ddl zan - visione comune - crimini d'odio
Fonte immagine: https://www.facebook.com/alessandro.zan

La militanza che ha come punto d’arrivo la garanzia di diritti non si ferma, soprattutto se l’ostruzionismo è generato dall’opposizione di chi gode di quegli stessi diritti che a molte persone vengono negati. Quando il 27 ottobre 2021 il Ddl Zan è stato bloccato in Senato, forte e chiaro era il sentire comune della gente, in netto contrasto con il volere dei senatori. Perché se è vero che a una rappresentanza monca in Senato è toccato dire l’ultima parola sul Ddl Zan, la risposta dei cittadini e delle cittadine è arrivata nelle piazze, divenute palcoscenico di uno spettacolare dissenso. Una presa di posizione netta a favore del disegno di legge Zan e contro una classe dirigente dimostratasi ancora, per l’ennesima volta completamente incapace di mettere i bisogni e le necessità di un popolo prima dei propri interessi elettorali.
La perseveranza di chi condivide una visione comune, però, il 19 marzo 2022 si è nuovamente manifestata con un evento collettivo organizzato a Roma dalla vicepresidente dell’Emilia-Romagna e leader di Coraggiosa Elly Schlein. Tra le numerose figure di rilievo coinvolte proprio Alessandro Zan, che con il suo intervento rinnova il suo impegno e si dichiara pronto a lottare fino all’ultimo minuto di questa legislatura per la legge contro i crimini d’odio che porta il suo nome.

L’intervento di Alessandro Zan a Visione Comune

Durante il suo intervento a Visione Comune, Alessandro Zan ripercorre l’iter del Ddl Zan fin dopo il suo affossamento il 27 ottobre 2021. Agli applausi e all’entusiasmo di una destra reazionaria che non ha trattenuto sfacciate reazioni quel giorno in Senato, Zan risponde a Visione Comune che «quei senatori non rappresentano il sentimento prevalente del nostro paese».
Il 27 aprile 2022, dopo sei mesi, riprende la discussione della legge contro i crimini d’odio e anche se la società ha dato prova d’essere più avanti della politica, è necessario tutto l’impegno possibile affinché il Ddl Zan passi in Senato. Alle spalle, quella che è stata definita da Zan stesso un’esperienza parlamentare difficile, frutto di uno studiato gioco delle parti dell’opposizione, coesa e fedele a quello scopo comune: affossare la legge. In un ambiente sterile, dominato da pregiudizio, disinformazione e delirio di poter trovare una giustificazione plausibile all’odio nella libertà di espressione, ogni possibilità di confronto politico è stata sabotata. Nel mentre, costanti le proposte di tagli al testo originale giustificati da quella presunta inclinazione a salvaguardare certi equilibri parlamentari. Quei cambiamenti proposti, però, nella loro attuazione avrebbero manifestato il loro reale intento: perpetuare uno stato di diritto garantito solo a una fetta della popolazione e non allə cittadinə tuttə, come dimostra tutta la polemica sull’identità di genere. Da queste evidenze, la necessità e l’importanza del rifiuto a cedere a cambiamenti e modifiche.

Ddl Zan come soluzione all’esclusione sociale

Nel suo discorso a Visione Comune Zan affronta anche il tema dell’esclusione sociale, sottolineando come la presenza stessa di una legge contro i crimini d’odio possa essere un antidoto al problema. Partendo dal Ddl Zan e dalla tutela di tuttə cittadinə fino ad arrivare alla cittadinanza, i due poli sono legati dal filo sottile dei diritti garantiti, indipendentemente dalle condizioni personali dei singoli. Unə cittadinə tutelatə dallo Stato, i cui diritti sono garantiti, può materialmente dedicarsi alla collettività e al benessere della società; in caso contrario, il suo dispendio di energie sarà impiegato nel sopperire alle mancanze dello Stato, alla sopravvivenza in un contesto che non salvaguarda le necessità di tutte le soggettività. Una legge contro i crimini d’odio garantisce l’accesso alla piena cittadinanza e porta beneficio all’intera comunità, in un’equazione armoniosa di benessere del singolo come il benessere della società. Uno Stato democratico deve garantire questi diritti e se non lo fa, citando l’Articolo 3 della Costituzione, c’è bisogno di un’azione concreta da parte della Repubblica.

<< Noi non vogliamo vivere nella società del patriarcato, fatta di misoginia, omotransbifobia, abilismo. Noi vogliamo vivere in uno stato di diritto, dove viene pienamente rispettato l’articolo 3 della Costituzione. >>
e continua Zan a Visione Comune: «Una legge contro i crimini d’odio, in un paese che ha ancora una forte accezione patriarcale, è la Repubblica che rimuove gli ostacoli».

Giuseppina Pirozzi

Giuseppina Pirozzi
Se potessi, scriverei per sempre senza fermarmi neanche un istante. Ogni momento è perduto nel fluire continuo e incessante dell’esistenza, se non è cristallizzato dall’inchiostro alleato sul quel foglio innocente che accoglie le speranze e i sogni mancati, ed io forse ho perso un bel po’ di cose da quando son nata, ma la penna è la mia spada e il foglio è il mio scudo, insieme le mie battaglie le abbiam vinte tutte. Mi chiamo Giusy e ho 21 anni, amo la letteratura, la poesia, la primavera e i sorrisi degli sconosciuti che ti colorano le giornate un po’ grigie.

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