Il Soggetto Imprevisto Arte e Femminismo

Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e femminismo in Italia, inaugurata il 4 aprile in concomitanza con Miart, è la prima esaustiva indagine dedicata ai rapporti tra arti visive e movimento femminista in Italia, presentata a Milano, presso FM Centro per l’Arte Contemporanea, ed aperta al pubblico fino al 26 maggio. 

La mostra, Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e femminismo in Italia, curata da Marco Scotini e Raffaella Parma, in collaborazione con MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Frittelli Arte Contemporanea e con il contribuito speciale di Dior, cattura lo sguardo e l’attenzione dello spettatore, ricostruendo nel dettaglio un panorama artistico, rimasto spesso in ombra.  

1978: un Soggetto Imprevisto emerge nella scena artistica

Il percorso espositivo Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e femminismo in Italia si sviluppa in un arco cronologico comprendente la storia dell’arte degli anni Settanta. Questi sono anni nevralgici e spartiacque per la storia del XX Secolo, durante i quali il pensiero femminista, alimentato da un senso di giustizia, sviluppa sempre di più nuove consapevolezze. Molte artiste iniziano a rivalutare il loro ruolo nella società, confrontano e condividono il loro vissuto, fino a denunciare ogni tipo di discriminazione.

Ed è in questo scenario che il 1978 assume i connotati di un anno simbolico e cruciale per la storia delle donne e dell’arte femminile: donne ed artiste di tutto il mondo si riuniscono e all’unisono rivendicano più spazio e più visibilità all’interno di musei e istituzioni, luoghi in cui è sempre stato difficile presenziare.

Nel giugno di quell’anno infatti ottanta artiste – tra cui Tomaso Binga, Lucia Marcucci, Irma Blank, Maria Lai, Giulia Niccolai, Mira Schendel, Anna Oberto, Patrizia Vicinelli, – fanno il loro ingresso alla Biennale di Venezia, con la mostra di sole donne Materializzazione del linguaggio, a cura di Mirella Bentivoglio. Nell’ambito della stessa edizione, Ketty La Rocca, protagonista della neoavanguardia italiana, viene omaggiata con una mostra antologica, oggi presente al MoMa e al Centre Pompidou. Anche gruppi femministi minori, come “Immagine” di Varese “Donne/Immagine/Creatività” di Napoli, trovano spazio ai Magazzini del Sale. Il cambiamento è alle porte, la rivendicazione in atto.

Ma non solo in Italia, anche all’estero. Nel 1978 viene presentato a Belgrado il seminario femminista internazionale Comrade Woman: Women’s Question – A New Approach? e in Polonia, a Breslavia, la First International Women’s Art Exhibition, curata da Natalia LL, un’artista internazionale, attiva anche nella scena italiana.

Un percorso espositivo ricco e diversificato

Il percorso espositivo Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia, realizzato grazie a diversi prestiti provenienti da collezioni private, archivi o istituzioni pubbliche, presenta un panorama di esperienze e percorsi ricco e diversificato, con al centro i lavori artistici di circa cento donne.

Le opere scelte, seppur nella loro diversità, sia a livello di contenuto che di codice espressivo, trovano un punto di contatto attorno a due poli: parola e linguaggio. Nelle realizzazioni delle artiste italiane il corpo assume valenze simboliche, spogliandosi degli aspetti più carnali. Quello rappresentato, molto spesso, è un corpo che entra in relazione con la sfera del linguaggio, e in alcuni casi si fa letteralmente parola, come nelle opere di Ketty La Rocca e Lucia Marcucci.

Ketty La Rocca, Installazione con specchi, 1967. Courtesy CAMeC – Centro Arte Moderna e Contemporanea, La Spezia. Photo © Alto Piano Studio
Opere di Lucia Marcucci. Courtesy l’artista e Frittelli arte contemporanea, Firenze. Photo © Alto Piano Studio
Lisetta Carmi, dalla serie Il parto, 1968 (Collezione Enea Righi. Courtesy Galleria Martini & Ronchetti, Genova) e Agnese De Donato. Photo © Alto Piano Studio
Manifestazione femminista alla Magliana, Roma, 1976, © Paola Agosti 

Tra questi due poli estremi, corpo e linguaggio, prendono vita quattro principali aree tematiche: il linguaggio e la scrittura, l’oggetto e il mondo domestico, l’immagine e l’autorappresentazione, il corpo e la performatività, volte a documentare tutta la ricerca artistica sperimentale degli anni Settanta. Ma Il Soggetto Imprevisto, oltre a voler rappresentare una mera esposizione, è anche fonte di ricerca e veicolo di importanti riflessioni: le lotte per il divorzio, l’aborto, la legge contro la violenza, la rivendicazione dei diritti femminili, l’abbattimento degli stereotipi di genere e la rivalutazione del ruolo della donna nella società e nella cultura.

Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia è dunque un percorso espositivo-riflessivo che vuole mettere in crisi la tradizionale lettura storica-critica dell’arte femminile. Le artiste, in quegli anni, hanno alzato la voce all’unisono, optando insieme per nuove condizioni: non più marginali, ma centrali; non più dipendenti, ma indipendenti; non più ingiuste, ma semplicemente un po’ più giuste.

«Riconosciamo in noi stesse la capacità di fare di questo attimo una modificazione totale della vita. Chi non è nella dialettica servo-padrone diventa cosciente e introduce nel mondo il Soggetto Imprevisto» (Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel).

Marta Barbera

Immagine di copertina: Lucia Marcucci, Perfection, 1971. Collage su tavola / Private collection. Courtesy the artist and Frittelli Arte Contemporanea, Firenze, ©




Marta Barbera
Classe 1997, nata e cresciuta a Monza, ma milanese per necessità. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, attualmente studentessa del corso magistrale in Editoria, Culture della Comunicazione e della Moda presso l'Università degli Studi di Milano. Amante delle lingue, dell'arte e della letteratura. Correre è la mia valvola di sfogo, scrivere il luogo dove trovo pace.

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