Ci siamo rotti le scatole. Non c’è modo di indicare in maniera più precisa il “grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva”.
Ci siamo rotti le scatole, in primo luogo, del dover censurare, minimizzare, nascondere il nostro malcontento. Ci sono cose, persone, fatti che non ci piacciono. Abbiamo il diritto di manifestarlo. Abbiamo anzi il dovere di esplicitarlo, altrimenti tutti penseranno che va tutto bene, mentre invece ciò non corrisponde al vero.
Ci siamo rotti le scatole di chi sminuisce, deride, insulta quelli che ne hanno abbastanza e hanno il coraggio di farlo presente. A cosa serve definirli «sfigati» e «rosiconi», se non ad esacerbare gli animi?
Ci siamo rotti le scatole, quindi, di Matteo Salvini. Qui è necessario aprire una digressione.
Il Matteo Salvini “in sé”, privato cittadino di anni 46, vale esattamente quanto chi scrive, chi sta leggendo e tutti gli altri – cioè meno di zero – perché non ha nulla di unico ed irripetibile.
Non è nemmeno il Matteo Salvini che gioca a fare l’influencer su Instagram ad averci rotto le scatole. Di uomini e donne sui 40-50 anni che ci ammorbano con foto di piatti, scatti con amici e selfie è pieno il mondo, e Matteo Salvini non è altro che un cinquantenne su internet: come tale dovrebbe essere considerato, portandosi dietro anche quel carico di derisione che i giovani riservano ai “buongiornisti”.
Ci siamo rotti le scatole del Matteo Salvini politico.
Ci siamo rotti le scatole del senatore che insegue il vento mutevole dell’opinione pubblica, come nel caso della concessione della cittadinanza al tredicenne Rami, l’eroe di Crema: prima negata da Salvini, poi auspicata da Di Maio sull’onda del sentimento nazionalpopolare, in seguito riproposta da Salvini con un «è come fosse mio figlio»; e non sapevamo dunque che il figlio di Matteo Salvini avesse il padre proveniente dall’Egitto e sprovvisto di cittadinanza italiana, altrimenti non avremmo potuto eleggerlo nostro rappresentante!
Ci siamo rotti le scatole di quel ministro dell’Interno che invade le competenze degli altri ministeri: nel caso specifico della nave Diciotti, per fare un esempio noto a tutti, quelle del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, dalla quale dipende la Guardia Costiera, e quelle del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, sul quale sono concentrate le responsabilità delle aree portuali.
Ci siamo rotti le scatole del Segretario Federale della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania – sì, il nome del partito è ancora e sempre quello – che approvando la “quota cento” ed il reddito di cittadinanza condanna la nostra generazione e quelle successive ad un nuovo fardello di debito pubblico e di probabile austerità in futuro, austerità della quale Salvini incolperà ovviamente il governo in carica di turno.
Ci siamo rotti le scatole, ovviamente, anche del suo continuo glissare sui 49 milioni di euro indebitamente sottratti dalla Lega.
Ci siamo rotti le scatole dell’aumento della violenza in seguito al famigerato decreto Salvini, ed anche della nuova versione della difesa legittima (e non legittima difesa, come erroneamente riportato ovunque).
Ci siamo rotti le scatole del fatto che dei ciclisti che pedalando in una rotatoria possano essere considerati “blocco stradale” – un nuovo reato introdotto dal decreto Salvini che prevede la reclusione dai 2 ai 12 anni – possano essere presi di forza e manganellati, e le loro biciclette accatastate, come avvenuto a Torino la sera del 21 marzo.
Ci siamo rotti le scatole di irruzioni di una decina di agenti in locali pubblici per identificare e schedare tutti i presenti, senza fornire motivazione alcuna se non un generico “controlli”, trattenendo i documenti per 45 minuti, impedendo per quel tempo a chiunque di entrare e di uscire, come accaduto al Caffè Verdi di Torino tra le 16:30 e le 17:20 del 19 marzo.
Ci siamo rotti le scatole anche del vicesegretario della Lega Nord, che di nome fa Lorenzo Fontana e di professione da diversi mesi fa il ministro per la Famiglia e le Disabilità, e le cui posizioni sono condivise nel contenuto anche da Matteo Salvini, che finora se ne è distaccato solo nelle forme.
Ci siamo rotti le scatole del Congresso di Verona cui la Lega Nord partecipa, con Lorenzo Fontana e con Matteo Salvini, ed esprimiamo da loro la massima lontananza. Esprimiamo invece solidarietà a chi si è riunito a Verona per contestare le idee, sia come contenuto, sia come forma, dal Congresso propagandate.
Fortuna per loro che ci siamo rotti le scatole anche e soprattutto di romperci le scatole e siamo diventati quasi apatici, perché ci sarebbero tutti i presupposti per una rivolta non esattamente pacifica.
Forse, ed è solamente un’impressione, anche più violenta di quella dei gilet gialli francesi che tanto piace a Salvini e Di Maio.
Simone Moricca