Dal 5 al 7 aprile 2019, il padiglione 3 di Fieramilanocity ospiterà 186 gallerie d’arte provenienti da 19 paesi diversi. L’occasione anche quest’anno è Miart, fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea a Milano diretta da Alessandro Rabottini.
“Abbi cara ogni cosa” è il tema della nuova edizione, ed è all’omonimo libro di John Berger a cui si ispira la fiera Miart 2019. Il carattere pletorico delle riflessioni socio-culturali care a Berger è alla base della costruzione della fiera, ed emerge sia dalla sua struttura effettiva sia dalla sua componente tematica. A testimoniarlo, da una parte, l’ampio ventaglio di gallerie partecipanti italiane e internazionali, appartenenti alle più svariate coniugazioni artistiche moderne e contemporanee; dall’altra, la promozione della campagna visiva Horizon ad opera del fotografo Jonathan Frantini e con l’art direction di Francesco Valtolina di Mousse Magazine.
Miart 2019 ha l’obiettivo di fornire un quadro più dettagliato possibile sulle realtà esistenti dell’arte e del fare arte ed è avulsa da qualsiasi concezione politica che intenda ridurre il discorso a una sterile dicotomia “campanilismo/esterofilia”. Un tentativo di evidenziare il carattere inclusivo della produzione artistica e del conseguente coinvolgimento che crea, sminuendo i clichés sulla falsariga della battaglia Italia vs Francia per il blockbuster Vinciano, del binomio arte-politica o delle dichiarazioni del ministro Bonisoli in merito all’organico delle entità museali in Italia.
La componente visuale della fiera è diventata un elemento sempre più importante negli ultimi anni, creando l’occasione per fare della promozione e della pubblicità una produzione artistica a sé.
In questo contesto trova il suo spazio la campagna fotografica di Jonathan Frantini, Horizon: quest’ultima evidenzia lo spirito esplorativo di cui Miart 2019 vuole essere portavoce attraverso un parallelismo figurativo, con foto di adolescenti colpiti da luci vivificanti, propiziatorie, mentre vivono le loro vite estive in preda alla curiosità per la realtà circostante, che osservando fanno propria.
Ricorda Rabottini: «L’arte posa sulla realtà uno sguardo che è tanto una forma di attenzione quanto un invito all’attenzione: l’arte, infatti, non esplora solo gli aspetti più estremi della vita ma anche quelli all’apparenza meno rilevanti, trasformando ciò che appare insignificante in un simbolo potente dell’esistenza umana».
Così si concretizza l’augurio di Gareth Evans nel suo poema Hold Everything Dear, dedicato proprio a John Berger.
“Abbi cara ogni cosa”, per Miart 2019, è quindi una sfida: un invito a custodire i momenti in cui l’arte si appropria della realtà e la trasforma. Un filo rosso che connette ogni componente della fiera, comprese le Miartalks: 3 giornate di apertura al pubblico nel corso delle quali 40 artisti si confronteranno in una tavola rotonda sul tema del “bene comune“.
Ludovica Grimaldi