La Sea Shepherd torna in mare, al via l'Operazione Siso con la "Conrad"
La Sea Shepherd torna in mare, al via l'Operazione Siso con la "Conrad"

“Conrad” è il nome della nuova nave con cui la ONG Sea Shepherd solcherà il Mediterraneo per documentare e intervenire contro il fenomeno della pesca illegale e non regolamentata. Il progetto si inserisce all’interno dell’Operazione Siso, che di concerto con le autorità competenti vede protagonista la Sea Shepherd nella protezione del Mare Nostrum.

Fondata nel 1977 dal Capitano Paul Watson a Vancouver, la Sea Shepherd è un movimento di conservazione dell’oceano a azione diretta internazionale che si pone come obiettivo principale la protezione della fauna marina. Da piccola e primordiale organizzazione quale era, è ben presto divenuta un movimento globale con migliaia di volontari in tutto il mondo che si adoperano per la causa. L’approccio utilizzato prevede il supporto degli equipaggi tramite la fornitura di navi, attrezzatura e consulenza su più fronti: dalle comunità locali alle agenzie governative internazionali. In Italia il gruppo Sea Shepherd è nato ufficialmente nel luglio 2010 con l’approdo a La Spezia della nave ammiraglia MV Steve Irwin.

Le lotte intraprese ed i successi raggiunti dalla Sea Shepherd sono consistenti: dallo smantellamento del bracconaggio in Benin, Ecuador, Indonesia e Nabimia, la più recente battaglia contro la crudele Grindadrap faroese, fino alla condanna dello Stato francese da parte del Tribunale di Parigi per le morti dei delfini nel Golfo di Biscaglia.

Proprio in questo contesto si inserisce la nuova impresa della ONG con l’Operazione Siso e la nuova nave “Conrad”, che al comando, assieme al leader della campagna Andrea Morello, vede anche il Capo di Stato della marina militare Ammiraglio Giuseppe de Giorgi.

Come si legge nel comunicato ufficiale diramato dalla Sea Shepherd: «Jane Patterson e Sebastiano Cossia Castiglioni – quest’ultimo membro del Board of Advisors Globale e USA e del Consiglio dei Saggi di Sea Shepherd Italia – hanno donato la nuova imbarcazione “Conrad”», un catamarano di 17 metri che sarà la base della nuova operazione nell’arcipelago delle Isole Eolie. Sostegno diretto e continuo è arrivato anche dall’Aeolian Islands Preservation Fund, unito a un’importante donazione dell’Unione Buddhista Italiana e alla Fondazione Iris Ceramica Group. Con questi presupposti la Sea Shepherd torna a lottare contro la pesca illegale nei mari italiani.

La Sea Shepherd torna in mare, al via l'Operazione Siso con la "Conrad"
La nave “Conrad” in mare

L’Operazione Siso infatti, nata nel 2019 con un catamarano di 35 piedi e un gommone veloce denominato Hunter, è stata ripresa e perfezionata durante il periodo della quarantena, raggiungendo finalmente il mare con la nuova imbarcazione “Conrad”, per continuare a difendere l’ecosistema delle Isole Eolie dalla pesca illegale. L’operazione prende nome da un giovane Capodoglio, Siso, morto nel 2017 impigliato in una rete da pesca illegale proprio mentre attraversava il mare delle Isole Eolie. Siso venne trovato senza vita sulla costa di Capo Milazzo da Carmelo Isgrò, biologo romano, che ne ha conservato lo scheletro, la rete che l’ha ucciso e l’enorme quantità di plastica estratta dal suo stomaco.

Il principale obiettivo che la Sea Shepherd si è posta quest’anno è proprio quello di contrastare l’utilizzo dei Fishing Aggregating Devices (FAD) illegali, comunemente conosciuti come cannizzo. I FAD, utilizzati per la cattura delle Lampughe, dei Pesci Spada e delle Ricciole ancora giovanissimi, sono strumenti galleggianti che attraggono la fauna marina (e difatti causano il ferimento e la morte, ad esempio, delle Tartarughe Marine) così da facilitarne e massimizzarne la cattura. Oltre all’illegalità degli strumenti stessi e degli scopi per cui vengono utilizzati, tali oggetti rappresentano la maggiore fonte di inquinamento da plastica connesso alla pesca illegale. I pescatori infatti utilizzano solitamente FAD artificiali di polietilene contribuendo così alla distruzione dell’ecosistema marino e, al contempo, mettendo in difficoltà la piccola pesca artigianale.

«Enorme quantità di plastica oggi riversata in mare dai pescatori e non recuperata causa un inquinamento permanente nella rete alimentare, aggravato dalla formazione di microplastiche nel tempo», si apprende dal comunicato. Secondo studi recenti infatti, la presenza di FAD illegali è di dimensioni esorbitanti: tra il 1961 e il 2017 nel Mar Mediterraneo sono stati abbandonati circa 1,6 milioni di FAD.

La Sea Shepherd torna in mare, al via l'Operazione Siso con la "Conrad"
Immagine: sciencedirect.com

Per questo la Sea Shepherd con la nuova imbarcazione “Conrad”, varata lo scorso agosto, vuole smantellare il sistema dei FAD lanciando un messaggio chiaro e forte al più vasto e importante sistema di pesca illegale. Le operazioni, svolte da un equipaggio ben preparato, si concentreranno soprattutto sulla documentazione visiva della pesca illegale, la “Conrad” infatti è dotata di svariate telecamere, tra cui una termica, che saranno le principali armi atte a «combattere tutti insieme gli innumerevoli crimini che ancora affliggono il nostro Mare e portare gli occhi della giustizia dove ancora essa non arriva», prosegue il comunicato.

La collaborazione con le Autorità che questa operazione può vantare, dalla Capitaneria di porto alla Guardia di Finanza Aeronavale, rappresenta un’occasione unica e imperdibile che infonde speranza e coraggio alla missione di tutela dei nostri mari. Come dichiara infatti Andrea Morello, presidente Sea Shepherd Italia e leader dell’Operazione Siso: «Tutti abbiamo potuto vedere gli effetti del fermo dei trasporti e del silenzio nei porti, la natura è tornata a convivere con noi. Ora dobbiamo ripartire, tutti insieme, guarendo il pianeta che ci ospita, cambiando le nostre abitudini distruttive per conservare e difendere la biodiversità; garantendo un futuro alla nostra specie. Perché, come dice il nostro fondatore Capt. Paul Watson: “La terra è un’astronave, i sistemi ecologici ci forniscono il sistema di areazione, l’ossigeno, regolano la temperatura e ci portano il cibo. Noi siamo passeggeri e stiamo uccidendo l’equipaggio che ci mantiene in vita».

Occorre quindi fermare la folle idea secondo la quale il profitto rappresenti l’unico importante obiettivo da perseguire con ogni mezzo anche a discapito del nostro pianeta. Non si può e non si deve giustificare l’estinzione della fauna marina per il mero guadagno economico; c’è bisogno di un economia green e sostenibile che tuteli l’unica casa che abbiamo a disposizione: il pianeta Terra.

Martina Guadalti

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