Oggi 17 febbraio 2021 si festeggia il manifesto della comunicazione non ostile, un progetto nato nel 2016 dall’iniziativa dell’associazione no-profit torinese Parole O_Stili con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’utilizzo delle parole in rete.
Le parole infatti, come si legge sul sito ufficiale dell’associazione, possono commuovere e provocare reazioni positive ma possono anche ferire e far male, e questo purtroppo succede spesso sul web. È importante quindi educare e comprendere l’importanza della comunicazione non ostile in rete. «L’aggressività domina tra tweet, post, status e stories. È vero che i social media sono luoghi virtuali, ma è vero che le persone che vi si incontrano sono reali, e che le conseguenze sono reali».
Parole O_Stili si pone l’intento di rimodulare lo stile con cui le persone stanno in rete e comunicano, diffondendo i principi di una comunicazione non ostile e positiva e facendo comprendere l’importanza e il peso che ogni singola parola inevitabilmente detiene.
«Virtuale è reale», recita il primo punto del manifesto, e per questo è fondamentale saper scegliere con cura le parole da dire (e da non dire) quando scriviamo un post, un tweet o commentiamo i link dei nostri amici sui social. L’ostilità in rete creata da un utilizzo errato delle parole, spesso aggressive e forti, ha conseguenze reali e permanenti nella vita di chi le riceve. È sotto gli occhi di tutti quanto il cyberbullismo stia dilagando soprattutto tra i più giovani, che sono coloro che più vivono in rete: secondo un’indagine Istat del 2018, il cyberbullismo ha colpito il 22,2% dei ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni.
Per questo Parole O_Stili ha avviato numerosi ed importanti progetti con tutti gli istituti scolastici italiani, con l’obiettivo di educare, già dalla tenera età, alla comunicazione non ostile.
«Si è ciò che si comunica» è il secondo punto del manifesto; è fondamentale per comprendere come, anche le parole che scegliamo di dire sono parte integrante del nostro biglietto da visita: ci rappresentano, dicono chi siamo e come siamo. È dunque importante saper utilizzare parole positive e giuste anche quando, sui social, affrontiamo un dibattito, perché anche in questo modo diciamo qualcosa di noi senza esprimerlo direttamente. È chiaro che questo possa risultare difficile, oggi poi che siamo nell’era dell’aggressività social spesso riscontrata anche nei tweet di personaggi illustri; ma questo non deve influire negativamente sui nostri comportamenti, e soprattutto, sottolinea quanto l’azione di sensibilizzazione sia ancora fondamentale e purtroppo poco compresa.
La terza postilla del manifesto della comunicazione non ostile ci dice che, dando le parole forma al pensiero dobbiamo poterci prendere tutto il tempo a noi necessario prima di esprimere un concetto, per poter ragionare e scegliere così le migliori parole da utilizzare durante una conversazione. È infatti fondamentale poter riflettere non solo su ciò che gli altri ci dicono, ma soprattutto su ciò che noi vogliamo dire, perché così facendo saremo in grado di formulare al meglio le parole con cui esprimere i nostri pensieri e le nostre idee senza dover aggredire o denigrare il nostro interlocutore virtuale.
Per questo infatti, «prima di parlare bisogna ascoltare», e saper ascoltare è una prerogativa che purtroppo non riesce a tutti. È difficile, spesso vorremo dire tutto e subito sia durante una discussione sia durante una normale conversazione pacifica, ma saper ascoltare l’altro è invece più importante del dire ciò che vorremmo dire. Se è vero il detto che non si debba fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi, per quale motivo dovremmo interrompere l’altro mentre ci parla o, peggio ancora, non dovremmo farlo parlare per niente?. Saper ascoltare oltretutto, è la chiave per evitare quante più incomprensioni possibili: se si ascolta con onestà e umiltà, e si accetta che non sempre si può aver ragione, anche i rapporti interpersonali reali (e virtuali) miglioreranno.
Le parole infatti, come ci dice il quinto punto del manifesto della comunicazione non ostile, «sono un ponte», che ci collega agli altri. Se tale ponte però è formato da parole forti e irruenti, come fossero mattoni fragili e instabili, non saremo in grado di percorrerlo per arrivare, con il nostro pensiero, dall’altro. Le parole sono il tramite che ci unisce agli altri ma se ne usiamo di aggressive e inopportune chi vorrà connettersi con noi?. Hanno tutte, al pari delle azioni, delle conseguenze piccole o grandi che siano, e proprio per questo dobbiamo imparare a saperle scegliere con premura e attenzione.
Dunque «le idee si possono discutere, le persone si devono rispettare», come ci dice l’ottavo articolo del manifesto. Non si può imporre il nostro pensiero agli altri, né si può banalizzare il pensiero altrui. Dobbiamo dunque elevarci e comprendere che, nonostante la divergenza di opinioni, che si possono liberamente non condivide, il rispetto per la persona che le esprime deve rimanere sempre e comunque al primo posto.
Così, il nono ci dice che gli insulti e l’aggressività verbale non sono mai adeguati strumenti di comunicazione: offese e violenza, anche nella comunicazione in rete, non sono ammissibili nemmeno quando dovrebbero avvalorare la nostra tesi o, screditarne una che non condividiamo. Ma spesso questo non avviene nemmeno tra le fila più alte della comunicazione pubblica.
Il settimo articolo invece ci fa capire quanto sia importante analizzare e comprendere prima di condividere un testo, una foto o un post in rete. Questo perché condividere una qualsiasi informazione senza prima averla valutata, soprattutto nella sua veridicità, può generare la grande piaga delle fake news. Oggi più che mai, bombardati da mille informazioni giornaliere, districarsi tra le fake news e le notizie attendibili è abbastanza difficile, e dunque è importante saper vagliare le nozioni che riceviamo e leggiamo in rete.
Il manifesto della comunicazione non ostile si conclude con ciò che spesso risulta difficile fare: «anche il silenzio è comunicazione» e quindi, quando ci rendiamo conto che è arrivato il momento di tacere, dobbiamo farlo. Sapere quand’è il momento di parlare e quando invece quello di stare in silenzio è un’arte, un’arte necessaria oggi più che mai. Tacere di fronte a ciò che non ci riguarda, che non ci interessa o che non ci appartiene. Conserviamo le nostre parole per far capire agli altri quanto sia importante saper comunicare correttamente con il prossimo.
Conserviamo le nostre migliori parole per rendere la rete un posto meno O_Stile.
Martina Guadalti