Marocco, influencer e caccia ai gay
Fonte immagine: gayburg.com

Negli ultimi giorni il Marocco è stato palcoscenico di un’infelice vicenda: un outing di massa finito per riversarsi contro uomini gay e bisessuali.

L’influencer transgender turco Naofal Moussa, conosciuto come Sofia Taloni, durante una diretta Instagram ha incitato i suoi ascoltatori ad utilizzare le app di dating per omosessuali come Grindr, PlanetRomeo e Hornet: «Queste app vi indicheranno se la persona gay si trova a 100 metri, 200 metri o anche a un metro da voi. Visto che siamo tutti chiusi in casa può mostrarvi facilmente se è vostro marito in salotto, vostro figlio, il vicino, uno zio, un cugino. Chiunque». E questo ha dato inizio alla caccia ai gay: alcune donne fingono di essere ragazzi in modo da smascherare i loro interlocutori. Si fanno inviare foto per renderli riconoscibili, per poi farle circolare nei gruppi Facebook creati appositamente. 

Abbiamo intervistato esponenti della popolazione marocchina per avere un quadro generale e capirne di più della situazione. Eddine, famoso influencer marocchino che conta 23,5mila followers su Instagram, usa la piattaforma per tenere informati i sui seguaci e cercare di far arrivare la notizia fuori dal Marocco.

Quanto è difficile essere una persona omosessuale in Marocco? 

È molto difficile vivere come omosessuale in Marocco a causa della nostra società e del giudizio delle persone. La maggioranza delle persone gay sono discrete e cercano di evitare problemi con le famiglie e gli amici. Per me è stato difficile perché mi nascondevo dalle persone. Poiché volevo diventare una figura pubblica condividendo la mia arte attraverso il canto e il trucco, ho fatto coming out ai miei genitori tre anni fa, per essere libero di fare ciò che volevo. All’inizio non mi hanno accettato. Sono andato via di casa per mesi, ho sofferto di ansia e depressione. Un giorno ricevetti una chiamata da mia madre, mi chiese di tornare perché le mancavo, mi disse che sarei rimasto sempre suo figlio. In molti casi, i ragazzi vengono cacciati dalle loro case oppure rifiutati per quello che sono. È pericoloso fare coming out.

Come vivi la tua omosessualità?

Ovviamente non vivo liberamente. Sono una figura conosciuta in Marocco, condivido la mia arte ma non esco molto. Anche se mi accetto, vivo comunque in pericolo. Ricevo minacce sui social, ma cerco di rimanere positivo, spero che tutto si risolva e Dio è sempre con noi. Dico sempre che se pochi marocchini sono contro di noi, il mondo intero è con noi.

Sei stato vittima di atti discriminatori? Qualcuno ti ha mai aiutato?

Sono stato attaccato tre anni fa, prima di fare coming out, per strada da un ragazzo. Nessuno mi ha aiutato e io non potevo fare nulla.

Cosa ne pensi di quello che sta succedendo alla comunità LGBTQ+ in Marocco? 

Quello che sta succedendo è pericoloso. Quell’influencer ha fatto una cosa spregevole, ha menzionato le app di dating per gay in modo tale da ricevere più attenzione e followers, ha incitato le ragazze a usarle per parlare delle comunità gay e vedere se i loro mariti le tradivano, ha rovinato molte persone. Alla fine ha ricevuto ciò che meritava: il suo account è stato disabilitato. Molti ragazzi sono stati cacciati di casa, alcuni si sono suicidati.

Cosa stai facendo a riguardo?

Essendo un influencer cerco di inviare messaggi al mondo per ricevere aiuto dalle organizzazioni e fermare l’odio. C’è un numero su Les coins des LGBT disponibile per coloro che sono in pericolo o vogliono parlare. Il mio compito è quello di inviare positività alle persone LGBT e fare del mio meglio affinché questo venga ascoltato.

Cosa vorresti facesse la popolazione?

Spero che la popolazione non si intrometta perché sono ipocriti e critici. Dicono che il nostro sia un Paese musulmano ed è proibito essere gay perché musulmani. Se è così, allora queste persone devono smetterla di bere, provarci con ragazze fidanzate e altro. Quando si parla di omosessualità pronunciano il nome di Allah, che significa Dio. È una cosa schizofrenica e confusionale.

Pensi che avviando un dialogo positivo ed educativo sulla sessualità, dopo questa situazione, possa cambiare qualcosa?

Non lo so. È difficile, ma speriamo sempre. La maggioranza della popolazione e dell’educazione è omofoba e chiusa a causa della religione. È difficile far aprire gli occhi alle persone in Marocco.

Come cambieresti la situazione?

Le persone ti giudicano prima che inizi a parlare. Tutto quello che posso fare è difendere la mia sessualità e mostrare che sono fiero di ispirare gli altri. Ricevo molti messaggi da persone che mi ringraziano perché quello che cerco di mostrare è di avere forza e non mollare mai. Prima soffrivo di depressione perché mi nascondevo dagli altri, ma ora sono me stesso e posso mostrarmi anche se sono solo. Spero che le persone abbiano il coraggio di essere se stesse fino alla morte. Sono in pericolo ma rimarrò sempre positivo e spargerò amore. Finché vivrò è l’unica cosa che posso fare.

Abbiamo inoltre intervistato Houda, portavoce dell’associazione Moroccan Outlaws. Essa è stata creata per combattere le leggi che vietano la libertà alla popolazione. Si dichiarano outlaws (fuorilegge) perché vanno contro queste leggi e lo saranno finché non cambieranno.

Com’è la situazione ora in Marocco?

Adesso la situazione non è delle migliori. Molte persone sono state cacciate di casa, molti hanno subito violenza psicologica e fisica, altri sono spaventati all’idea che saranno esposti a breve. Le associazioni cercano di aiutare e nuove iniziative vedono la luce. C’è un gruppo Facebook con membri della comunità LGBTQ+ i quali stanno cercando di risolvere la situazione contattando la stampa, pubblicando post sui social media, facendo rumore. C’è anche un’altra iniziativa chiamata Stop Outing il cui scopo è quello di aiutare coloro che cercano rifugio e trovare qualcuno disposto ad aprire la propria porta alle vittime.

Cosa sta facendo la vostra organizzazione per aiutare le vittime?

Vogliamo iniziare un dibattito in Marocco. Vogliamo che le persone parlino di questo e dimentichino delle religione e dei tabù culturali. Stiamo organizzando delle dirette Instagram, ogni due giorni, chiamate Outlaws Lives con professionisti, esperti, artisti, attivisti. L’obiettivo è quello di normalizzare la conversazione, assicurarci che la voce della comunità gay venga ascoltata e parlare di questo argomento sul piano intellettuale. Chiediamo anche alle persone di condividere le loro esperienze online per diffondere quello che stanno vivendo e far sì che la loro voce venga ascoltata. Inoltre vorremmo creare un fondo per aiutare le vittime che sono state cacciate dalle proprie case.

Perché Sofia Taloni ha iniziato questa “caccia alle streghe”?

Ci sono tante teorie. Non la conosco e non conosco le sue intenzioni ma penso l’abbia fatto per acquisire popolarità, prestigio, essere apprezzata e amata. Ha funzionato! Ha acquisito centinaia di migliaia di followers in qualche giorno e quando il suo account certificato è stato eliminato da Instagram aveva 700mila followers. Sofia fa parte della comunità LGBTQ+ ma era ancora amata dalle persone omofobe, il che non ha senso!

La popolazione come si comporta? E le forze dell’ordine?

I militari e la polizia non sono coinvolti, lo stesso vale per lo Stato. Per quanto riguarda la popolazione, una grande parte non sa ancora cosa sta succedendo. Quella piccola parte che ne è a conoscenza è divisa tra persone arrabbiate per la situazione e volenterose di aiutare, persone che pensano che la comunità LGBTQ+ merita ciò che sta accadendo perché vanno contro la “nostra religione” e la “nostra cultura”, oppure chi pensa che adesso ci sono problemi più importanti come la pandemia, perché c’è un problema gerarchico e la comunità LGBTQ+ si trova alla base della piramide!

Pensate che far girare la notizia possa essere d’aiuto?

Pensiamo sia importante far arrivare la notizia in altre parti del mondo. Come detto prima, le persone in Marocco non sono al corrente della situazione perché i media non ne parlano. Speriamo che se media e giornali internazionali ne parleranno allora lo faranno anche da noi. Dobbiamo iniziare un dibattito a riguardo, ma come possiamo farlo se i media non ci aiutano? Alla fine, noi, i fuorilegge, stiamo facendo il lavoro dei media e non è normale.

Come può cambiare la situazione in Marocco?

La strada è lunga e piena di ostacoli. Questo è solo l’inizio della battaglia ma siamo positivi. Sicuramente abbiamo ricevuto molto supporto. Le persone si sono offerte di aprire le loro case agli sconosciuti, mentre altri hanno donato e offerto sedute di consulenza. Le persone sono favorevoli ad aiutare onestante tutto. Credo fermamente che siamo pronti ad aprire un dibattito.

In Marocco l’omosessualità è vietata per legge con incarcerazione sino a tre anni. Il che rende chiara la situazione: poiché la legge ha deciso questo è inutile parlarne. Eppure si sta lottando su tutti i fronti per abbattere questo muro. La comunità LGBTQ+ merita libertà e giustizia; tantomeno la loro vita può essere distrutta per la foga di popolarità.

Gaia Russo

Eterna bambina con la sindrome di Peter Pan. Amante dei viaggi, della natura, della lettura, della musica, dell'arte, delle serie tv e del cinema. Mi piace scoprire cose nuove, mi piace parlare con gli altri per sapere le loro storie ed opinioni, mi piace osservare e pensare. Studio lingue e letterature inglese e cinese all'università di Napoli "L'Orientale".

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