Inside Magritte Emotion Exhibition non è una semplice mostra espositiva, ma una vera esperienza sensoriale ed emozionale dedicata alla vita e alla carriera artistica di Renè. Reale e surreale si mischiano permettendo ai visitatori di immergersi in un mondo enigmatico ed intrigante, da scoprire e rimanerne catturati.

Per l’esattezza si tratta di un percorso espositivo multimediale, nel quale tecnologia, fotografia ed arte si fondono in un unicum lontano dai canoni espositivi tradizionali. La mostra è stata inaugurata il 9 ottobre 2018 ed è visitabile fino al 10 febbraio 2019 presso la cattedrale della Fabbrica del Vapore (Zona Monumentale-Milano). La realizzazione è stata resa possibile grazie al sostegno del Comune di Milano, Crossmedia Group-Hepco insieme a 24ORE Cultura e alla regia di The Fake Factory.

Renè Magritte tra immagine e realtà 

Oggi conosciuto come uno dei più grandi pittori ed artisti del surrealismo, è stato capace di indagare le molteplici sfaccettature del reale, come mai prima era successo. Scruta fin dal principio il mondo che lo circonda con occhi nuovi, osserva e scorge nella realtà qualcosa di più intrigante e complicato, che va oltre ad una mera visione oggettiva.

Una delle opere più conosciute, emblema del suo stile enigmatico ed ironico, è sicuramente La Trahison des images  (Il tradimento delle immagini, 1929). «Ceci n’est pas une pipe», tradotto in «Questa non è una pipa», è la frase che appare al centro del quadro. Apparentemente una scritta paradossale, è in realtà frutto di una riflessione sul linguaggio e le associazioni. L’artista vuole sottolineare la differenza banale, ma forse non visibile a tutti, tra l’oggetto reale e la sua rappresentazione, negando ogni tipo di legame tra immagine e realtà. La Trahison des images non è l’oggetto reale che tutti chiameremmo pipa, bensì solamente una raffigurazione pittorica.

Una vita in cerca di approvazione

Una vita non di certo semplice, che lo segna e lo mette alla prova fin da giovane, lo porterà sotto le luci della ribalta solamente dalla seconda metà degli anni Cinquanta in poi.

Nato in Belgio il 21 novembre del 1898 da una famiglia di mercanti, Magritte è avvezzo fin da piccolo a continui spostamenti e cambiamenti. L’infanzia sarà un periodo difficile, segnata per sempre dalla morte della madre, ritrovata suicida nel fiume Sambre. Il triste accaduto non lo arresterà, bensì lo porterà ad iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles. Inizialmente si guadagna da vivere svolgendo la professione di grafico pubblicitario.

L’incontro con l’artista metafisico Giorgio de Chirico e la scoperta della sua opera Le Chant d’amour (Canto d’Amore, 1914) saranno un punto di partenza per nuove sperimentazioni artistiche. Abbandona le regole dell’astrazione per dedicarsi in modo completo alla ricerca del soggetto appropriato da raffigurare. Sarà proprio in questo periodo che realizzerà la sua prima opera surrealista: Le Jockey perdu (Il fantino perduto, 1926).

Il 1926 è un altro anno di incontri, scoperte, novità, ma anche delusioni e ripartenza. A soli 28 anni conosce l’esponente massimo del surrealismo, Andrè Bretone tiene la sua prima mostra personale a Bruxelles. La critica non riesce a comprenderlo e lo stronca fin dal principio. Deluso ed amareggiato, si trasferisce a Parigi con la moglie.

Negli anni Quaranta, in piena dominazione nazista, spera di trovare un po’ di pace trasferendosi nel sud della Francia. Le opere che realizza in questa fase artistica, definita  periodo vache, sono grezze, ironiche ed ingenue; insomma, antidoti per lasciare alle spalle gli orrori della guerra. Ma i critici, ancora una volta, non riescono ad apprezzarlo.

La vera svolta arriva dopo la seconda guerra mondiale. La vita cambia, e questa volta solo in meglio.Dopo aver inviato una serie di quadri oltreoceano, riesce a farsi notare, instaurando contatti con un importante mercante d’arte di New York: Alexander Iolas. Nel 1956, l’artista belga e Iolas firmano un contratto di esclusiva, dal quale nasceranno la tanto attesa consacrazione artistica e il meritato successo.

Inside-Magritte Emotion Exhibition

Come detto precedentemente si tratta di una experience digitale, composta da 160 immagini, dedicata completamente ai momenti più importanti della vita dell’artista belga: dalle prime opere surrealiste fino al periodo post-bellico, passando per la Parigi degli anni ’20.

L’immersione nel mondo del surreale avviene per gradi: all’inizio una sezione introduttiva accoglie lo spettatore con una serie di pannelli, utili per conoscere meglio l’artista; mentre in un secondo momento l’interazione diventa più reale, addentrandosi nella Sala Immersiva. I soggetti proposti ricalcano tutti gli stili e gli approcci, mostrando in particolare modo i soggetti più famosi e ricorrenti, come ad esempio gli uomini in bombette che galleggiano nel cielo delle metropoli, i corpi umani con la testa di pesce, l’immagine degli amanti e la famosa pipa-non-pipa. Con le raffigurazioni anche lo spettatore diventa co-protagonista dell’esperienza visiva, interagendo con essa a 360 gradi.

Nel definire gli intenti della produzione, la curatrice scientifica della mostra Julie Waseige, si interroga sulle capacità espressive sconvolgenti dell’artista: «Proponendo l’opera del pittore surrealista belga attraverso le nuove tecnologia intendiamo invitare il nostro pubblico a immergersi con fare attivo e ludico nel cuore delle immagini. Grazie alla tecnologia immersiva è possibile comprendere quali metodologie egli avesse sviluppato per rendere un oggetto “sconvolgente”. In effetti, sceglie di dipingere degli oggetti quotidiani banali e allo stesso tempo creare delle composizioni che provocano un sentimento mai visto. Com’è possibile

È possibile perché l’artista allontana l’oggetto dal suo contesto quotidiano, lo smaterializza e crea delle associazioni nuove, mai viste prima. La tecnologia immersiva è solo un veicolo che aiuta ad enfatizzare uno stato emozionale presente sin dal principio nello spettatore. 

Emotion Exhibition è quindi non una semplice visione contemplativa, ma un cammino da assaporare passo per passo; di certo non semplice, ma enigmatico ed intrigante. L’arte si rende così fruibile a tutti in un percorso tra realtà e surreale, poesia e magia, senso di smarrimento e piacere. 

«Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. Ma c’è un momento, un punto, in cui anch’egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia

Marta Barbera 

Marta Barbera
Classe 1997, nata e cresciuta a Monza, ma milanese per necessità. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, attualmente studentessa del corso magistrale in Editoria, Culture della Comunicazione e della Moda presso l'Università degli Studi di Milano. Amante delle lingue, dell'arte e della letteratura. Correre è la mia valvola di sfogo, scrivere il luogo dove trovo pace.

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