USA 2020 Giovani
Fonte: edition.cnn.com

Le Presidenziali USA 2020 aspettano il nome del loro secondo protagonista: le primarie del Partito Democratico americano si approssimano, e potrebbero conoscere l’affermazione di idee “giovani”. Il paradosso è che queste idee sarebbero promosse e incarnate da due dei candidati in età anagrafica più avanzata.

Tra meno di un anno, il nome del candidato democratico che sfiderà Donald J. Trump (un ragazzino di 73 anni) per la Casa Bianca sarà infatti noto, e i contendenti con maggiori possibilità di affermarsi sono Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Joe Biden, età media: 75 anni.

Il cambiamento, per ora, è canuto e viene dal secolo scorso, ma guarda ai millennials e al futuro. E non si tratta di una contraddizione.

Primarie: anziani con idee giovani e giovani con idee vecchie

Gli Stati Uniti, un Paese di contrasti e contrapposizioni dove correnti aspramente conservatrici e fermenti progressisti convivono, oggi più che mai. Tra la costa ovest e la costa est, e soprattutto nel mezzo, le pulsioni più radicali della politica americana si affermano, dall’aggressivo populismo neo-con del GOP di Trump all’ecosocialismo della sinistra dem: non c’è più spazio, nel dibattito americano e non solo, per la corsa verso il Centro, che ha caratterizzato la vita politica del Paese negli anni ’90 e nei primi anni 2000. I fermenti della società sono arrivati in politica, e promettono di occupare la scena in USA 2020.

Se il fronte della destra si aggrappa alla figura di The Donald nonostante l’impeachment pendente e i disastri della sua presidenza, sarebbe logico assistere a un’affermazione di nuove leve a sinistra. Eppure, paradossalmente in presenza di un clima così innovativo e in rottura con il passato, le primarie democratiche per USA 2020 sono occupate da arrembanti “vecchietti terribili”, rivoluzionari o di sistema, e da giovani, outsider e/o che di tale hanno solo il documento di identità.

USA 2020 giovani
Sanders e Warren, i due “nonni” della Sinistra Americana. Fonte: Ethan Miller/Getty Images and Ronen Tivony/SOPA Images/LightRocket

Tra i 18 candidati spiccano front-runners riconducibili a ognuna di queste macro-categorie: il (sempre meno) favoritissimo Joe Biden, delfino di Obama e vecchia guardia del centrismo dem, un candidato vecchio anagraficamente e politicamente, ma anche l’anziano senatore Bernie Sanders, politico di lunghissimo corso e controcorrente ed esponente di spicco del socialismo americano, e Elizabeth Warren, sempre riconducibile all’ala sinistra del partito, anche se con accenti meno radicali.

Poi ci sono i giovani (e meno giovani): Buttigieg, Castro, Yang (rispettivamente 38, 45 e 44 anni) e la pasionaria afro-americana Kamala Harris (55 anni). L’anagrafica sarebbe dalla loro parte, ma secondo gli ultimi sondaggi e gli ultimi dibattiti televisivi, nessuna di queste candidature avrà la forza necessaria a imporsi. Inoltre, rappresentano l’ala più “liberal” in economia e in continuità con il passato del Partito Democratico. “Giovani abbastanza vecchi”.

Il cambiamento (generazionale) non ha età

I candidati ad avere le maggiori possibilità di affermarsi sono proprio i più anziani: Sanders e Warren, che sfidano il fragile primato di Joe Biden. Un confronto politico, quella in vista di USA 2020, che ha il sapore di “sfida geriatrica”, ma solo apparentemente: i “vecchietti terribili”, a differenza dello stantio Sleepy Joe, propongono ricette socio-economiche che protendono verso un’innovazione del passato (keynesiano, welfarista e redistributivo) riadattato al XXI secolo (soprattutto nello spazio concesso alle tematiche ecologico-ambientali), e sono quindi vicinissimi a istanze di profondo rinnovamento, capace di esercitare attrazione politica sui giovani.

Le idee più dirompenti della campagna elettorale delle primarie (ma anche in generale di USA 2020), come il Green New Deal, Medicare For All, la riforma del sistema educativo e universitario, e l’ampliamento dell’efficacia sostanziale dei diritti civili per le minoranze, sono interpretate, seppur da prospettive minimamente differenti, da due dei candidati più agèe, che possono sperare in un sorpasso su Biden (invece assai tiepido al riguardo) proprio attraverso questi temi.

USA 2020 Giovani
Le nuove leve del fronte di Sinistra del Partito Democratico, da Sinistra: Tlaib, Omar, Ocasio-Cortez e Pressley. Fonte: AP Photo

Non è casuale che entrambi questi candidati, secondo una rilevazione di YouGov, raccolgono circa il 70% dei consensi dei Millennials e di Generation Z. E non è un caso che la generazione più giovane dei politici democratici, tra cui spicca il gruppo delle donne elette al Congresso nel 2018, guidato dalla carismatica Alexandra Ocasio-Cortez, sostenga il candidato anagraficamente più vissuto di tutti, Sanders. E nemmeno, addirittura, che Warren contenda a Biden il primato nel consenso dell’elettorato cosiddetto moderato in alcuni stati strategici del mid-west.

È forse paradossale che i giovani non abbiano trovato una rappresentanza diretta, dato il peso sempre maggiore che esercitano sull’elettorato, ma il fatto che la loro visione si sia imposta al centro del dibattito restituisce la misura della maturità politica del Paese e di alcuni dirigenti democratici. Il cambiamento non ha età, se fosse ancora il caso di ribadirlo.

USA 2020: una sfida radicale

Le tassonomie elementari, delle quali quella di “giovani contro vecchi” è forse la più vetusta e consumata, hanno poco senso in politica. Molti rampolli emergenti, tra i quali si annoverano Emmanuel Macron o Matteo Renzi, hanno dimostrato di essere molto meno riformisti, incisivi e innovativi rispetto alle aspettative. Questo vale a maggior ragione nel contesto di USA 2020, dove, si potrebbe dire, i vecchi fanno i giovani e giovani fanno i vecchi.

Ad essere decisamente più rilevante è la radicalità delle proposte presentate, nell’accezione più etimologica del termine: l’elezione di Trump nel 2016 aveva a modo suo già dimostrato che “andare alla radice”, ossia proporre un’idea più netta di governo e di società, agevola la comunicazione e solidifica i legami con l’elettorato, specie giovane, meno ideologico ma più esigente dal punto di vista della chiarezza dei contenuti.

Svezia, 1985, Una “vecchietta terribile” in azione contro i neo-nazisti. Fonte: curioctopus.it

Nonostante l’anagrafica predominante, le presidenziali di USA 2020 saranno una sfida radicale, non geriatrica. E imprimeranno una direzione in continuità o in discontinuità con il trumpismo, probabilmente a tutto l’Occidente. Meglio rendersene conto subito, ed evitare di semplificarle in schemi troppo costretti come il conflitto generazionale.

I “vecchietti terribili”, espressione giornalistica che non a caso si riferisce alla volitività, sono forse i più capaci a erodere i consensi delle nuove destre. I giovani saranno pure il futuro, ma il presente sono proprio loro.

Luigi Iannone

Classe '93, salernitano, cittadino del mondo. Laureato in "Scienze Politiche e Relazioni Internazionali" e "Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica". Ateo, idealista e comunista convinto, da quando riesca a ricordare. Appassionato di politica e attualità, culture straniere, gastronomia, cinema, videogames, serie TV e musica. Curioso fino al midollo e quindi, naturalmente, tuttologo prestato alla scrittura.

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