Iene Vegane: Alessandra Di Lenge tra posizioni no vax e antispecismo
Immagine: facebook.com

In passato, su queste pagine abbiamo cercato di far conoscere la sperimentazione alternativa e dimostrare che la sua realizzazione potrebbe convincere molti animalisti ad abbandonare le loro posizioni no vax. Abbiamo voluto così continuare la nostra indagine, intervistando Alessandra Di Lenge, dell’associazione Iene Vegane, per capire come si coniuga la posizione no vax con la causa antispecista.

Come sono nate le Iene Vegane e di cosa si occupano?

«Iene Vegane sono nate da una mia idea. Prima di fondare questo movimento, diventato successivamente associazione riconosciuta, ho frequentato diversi gruppi di attivisti a partire dal 2012, anno della liberazione dei beagles di Green Hill e della mia svolta antispecista. Ci occupiamo di diritti degli animali non umani, in quanto esseri senzienti, in grado di sentire il dolore come noi e sfruttati a causa di una differenza fisica. Mi preme ricordare che l’umano ha usato la stessa modalità, ovvero differenze di colore della pelle, genere sessuale ed altro, per compiere stragi nei confronti di altri umani. Quindi l’abbattimento del concetto di “differente” come criterio meritorio di maggiori o minori diritti, è urgente per abbandonare ogni discriminazione. Ci occupiamo di correlazione tra alimentazione carnea e fame nel mondo, inquinamento, proliferazione di epidemie e spreco di risorse. Organizziamo presidi pubblici informativi, conferenze, flash mob, vengo spesso invitata in televisione e conduco rubriche televisive».

In qualità di Iena Vegana, lei ricorre alla libertà di scelta rispetto al vaccino contro il Covid. Ci spiega quali sono le motivazioni che la portano a non vaccinarsi?

«Non mi vaccino perché cerco di evitare qualsiasi farmaco per differenti motivi, tra cui i test eseguiti sugli animali e i rischi per il singolo. Inoltre ho avuto la prima forma di Covid senza complicanze e nell’ultimo anno sono stata a contatto con decine di positivi, risultando sempre negativa. Perché dovrei vaccinarmi? Credo nella libera scelta dell’individuo, è giusto che possa usufruire di qualsiasi trattamento farmacologico chi è d’accordo sul ricevere lo stesso, senza modalità coercitiva. La nostra Costituzione presa a calci dal governo parla di diritto al lavoro, salvo poi levarlo ai non vaccinati, tramite un evidente ricatto. I media non hanno mai affrontato la questione dando spazio a scienziati di “entrambe le parti”, ma ridicolizzato medici e virologi che si sono permessi di instillare leciti dubbi basati su studi scientifici. Non farò da cavia a un farmaco di cui parte delle componenti sono secretate dalle case farmaceutiche e il governo si guarda bene dal prendersi la responsabilità dei gravi effetti collaterali: morti improvvise, miocarditi, infarti, neuropatie e problemi sistemici di diversa natura. Mio padre stesso dopo la vaccinazione, che medici incompetenti gli hanno somministrato nonostante fosse appena guarito dal Covid, ha avuto “in regalo” una parestesia costante agli arti inferiori; i medici stessi hanno ammesso che succede spesso dopo la vaccinazione».

Gli animali domestici e più in generale quelli che vivono nei centri urbani, vengono solitamente vaccinati. Da Iena Vegana, lei ritiene questa una scelta appropriata?

«Dipende: se possono incorrere nel rischio di contatto con selvatici, sicuramente è importante la vaccinazione. Pepi, il cane che vive con me, dopo il primo richiamo non ha eseguito altre vaccinazioni per reazioni avverse. Aveva 3 anni, ora ne ha 13».

Allora perché gli antispecisti come voi Iene Vegane sono propensi alla vaccinazione degli animali ma poi non vaccinano se stessi?

«Nel mio caso adotto lo stesso comportamento».

In qualità di Iena Vegana, lei ritiene che esistano soluzioni alternative al vaccino per combattere questo virus e continuare a vivere in società?

«Personalmente eseguo 3 tamponi a settimana, inoltre ho avuto il Covid nel 2020, senza nessuna complicazione. Probabilmente sarà utile l’uso corretto della mascherina al chiuso in determinati periodi o appena chiunque abbia qualche sintomo di raffreddamento, come molto civilmente fanno in altri paesi. Inoltre sarebbe utile mostrare gli allevamenti dove gli animali vivono nel letame senza distanziamento sociale, ma addirittura attaccati, e conseguentemente riflettere sulla vera motivazione dell’insorgenza di alcune malattie che poi si adattano all’ospite umano, ovvero le zoonosi. Un altro problema di priorità assoluta sanitaria è l’antibiotico resistenza, correlata in primis al consumo di carne e alle etichettature sibilline “senza uso di antibiotici” che si riferiscono solo ad alcuni giorni precedenti alla macellazione, senza contare il resto del tempo. I polli vengono macellati a tre settimane di vita, dopo l’assunzione quotidiana di antibiotici: visto l’allevamento in decine di migliaia di individui senza spazio individuale corretto e impossibilità di riconoscerli singolarmente, a scopo preventivo assieme al cibo vengono somministrati antibiotici a tutti. In ultimo diversi scienziati mettono in discussione l’obbligo vaccinale».

Esiste una sperimentazione alternativa all’utilizzo degli animali come cavie da laboratorio? Per voi Iene Vegane, quale è il motivo per cui questo tipo di sperimentazione non viene presa in considerazione?

«Certamente. Eccone alcuni esempi: i modelli informatici; le analisi chimiche; le indagini statistiche (come l’epidemiologia e la meta-analisi); gli organi bioartificiali; i microchip al DNA; i microcircuiti con cellule umane. In alcuni casi vengono presi in considerazione e utilizzate, ma nella minoranza dei casi. Il motivo a parer mio è la presunta necessità di un organismo vivente completo che però, oltre ai risvolti etici, rimane comunque differente da un umano. Basti pensare che su topi e ratti vengono sperimentate cure su malattie che nell’umano si manifestano in diversi anni, quando l’aspettativa di vita delle cavie appena citate è circa di un anno».

Secondo Iene Vegane, in che modo è possibile iniziare a far conoscere e promuovere la sperimentazione alternativa?

«Attraverso un’università moderna, che vada verso una nuova ricerca utile a salvare vite senza sacrificare altre vite. A scuola inoltre dovrebbe essere insegnata l’etica e il diritto alla vita per tutti. Siamo ospiti della Terra assieme alle altre creature. Non siamo più importanti di loro».

Lei ritiene che gli animalisti riluttanti si sottoporrebbero a un vaccino contro il Covid creato attraverso sperimentazione alternativa?

«Indubbiamente sì. Tenendo comunque conto del fatto che, a mio avviso, ma anche di Ippocrate, padre della medicina, ricorrere a qualsiasi farmaco dovrebbe essere successivo all’uso di rimedi naturali. A volte in natura, senza effetti collaterali, troviamo le cure necessarie; quando ciò non dovesse sortire effetto, ben vengano i farmaci, per chi, senza coercizioni altrui, li vorrà utilizzare».

Come è stato possibile leggere fino a oggi, abbiamo sempre assunto posizioni favorevoli in merito alla vaccinazione contro la Covid-19. Al contrario di quanto sostenuto dalle Iene Vegane, il nostro quotidiano si è di fatto sempre espresso in sostegno del vaccino, andando anche oltre le posizioni governative e chiedendone l’obbligatorietà. Più critico, invece, è stato nei confronti del green pass, o meglio della sua applicazione, che ha scaricato sull’individuo la responsabilità della vaccinazione, senza comunque mai appoggiare le rivendicazioni dei no green pass che attaccano il lasciapassare verde per continuare a proclamarsi liberi di non vaccinarsi.

In ogni caso, riteniamo necessario comprendere perché avvengano determinati fenomeni sociali. E questo può essere realizzato solo indagando a fondo gli attori politici che assumono posizioni diverse. Riteniamo che favorire il dialogo e l’interlocuzione tra le soggettività politiche presenti sul territorio nazionale possa evitare di isolare quelle che all’apparenza, e a volte in sostanza, sono posizioni diffuse in una parte della società civile. Solamente un’informazione plurale, che dia il giusto spazio e riservi un eguale trattamento ai nuovi fenomeni sociali, può consentire all’opinione pubblica di sviluppare una maggiore comprensione della realtà che ci circonda e, allo stesso tempo, non consentire a queste nuove istanze sociali di saldarsi con ideologie reazionarie per mancanza di partecipazione alla vita civile. In tale modo, sarà più semplice evitare legami con attori pronti a veicolare il malcontento popolare per il loro tornaconto, come capitato di recente con l’assalto alla sede CGIL di Roma.

Gabriele Caruso

Gabriele Caruso
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, mi occupo soprattutto di indagare la politica italiana e di far conoscere le rivendicazioni dei diversi movimenti sociali. Per quanto riguarda la politica estera, affronto prevalentemente le questioni inerenti al Regno Unito.

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