare un ibrido con caratteristiche migliori di entrambi i genitori.
Questo processo è chiamato breeding selettivo e può avvenire sia tra diversi ceppi landrace che tra un ceppo landrace ed un ibrido moderno. Ogni anno, i coltivatori producono numerosi nuovi ibridi che vengono, successivamente, selezionati mantenendo solo quelli migliori.
Esistono, inoltre, diverse varietà di semi, alcuni dei quali hanno un ruolo determinante per la coltivazione della pianta, specialmente in ambiente domestico il quale richiede una maggiore attenzione, soprattutto per le condizioni climatiche e l’illuminazione. Oltre ai semi regolari, infatti, ci sono i semi femminizzati che si producono in piante femmine che riescono a produrre germogli di Cannabis, riducendo tempistiche e dispendio energetico per la coltivazione.
Esistono anche i semi autofiorenti che necessitano di 20 ore di luce e 4 di buio, e possono essere pronti per il raccolto dopo una decina di giorni dalla germinazione. Queste selezioni, quindi, permettono di originare delle varietà sempre nuove e migliori di ibridi che facilitano, senza alcun dubbio, la coltivazione domestica di qualità pregiate di piante.