Durante il bilaterale tenutosi prima dell’avvio del G7 a Hiroshima, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha manifestato le sue preoccupazioni riguardo le posizioni del Governo Meloni sui diritti LGBTQIA+ in Italia. L’incontro è stato organizzato dalle due diplomazie come preludio all’avvio del G7 e non aveva i diritti tra i temi chiave della conversazione, ma ciò non ha impedito al primo ministro canadese di contestare le posizioni del Governo Meloni sui diritti delle persone LGBTQIA+.
Così, cogliendo alla sprovvista la premier Meloni, Trudeau, si unisce a quell’ondata di critiche e malcontento, ormai dilaganti, anche a seguito della condanna dell’Italia da parte del Parlamento Europeo.
“Il suo governo sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni” la risposta di Meloni, riportata da alcuni media canadesi presenti alla prima parte dell’incontro, accompagnata da un’espressione visibilmente infastidita della Premier. Affermazione fuorviante ed inesatta, basti pensare, per esempio, che la maggioranza che siede in Parlamento in Italia è la stessa che ha sguaiatamente esultato quando la legge contro i crimini d’odio proposta dal Deputato Zan è stata bocciata oppure agli ultimi provvedimenti varati riguardo le famiglie omogenitoriali. D’altro canto, sia prima che dopo l’instaurazione del governo Meloni e la sua carica di Premier, la retorica della destra italiana e di Meloni in materia di diritti non è mai cambiata, se possibile peggiorata e decisamente strumentalizzata, da quella fetta della popolazione che oggi più che mai si sente legittimata a perpetuare atteggiamenti discriminatori nei confronti delle categorie sociali meno tutelate nel Paese. A livello europeo, però, questa cosa non è passata inosservata. Questa retorica anti-LGBTIA+ oltre a ricevere opposizione, sta spingendo l’Italia verso un isolamento a livello internazionale, con un accostamento sempre più diretto ed automatico a paesi come Ungheria e Polonia, conosciuti per le loro posizioni in materia di diritti. Nella nuova classifica elaborata dall’associazione Ilga-Europe (International Lesbian and Gay Association) l’Italia si posiziona al trentaquattresimo posto su quarantanove Paesi, superando l’Ungheria, che si trova al trentunesimo posto, per il rispetto dei diritti delle persone LGBTQIA+ in Europa.
La condanna da parte del Parlamento Europeo
Emblematica è la condanna dell’Italia da parte del Parlamento Europeo, chiara manifestazione del fatto che gli altri Paesi sono consapevoli della criticità della situazione in Italia e di come tutto questo abbia chiaramente delle ripercussioni nel quadro europeo, sarà questo a generare tanto fastidio come le affermazioni di Trudeau.
“[Il Parlamento Europeo] esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtq a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell’Ue; ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone Lgbtiq sono un’ideologia anziché esseri umani; condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”
Insieme alla Polonia e all’Ungheria, l’Italia è stata condannata per le posizioni contro la comunità LGBTQIA+ in un emendamento inserito in una risoluzione più ampia sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità, vista la nuova legge che criminalizza le persone che appartengono alla comunità LGBTQIA+, approvata in Uganda. I Verdi hanno colto l’occasione di ammonire quei paesi le cui disposizioni remano esattamente contro i passi avanti e, al contrario, alimentano tutto quello che ancora si fatica a contrastare, la medicalizzazione e la penalizzazione insieme all’assenza di tutele per le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+.
Ormai è chiaro a tuttə che il Governo Meloni, portando avanti una retorica anti-LGBTQIA+ accompagnata da misure politiche, sta normalizzando e regolamentando tramite leggi le discriminazioni e le disuguaglianze sistemiche su cui il nostro sistema sociale è fondato.
Giuseppina Pirozzi