Dopo tre elezioni politiche e una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero, Israele ha un governo: Benny Gantz e Benjamin Netanyahu, il 20 aprile scorso, hanno raggiunto un accordo per formare un governo di emergenza nazionale. Ma è davvero un bene?
L’accordo, convalidato anche dalla Corte Suprema di Israele, nonostante le numerose proteste e petizioni per impedire a Netanyahu, in stato di accusa, di ricoprire incarichi di governo, spiana la strada al giuramento del nuovo Esecutivo che dovrebbe avvenire il 13 maggio, e con cui terminerà la più lunga e dura crisi politica nella storia di Israele.
Secondo quanto riferito dalla stampa di Israele, l’accordo prevede che Netanyahu, leader dei Likud, ricoprirà la carica di primo Ministro per 18 mesi, e lo succederà allo scadere del termine Gantz, ex capo di Stato e leader del partito Blu e Bianco. Nei primi 18 mesi quest’ultimo sarà ministro della Difesa e il suo braccio destro, Gabi Ashkenazi, dirimerà la diplomazia.
«Abbiamo impedito le quarte elezioni, proteggeremo la democrazia, combatteremo il coronavirus e ci prenderemo cura dei cittadini israeliani», è stato il primo commento di Gantz. Non tutti però sono contenti dell’accordo stipulato: Yair Lapid, ex alleato di Gantz alle elezioni, teme che il compromesso sulla Commissione delle nomine sia sbilanciato a favore di Netanyahu, senza tralasciare il fatto che Gantz ha stabilito un precedente storico per Israele in base al quale un politico sotto accusa di reati penali ha la possibilità di formare un governo. Per questo, a detta di molti, gli israeliani sono stati traditi. Sono stati traditi proprio da colui che, paragonando Netanyahu al presidente turco Erdogan, si era apertamente e totalmente dichiarato contro, formando per le elezioni uno schieramento “tutti tranne Netanyahu”.
Si è finalmente raggiunto l’accordo per la formazione di quel governo di unità nazionale tanto atteso e conteso, ma è davvero così che se lo immaginava Israele? La risposta ci viene dalla protesta, simbolica e forte, di migliaia di israeliani scesi in piazza a Tel Aviv per denunciare i rischi legati all’accordo. Una protesta che rigorosamente, in tempo di pandemia, si è svolta rispettando i protocolli di sicurezza, e destinata a rimanere nella storia anche per questo.
«Tenendosi a due metri di distanza l’uno dall’altro, come ha imposto la polizia, urlando slogan attutiti dalle mascherine, migliaia di protestanti sono scesi in piazza […] avvertendo che questo Esecutivo rischia di mettere in pericolo la democrazia», si legge in un articolo di Roberto Bongiorni de Il Sole 24 Ore. Soprattutto gli elettori ed i sostenitori di Gantz si sono sentiti traditi per l’accordo stipulato con Netanyahu, sotto accusa per reati penali, e con cui adesso formerà il nuovo governo.
Inoltre Gantz ha accettato di inserire nell’accordo una clausola che impone di sciogliere il Parlamento nel caso in cui la Corte suprema dichiarasse ineleggibile il suo nuovo e impensabile alleato. Ha inoltre dato la possibilità a Netanyahu di nominare i giudici della stessa Corte suprema, i quali in futuro potrebbero chiaramente determinare l’esito del suo processo.
Il nuovo governo appare quindi scollegato dalla volontà di Israele, che aveva accolto Gantz come paladino della democrazia per la sua volontà di eliminare politicamente Netanyahu poiché incriminato per tre casi di corruzione, e non idoneo a prender parte a nessun governo di unità. Gantz però ha tradito Israele, e accogliendo il nuovo “governo di unità nazionale” ha insultato i suoi sostenitori e il Paese intero. È vero che «Israele avrà comunque, e finalmente, un governo. Ma, soprattutto, avrà quel budget nazionale che manca ormai da troppo tempo. Il limbo legislativo in cui versava la sola democrazia del Medio Oriente era divenuto difficile da gestire, quasi insostenibile», come sottolinea Bongiorni ed è anche chiaro che in un momento come quello attuale, di estrema crisi a causa della pandemia, un governo di unità nazionale è necessario e auspicabile; ma l’accordo raggiunto e il nuovo Esecutivo, oltre a non rispecchiare la volontà di Israele, saranno pagati a caro prezzo.
Siamo in realtà di fronte a un governo di corruzione nazionale, che non protegge certamente la democrazia come dichiarato da Gantz, ma anzi la mette in serio pericolo; e tutto questo anche con il favore della Corte Suprema.
Martina Guadalti