Evergrande: tra eccessivo indebitamento e sicurezza abitativa
Fonte: Foreign Policy

Il colosso immobiliare cinese Evergrande, indebitato di 300 miliardi (100 dei quali detenuti da soggetti offshore), è in forte crisi di liquidità. Il mancato pagamento della cedola di 84 milioni su parte del debito offshore ha creato ansie e timori sui mercati internazionali: la paura è che possa ripetersi la clamorosa crisi finanziaria del 2008 derivante dalla crisi del mercato immobiliare USA. Il contesto cinese è però molto diverso da quello americano; Pechino ha già fatto sapere che non interverrà direttamente sul debito di Evergrande per non creare pericolosi precedenti, ma è già pronto ad immettere liquidità nel sistema per 70 miliardi di euro per garantire «un mercato immobiliare sano al fine di salvaguardare lo sviluppo del settore e proteggere i diritti legali degli acquirenti di case», come sostiene la Banca centrale cinese. Inoltre, sul quotidiano cinese People’s Daily si legge che il governo vorrebbe regolamentare ulteriormente il mercato immobiliare sia per monitorare gli sviluppi delle aziende indebitate, sia per limitare la speculazione privata dovuta al costante aumento dei prezzi delle abitazioni negli ultimi anni.

Da dove nasce la crisi?

In seguito alla crisi del 2008, la Cina ha dovuto ridurre notevolmente le esportazioni a causa del crollo della domanda estera. Fu il mercato immobiliare ed edilizio a mantenere in piedi l’economia, sostenuto da una grande facilità di credito da parte del governo che è stato, in parte, responsabile dell’indebitamento di queste imprese. Il processo di urbanizzazione voluto da Xi Jinping in questi anni ha infatti incentivato la cessione, da parte dei governi locali, dei terreni agricoli alle agenzie immobiliari. Lo sviluppo delle infrastrutture è stato finanziato in parte dai proventi derivanti dalla cessione di tali terreni, e in parte dal credito bancario, che ha permesso il notevole indebitamento delle aziende come nel caso di Evergrande. Spesso tale sviluppo ha comportato la nascita di vere e proprie ghost cities nelle quali si sono verificati dei crolli nei prezzi che hanno contribuito, come nel caso di Evergrande, alla crisi di liquidità delle aziende.

Perché il caso Evergrande non diventerà una crisi internazionale

L’economia cinese, nonostante il lungo processo di riforme economiche volte alla liberalizzazione, presenta caratteristiche del tutto difformi rispetto alle economie occidentali nelle quali il mercato ha un ruolo nettamente predominante rispetto a quello riservatogli dall’economia cinese in cui la regolamentazione e la partecipazione statale sono ancora egemonici. È probabile che la crisi dei subprime statunitense sia stata dovuta proprio a questo squilibrio tra mercato ed intervento pubblico in favore del mercato che, in mancanza di un’adeguata regolazione, è stato fonte di instabilità economico-finanziaria.

Non si può negare che il caso Evergrande rappresenti un problema non di poco conto, ma il contesto cinese ci suggerisce che la crisi abbia una composizione diversa da quella del 2008 e che derivi soprattutto da un eccessivo indebitamento, endemico nelle aziende pubbliche cinesi, verso investitori e creditori perlopiù cinesi. Non a caso le parole della presidente della BCE Lagarde rassicurano riguardo un possibile coinvolgimento dell’Eurozona nella crisi: «Stiamo monitorando la crisi del debito di Evergrande ma in Europa e nell’area dell’euro in particolare, l’esposizione diretta sarebbe limitata».

Cosa farà Xi Jinping?

Le ripercussioni, dunque, saranno soprattutto sull’economia interna della Cina nella quale (per fortuna) il principio tutto occidentale del Too big too fail non esiste. Non intervenendo direttamente sul salvataggio di Evergrande in caso di default, Xi Jinping lancerebbe un forte messaggio di accusa nei confronti del colosso immobiliare, colpevole secondo il leader di aver speculato nel corso degli anni sulle abitazioni dei cittadini cinesi, in modo da salvare la reputazione del Partito nonostante sia stato uno dei principali promotori del credito facile per il processo di urbanizzazione.

Se dal punto di vista economico-finanziario, tale processo ha suscitato più di una perplessità, dal punto di vista sociale, nel suo tredicesimo piano quinquennale (2016-2020), la Cina ha migliorato notevolmente le condizioni abitative della sua popolazione. Secondo il Ministero dell’edilizia abitativa e dello sviluppo urbano-rurale sono state ricostruite oltre 23 milioni di unità abitative aiutando 50 milioni di residenti a migliorare la propria condizione abitativa a dimostrazione che, a prescindere da come vada a finire la storia Evergrande, Xi Jinping ne uscirà comunque da vincitore.

Nicolò Di Luccio

Analista di scenario pedante e polemico. Studio il socialismo con caratteristiche cinesi nel nuovo ordine globale. Creatore del blog ilpolitburo.com

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