I padroni reprimono i lavoratori in sciopero: la polizia resta immobile
Manifestazione per Adil a Bologna. Foto di Emanuela Gangone

L’11 giugno a Tavazzano, presso uno stabilimento Fedex-Tnt gestito dalla ditta Zamperi, diversi lavoratori e manifestanti S.I. Cobas licenziati per la chiusura del punto logistico, sono stati aggrediti con taser e bastoni. Il padrone avrebbe offerto dei soldi ai lavoratori ancora in servizio, impossibilitati a svolgere le loro funzioni a causa del picchetto dei sindacalisti S.I. Cobas, per convincerli a cacciare i loro ex colleghi dai cancelli; per giunta avrebbe assoldato una squadraccia di bodyguards professionisti, col risultato di nove feriti e un sindacalista in ospedale, in gravi condizioni. Ad assistere a tutto ciò, la polizia in assetto antisommossa, immobile davanti l’inaudita violenza organizzata dal padrone, non intervenendo per ciò che si dimostra un attacco squadrista.

A una sola settimana di distanza, il 18 giugno, durante un picchetto davanti ai cancelli della LIDL di Biandrate (Novara), l’autista di un camion, investe e uccide il sindacalista e lavoratore Adil Belakhdim, che stava partecipando al sit-in, dimostrando contro gli improvvisi licenziamenti adottati dall’azienda. I manifestanti hanno cercato di dissuadere gli autisti dei camion a uscire per le consegne, ma uno fra loro ha deciso di forzare il blocco umano, attraversando velocemente l’entrata e travolgendo il sindacalista. LIDL si è espressa in una nota di cordoglio, sentendo però ill bisogno di evidenziare che l’autista non risultasse assunto da loro, ma da una ditta terza, così da potersi discolpare.

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Manifestazione lavoratori a Bologna. Foto di Emanuela Gangone

Questi eventi, come anche l’aggressione squadrista del 16 giugno alla TextPrint di Prato, a opera dei padroni, che hanno preso a sassi e pugni i manifestanti S.I. Cobas in picchetto all’ingresso dello stabilimento, arrivano dopo un’escalation di violenza, repressione e attacchi squadristi ai danni degli operai, soprattutto della logistica, che manifestano in vista della scadenza dei CCNL, per i licenziamenti improvvisi e per il mancato rispetto dei diritti basilari dei lavoratori. A fare da esempio, il caso dei corrieri Amazon costretti a espletare i bisogni fisici nelle bottigliette di plastica, guidando i furgoni, così da non fermarsi mai e restare performativi durante l’intero orario lavorativo.

A motivare l’indizione degli scioperi dei lavoratori da parte di S.I. Cobas e Usb, e ad inasprire gli animi degli operai, già esasperati anche dal prossimo sblocco dei licenziamenti che mette a rischio 150mila posti di lavoro, anche gli eventi degli ultimi mesi che hanno posto in evidenza le quasi inesistenti tutele sui luoghi di lavoro. Sono 306 i morti entro i primi mesi dell’anno – è del 16 giugno la notizia di un sedicenne ricoverato in gravi condizioni a seguito di una caduta da un’impalcatura, durante l’alternanza scuola/lavoro. Alle verifiche delle forze dell’ordine, quasi su ogni luogo d’incidente risultavano manomissioni o inottemperanze da parte dei padroni concentrati soltanto sulla massimizzazione del profitto, non tenendo conto della tutela del personale.

 In risposta, i padroni non si limitano al silenzio o a frasi di circostanza, bensì preferiscono rispondere con forza e violenza, attaccando i manifestanti e sostenendone la repressione violenta. In tutto ciò, le forze dell’ordine sono spettatrici immobili agli atti squadristi ai danni di manifestanti pacifici, anche se avrebbero l’obbligo di intervenire per sedare le aggressioni. Come se non bastasse, le istituzioni tacciono e il Presidente del Consiglio dichiara « Sono molto addolorato per la morte di Adil Belakhdim. É necessario si faccia subito luce sull’accaduto » quando i fatti sono chiaramente davanti agli occhi di tutti.

I padroni inalberano un’offensiva di classe verso lavoratori che manifestano per i propri diritti, per la mancanza di tutele lavorative, e il tutto viene strumentalizzato in modo tale da sembrare un regolamento di conti fra i lavoratori che scioperano e fra quelli che possono continuare a lavorare all’interno degli stabilimenti, in attesa dei prossimi licenziamenti giustificati dalla pandemia. Questa strumentalizzazione assume contorni macabri a Piacenza, dove i vertici della ditta Zamperi sono stati accusati di aver offerto del denaro ai lavoratori precari ancora attivi in azienda, per spingerli ad aggredire i manifestanti in picchetto all’esterno del polo logistico.

I padroni si fanno scudo dei lavoratori, costretti ad accettare forme di ricatto meschine e ad agire violentemente contro i propri colleghi, così da mantenere alta la produzione, senza ascoltare le richieste dei sindacalisti e preferendo la repressione violenta. Ancora una volta, per i padroni, il capitale resta il focus dal quale non discostarsi, anche a discapito delle vite degli operai

In tutto ciò le forze dell’ordine intervengono contro i sindacati, emettendo fogli di via, multando i manifestanti e caricando i lavoratori. Avallare gli atteggiamenti squadristi  e repressivi dei padroni, non intervenendo anche in situazioni in cui sarebbe stato d’obbligo, di fatto giustifica queste violazioni e crea un precedente per i prossimi padroni che si sentiranno liberi di intervenire violentemente. Andrebbe ricordato che il diritto di scioperare viene sancito all’art.40 della Costituzione, in base a ciò istituzioni e forze dell’ordine dovrebbero garantire il rispetto di tale diritto facendo in modo che esso possa essere esercitato in modo sicuro, anziché restare impassibili dinanzi alle repressioni dei padroni.  

Manifestazione lavoratori a Bologna. Foto di Emanuela Gangone

Il 19 giugno si è tenuta a Roma una manifestazione indetta da S.I. Cobas e dal Patto d’azione anticapitalista, nata inizialmente per dimostrare rispetto allo sblocco dei licenziamenti e ai rinnovi per il CCNL, poi diventata anche un sit-in in memoria di Adil, dove uno striscione enunciava « Per Adil assassinato per il prodotto. Mobilitazione immediata per i crimini dei padroni ». É importante che le istituzioni intervengano e che le forze dell’ordine non si limitino a controllare minuziosamente i pullman diretti alle manifestazioni, ma che si dedichino anche ad accertarsi che i padroni non si adoperino in azioni repressive e squadriste ai danni di operai sfruttati e non tutelati adeguatamente.

Gli animi dei lavoratori si inaspriscono, la lotta prende una forma più netta, ora che i padroni non hanno remore ad attaccare i lavoratori senza nascondersi troppo. Se il ministro Orlando non si esporrà con qualcosa di più di un’asettica dichiarazione deresponsabilizzante, i lavoratori potrebbero ribaltare la situazione, non restando fermi a farsi aggredire, e i padroni saranno meno al sicuro, nei loro palazzi di vetro.

Andrea Agrillo

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