WAV, la necessità di reagire e mettersi la violenza alle spalle
Fonte: Ottoeventi

WAV Women Against Violence è un collettivo composto da varie artiste italiane, guidate dal direttore artistico Bruno Mantra con il supporto della Casa Donna Padova e dell’Associazione Culturale Otto Padova, in scena contro la violenza di genere, triste fenomeno diffuso in tutto il mondo legato alla strutturale disparità sociale, economica e di potere tra i sessi che dipende da molteplici cause, fattori e condizioni.

Il progetto consiste in un ciclo di concerti ed eventi in cui si esibiscono le cantautrici in esso impegnate, nella creazione di una band al femminile composta da diciassette artiste e nella pubblicazione di un EP intitolato W.A.V. Women Against Violence (Unplugged). L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche inerenti la violenza di genere e il raccogliere fondi da devolvere al Centro Donna Padova al fine di fornire supporto alle loro attività giornaliere.

Per violenza maschile contro le donne non si intende solo e soltanto l’aggressione fisica, né la sua forma più estrema, ovvero il femminicidio. Nella sua accezione più pura include vessazioni e persecuzioni di qualsivoglia natura, dal ricatto economico, alle minacce e molestie sessuali, compiute da una persona concernente il sesso maschile contro una di sesso femminile in quanto tale. L’informazione, la formazione e la riflessione possono fare la differenza: al di là di aspetti inerenti il campo applicativo artistico e musicale, è anche di questo che si occupa WAV Women Against Violence.

La redazione di Libero Pensiero ha avuto il piacere di confrontarsi con Bruno Mantra, direttore artistico del progetto WAV Women Against Violence, che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande riguardo il suo operato.

Da anni sei impegnato con l’associazione culturale Otto che si occupa della divulgazione e promozione dell’arte indipendente con occhio di riguardo alla musica. Come e quando hai deciso di dare vita al progetto WAV Women Against Violence che unisce l’impegno artistico con aspetti sociali molto importanti come la lotta contro la violenza sulle donne e il femminicidio? Cosa ti ha spinto a dar vita ad un’associazione che si prefigge uno scopo tanto nobile?

«Prima di tutto grazie per lo spazio che ci concedete. È stato un movimento naturale a dar vita a questo progetto che, come ogni altro progetto di Ottoeventi, parte dall’interno, dalla dimensione interiore. Ci andava di fare qualche cosa di concreto e slegato da ogni aspettativa di ritorno economico e di immagine. Data l’indole spirituale intrinseca – anche se mai completamente manifesta – dell’associazione, da sempre abbiamo identificato il concetto di bellezza con la figura femminile (o per dirla alla Dan Brown “il femminino sacro”). Non è stato difficile, purtroppo, guardarsi attorno e capire quanto la donna oggigiorno sia ancora troppo spesso vittima e sottoposta a dinamiche che non condividiamo. Detto questo, è stato semplice unire l’arte con un impegno vivo e vero a favore della bellezza, e quindi della donna.»

WAV ad oggi è un collettivo composto da diciassette artiste italiane supportate dal Centro Donna Padova e dall’Associazione Culturale Otto Padova. Come sei venuto in contatto con queste realtà?

«In realtà diciassette sono le artiste che hanno partecipato alla realizzazione del disco “Unplugged”, ma durante le fasi di lavorazione del disco il numero è aumentato di un bel po’. Molte di loro le conoscevo già di persona (Elisa Bonomo, Romina Salvadori, Agata Munay, Masha Mysmane Bonetti, Roberta & Sylvia, Ludovica e Erika, Folake per esempio). Successivamente si è innescato un favoloso tam tam che ha visto le stesse artiste chiamarsi una con l’altra per partecipare. Inerentemente al Centro Donna, invece, è bastato recarmi presso la loro sede a Padova con una bozza (nemmeno scritta) di progetto. Tutte le volontarie hanno accolto in maniera entusiasta la proposta ed eccoci qua!»

Nonostante il progetto sia ancora in fase embrionale avete avuto modo di farvi conoscere attraverso il singolo ”Leadbelly”, brano blues scritto e composto dalla chitarrista e cantante Lil Alice che lo interpreta duettando con la cantante Irene Brigitte. Come mai avete scelto proprio questa canzone come ”apripista” del disco Unplugged Against Violence? Quale messaggio si prefigge?

«Crediamo che l’arte sia prima di tutto libera interpretazione. Intendo dire che lo stesso brano ascoltato da persone diverse può avere effetti diversi, per cui per rispondere a questa domanda devo necessariamente parlare a livello soggettivo. ”Leadbelly” è un blues e, come molti sanno, il blues è originariamente un canto di liberazione nato dagli schiavi di colore nei campi di cotone. Proprio con questo spirito abbiamo scelto di fare aprire le danze con il brano di Lil Alice: un modo per dire che ci siamo e che intendiamo esserci, essere liberi (e soprattutto libere) da ogni condizionamento e imposizione. Una dichiarazione di intenti insomma, senza timore di sfacciataggine o giudizio. Un blues alla bellezza.»

Di recente è stato istituito il Reddito di libertà per le donne vittime di violenza grazie ad una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Sardegna che prevede l’erogazione di un sussidio economico per la durata di tre mesi e altre agevolazioni. Ritieni questa misura un passo in avanti per dare supporto a chi ha subito violenze di genere? Credi che finora il Governo si stia muovendo in maniera opportuna oppure pensi che serva ben altro?

«Anche in questo caso devo rispondere a livello personale. Il collettivo WAV è composto da molte artiste che prima di essere tali sono persone, persone con una idea e un modo di vivere che va rispettato a prescindere. Non mi sento di poter parlare a nome di tutte per rispondere a questa domanda proprio per rispetto alle ideologie di ognuna. In ogni caso credo che ogni passo mosso nella direzione che va verso la salvaguardia dei diritti delle donne sia importante e giusto. Ci tengo a precisare che WAV è, almeno finché c’è la mia presenza al suo interno, totalmente slegato da qualsiasi fazione partitica o politica. Non ha alcun altro interesse che quello di dare un piccolo aiuto a sensibilizzare il pubblico verso un problema che non ha barriere di bandiere o colori: la violenza sulle donne. Tutto questo perché crediamo che una donna violentata, che sia essa cinese o africana, cattolica o induista, comunista o fascista, atea o credente, top manager o operaia, sia sempre e solo una vittima di un atto che non possiamo più accettare. Personalmente, e sottolineo personalmente, credo che ogni atto che si possa considerare rivoluzionario al giorno d’oggi debba essere slegato da ogni contatto con il mondo politico e istituzionale. Non mi esprimo dunque sul Governo e sul suo operato. Prima del Governo c’è la vita delle persone: purtroppo sono due cose ancora troppo distinte e distanti.»

Oltre al disco finora avete organizzato altre iniziative tra cui live, eventi e una raccolta fondi il cui ricavato sarà devoluto al Centro Donna Padova a supporto delle loro attività. Quali altri progetti avete per il futuro?

«Tutti gli utili provenienti dalle attività di WAV (live e disco) saranno ad appannaggio del Centro Donna Padova a sostegno delle loro molteplici attività. Per il futuro intendiamo far crescere il Collettivo e allargare più possibile il compasso. Oltre alla chiave unplugged che ora sta assorbendo una parte dominante delle nostre energie, si sta formando una vera e propria super band per poter proporre anche uno spettacolo live in chiave elettrica e magari, chissà, un nuovo disco in questa veste rock. Grazie per la vostra pazienza e per aver letto fino a qui. #LeCantiamoAllaViolenza»

Vincenzo Nicoletti

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