A distanza di all’incirca un anno dal magnetico duetto con Rancore sulle note di “Luce (Tramonti A Nord Est)” di Elisa, nel corso della settantunesima edizione del Festival di Sanremo il sodalizio artistico La Rappresentante di Lista ha calcato nuovamente – questa volta competendo nella sezione Big – il palco dell’Ariston intonando la canzone “Amare”.
Amare senza avere tanto
Urlare dopo avere pianto
È come l’aria che non finirà
Ogni volta che stai bene
Caratterizzate da grande passione e da una precisione vocale fuori dal comune, le performance del duo, tra le rivelazioni della kermesse, composto dalla cantante Veronica Lucchesi e dal polistrumentista Dario Mangiaracina non sono passate inosservate, così come non lo è il messaggio chiaro e coinciso che rimanda alla genuinità del sentimento più complesso dell’animo umano, vale a dire l’amore in tutte le sue forme e sfaccettature, contenuto nel testo del brano con il quale i La Rappresentante di Lista hanno deciso di concorrere.
Nell’amore vi è la scoperta della forza umana e, allo stesso tempo, della sua fragilità: amare è calore, pazienza, dedizione, perdono e sospiri ma anche sudore, sofferenza, delusione e tormenti. Ecco spiegato il perché, se scovata ogni sua originaria unità, costituisce la più potente tra le forze cosmiche sulle quali si fondano l’evoluzione armonica della nostra vita e dell’intero Universo.
Ospiti a nostri microfoni, i La Rappresentante di Lista ci hanno parlato della loro esperienza sanremese e, in particolar modo, di “Amare”, inserita tra le tracce del loro album fresco di pubblicazione “My Mamma”. Ecco l’intervista completa:
Con il vostro eclettismo, originalità di approcci e spessore contenutistico i LRDL sono entrati di diritto nella lista degli artisti che hanno contribuito maggiormente a rinnovare la proposta artistica del Festival. In tutta onestà, avete ritenuto complicato inserirvi in un mondo del tutto differente dalle vostre logiche di produzione della musica?
(DARIO): «Il solo partecipare alla manifestazione canora per eccellenza del panorama nostrano, è stato per noi un onore, nonché fonte di grande gioia. Malgrado la mancata presenza del pubblico, non vi nascondiamo di aver vissuto attimi di gran tensione: una volta chiamati in causa, ci siamo sentiti trasportati in una sorta di bolla onirica: puff, tutt’un tratto la magia ci ha avvolti! L’abbiamo vissuta come una sfida il cui obiettivo era quello di far conoscere e recepire ad un pubblico nazionalpopolare la nostra musica e i messaggi in essa contenuti. L’inserimento di artisti di rottura con la tradizione (come avvenuto nel nostro caso) in un contesto abituato sinora ad un certo tipo di canoni stilistici, non può che costituire un monito al fine di costruire una nuova normalità che vada al di là di ogni logica binaria.»
Il brano che La Rappresentante di Lista ha portato a Sanremo è “Amare”. Spiegatecene gentilmente la genesi.
(VERONICA): «Che ci crediate o no, “Amare” è nata all’interno delle mura del monastero delle Figlie della Croce di Castelbuono (PA): è in un ambiente così raccolto ed intimo che abbiamo trovato l’ispirazione necessaria a far riaffiorare in note quel senso di benessere e di rinascita che, solo e soltanto, il più nobile dei sentimenti sa donare allo spirito. Con la sua esplosività e vibrazioni, la canzone è un invito al moto costante, a correre perennemente spinti dalla forza centrifuga dell’amore per far fronte alle proprie primordiali necessità.»
In un’era in cui l’amore si è ridotto a merce di consumo e nella quale il significato e la lettura delle emozioni avvengono attraverso la decodifica operata da modelli culturali di riferimento, si può realmente “amare senza avere tanto”?
(VERONICA): «Senza ombra di dubbio, siamo sotto l’assedio di diktat imposti che hanno profondamente alterato il sentimento amoroso, ridefinendolo e svilendolo. Per amare nel pieno delle proprie facoltà bisognerebbe svincolarsi da qualsivoglia rigido schema sociale, riuscire a trovare spazi di consapevole libertà. Non temete di mostrare all’altro anche i vostri lati più fragili; in fin dei conti, è proprio nella nostra fragilità che risiede il nostro essere umani.»
Voi membri de La Rappresentante di Lista avete più e più volte palesato che l’arte della musica è per voi un’attività espressiva, ludica e cognitiva, nonché gestione delle proprie emozioni e delle sue espressioni verso l’ambiente circostante. In che modo favorisce la conoscenza di sé e dell’altro?
(DARIO): «L’attività musicale rappresenta indubbiamente una modalità di scoperta della propria persona e delle proprie possibilità comunicative. È assodato che l’arte, in particolare, la musica nascano con l’uomo, con il suo bisogno di relazionarsi: l’impulso creativo si traduce poi in linguaggi espressivi a seconda della predisposizione dei singoli. Non prenderne atto vuol dire non considerarla parte significativa delle esigenze intime ed antropologiche.»
Vincenzo Nicoletti