Non troverete i Movimenti Europei sulla scheda elettorale delle prossime elezioni europee, almeno non in Italia. Tuttavia, le organizzazioni movimentiste a vocazione internazionale che puntano a esprimere una proposta politica eminentemente europea saranno senz’altro protagoniste dietro le quinte della presente campagna elettorale, e forse anche artefici dell’Europa che sarà. Non ne avete mai sentito parlare? Scopriamo le caratteristiche, i volti e i programmi di questi rilevanti ma atipici e sconosciuti attori del panorama politico europeo.
Cosa sono i Movimenti Europei?
Sarebbe complicato dare una definizione completa ed esaustiva dei Movimenti Europei, date le caratteristiche organizzative e politologiche dai tratti spesso inafferrabili, variabili o poco determinate. Si può partire dalla natura condivisa di tali formazioni, organizzate secondo la forma non convenzionale di movimenti politici, e quindi privi delle rigidità dei partiti, che operano su scala europea. Ma per comprenderne appieno il ruolo cruciale che svolgeranno (e che interessa in questa sede) si dovrà fare riferimento alla loro funzione e ai loro peculiari fini politici di ampio respiro.
Si può affermare infatti che i Movimenti Europei sintetizzano e descrivono il quadro politico europeo in modo più netto rispetto ai gruppi politici che siederanno al prossimo europarlamento: essi interpretano le grandi alternative, rispettivamente di matrice liberale, socialista o sovranista, che si pongono l’obiettivo ambizioso di plasmare il futuro dell’Europa e delle nazioni che la compongono, così come il disperato e irrinunciabile bisogno di darle una fisionomia aggiornata ai pressanti bisogni dei cittadini comunitari e un orizzonte politico unitario.
I Movimenti Europei si troveranno a giocare una partita diversa rispetto alle formazioni politiche classiche, sottotraccia e in controluce: l’obiettivo preminente che si prefissano è infatti l’influenza politico-culturale e ideologica, più sotterranea ma più pervasiva, svolgendo una funzione di aggregazione delle forze politiche nazionali e di integrazione (o di disintegrazione) europea: operando per integrare i vari piani politici dei singoli stati e intessendo relazioni e fornendo risorse utili, costituiscono veri e propri network e coalizioni transnazionali, unite da una precisa idea di Europa, con cui permeare l’azione politica e secondo la quale trasformare le istituzioni comunitarie.
È possibile individuare tre movimenti politici che rispondano a queste caratteristiche e si diano questa prospettiva: Europe En Marche!, DieM25 e The Movement. Saranno loro il futuro della politica in Europa? I tempi probabilmente non sono ancora maturi, ma il percorso che hanno tracciato potrà essere rivoluzionario. Teniamoli d’occhio.
“Europe En Marche!”, l’Europa liberale in difesa e in attacco
A proporsi come federatore dei soggetti politici che premono per il rilancio e la valorizzazione dell’attuale UE in senso liberale, c’è soprattutto il movimento “Europe En Marche!” (EEM), guidato e ispirato dalla figura del presidente francese Emmanuel Macron. Proteso a sottolineare i vantaggi che le istituzioni comunitarie esistenti comportano, EEM si pone comunque,
come tutti i Movimenti Europei, l’ambizione di riformarle, improntandole a una maggiore efficienza e vicinanza ai cittadini, da coinvolgere nella “Grande Marcia Europea”.
Il Movimento si propone di associare tutte le forze politiche tradizionali affini a questa causa comune e che si ispirino ai valori europei di libertà e democrazia (dal PPE, all’ALDE fino al PSE). L’organizzazione “bottom-up” che EEM si è data presenta caratteri fortemente innovativi: essa si articola concretamente attraverso le convenzioni democratiche, costituite sulla base delle linee guida della Carta Inter-Stati adottata dai governi nazionali.
Le convenzioni, che possono essere promosse anche dai semplici cittadini di tutta Europa, hanno l’obiettivo di organizzare un dibattito europeo sul contenuto e sulle priorità dell’azione comunitaria. L’ambizione è che queste occasioni strutturate di dibattito consentano di sviluppare una piattaforma programmatica condivisa dagli europeisti liberali, da spendere concretamente nel momento elettorale europeo. Tuttavia, a elezioni ormai imminenti, il progetto di EEM appare realizzato solo in minima parte.
Se l’obiettivo di razionalizzare e compattare il fronte politico di riferimento è stato parzialmente raggiunto, l’iniziativa delle convenzioni democratiche si è rivelato un esperimento se non effimero o privo di efficacia, quantomeno politicamente ambiguo: eccessivamente legato alla figura del presidente Macron, sempre meno popolare sia all’interno che all’esterno dei confini francesi, e alla sua personale campagna elettorale europea, ma anche alle residue élite governative liberali in generale, coinvolgendo minimamente la cittadinanza come pure si era largamente proposto di fare.
“DiEM25”, una nuova sinistra che nasce dai Movimenti Europei
Sentite la mancanza della sinistra? Tra i Movimenti Europei, se ne può individuare uno che auspica di ricostruirla partendo proprio dall’Europa e dalla democratizzazione delle sue istituzioni: si tratta di DiEM25 (Democracy in Europe Movement 2025), fondato dall’ex Ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, e animato da personalità della cultura e della politica riconducibili alla sinistra europea.
DiEM25 si presenta come soggetto transnazionale pan-europeo strutturato, privo di qualsiasi connotazione nazionale e aperto alle collaborazioni con altri movimenti e forze politiche (soprattutto dell’eurogruppo GUE/NGL), ma pienamente autonomo e dotato di un’organizzazione capillare, di uno statuto e di organi decisionali.
Il fine politico di ampio respiro è quello di imprimere una svolta sostanziale alle politiche comunitarie, combattere la burocrazia neo-liberista di Bruxelles e riformare le istituzioni UE in senso democratico e partendo da tematiche care alla sinistra. DiEM25 si è dotato anche di un proprio specifico programma politico ed economico, sintetizzato nei documenti Progressive Agenda for Europe (PAE) e European New Deal. A livello strutturale, il movimento di Varoufakis accoglie il principio auto-organizzativo espresso nei collettivi spontanei e attraverso la piattaforma digitale, che consente agli iscritti ampi margini di partecipazione diretta.
Per quanto finora influente nell’ambito della sinistra europea e nonostante la notorietà mediatica di Varoufakis, DiEM25 non ha finora conosciuto una mobilitazione eccezionale come soggetto a sé stante, e non è riuscito nell’intento di costruire una solida e compatta coalizione politica internazionale (gli iscritti hanno decretato il mancato appoggio a varie realtà politiche affini, come ad esempio la lista “La Sinistra” in Italia). La sua funzione di promotore di proposte concrete e aggreganti è comunque rilevante, e potrà esserlo maggiormente nel futuro prossimo, a seconda dei risultati elettorali delle Europee.
“The Movement”, la centrale di comando populista e sovranista
La compattezza internazionale del fronte sovranista, che alterna attacchi distruttivi all’UE a ipotesi (più o meno vaghe) di riforma dai toni rivoluzionari delle sue istituzioni, è ben nota. I partiti e i Movimenti Europei che compongono questa galassia politica populista e nazionalista comunque composita,hanno trovato in “The Movement” dell’ex stratega politico di Donald Trump, Steve Bannon, un indispensabile e collante strategico-politico.
The Movement si definisce e opera come fondazione politica, si propone di assumere il ruolo di centrale tecnico-organizzativa di riferimento per i soggetti politici della destra populista, in grado di fornire supporto in termini di comunicazione (dai sondaggi, alle strategie comunicative fino alla targettizzazione sui social network), di raccogliere fondi e di formulare proposte politiche condivise in qualità di influente think-tank. Per via delle preziose risorse che mette a disposizione, l’adesione al Movimento, siglata presso l’Hotel Mayfair di Londra nell’estate 2018, ha conosciuto la partecipazione entusiastica di tutte le formazioni affini (tra le quali la Lega di Salvini).
Qualificandosi come movimento egemone culturalmente e di sintesi, ma presente solo a livello internazionale e privo di una base autonoma, per misurare il successo di The Movement si dovranno tenere in considerazione: la solidità della coalizione di soggetti anti-europeisti che intende rappresentare, percorsa da interessi nazionalistici che non sono sempre pienamente compatibili; l’efficacia della sua azione in rete; gli effettivi risultati elettorali delle prossime Europee.
Luigi Iannone