Il celebre confronto avvenuto a Cleveland il 29 settembre fra i due candidati alle presidenziali americane ha suscitato perplessità e confusione su vari fronti, non soltanto per i toni accesi e le offese personali, ma anche per le proposte del democratico Joe Biden sulle questioni ambientali e il cambiamento climatico. Anche in fatto di politiche ambientali “Sleepy Joe”, come soprannominato da Donald Trump, ha mostrato la palese intenzione di smarcarsi da qualsiasi accusa di radicalismo, rifiutando di adottare il Green New Deal, proposto dalla parlamentare Alexandria Ocasio Cortez e quindi particolarmente apprezzato dalla “sinistra estrema” americana. Nonostante il moderato entusiasmo dei movimenti ambientalisti nei confronti del candidato dem, l’attivista svedese Greta Thunberg con un tweet ha deciso di appoggiare Biden e di scongiurare un secondo mandato di Trump, esprimendosi apertamente in campo politico per la prima volta.
L’endorsement inaspettato di Greta Thunberg
Un endorsement inatteso a favore di Joe Biden può essere sicuramente letto in funzione anti-Trump. D’altronde, la poca simpatia maturata dall’attivista svedese nei confronti del Presidente a stelle e strisce è sempre stata alla luce del sole, come ha dimostrato il battibecco fra Thunberg e Trump durante lo scorso Forum Economico Mondiale di Davos. Si può dunque parlare di un’italianissima “strategia del meno peggio” trasferita su scala globale?
La distanza che separa Biden e Trump si misura proprio sulle questioni inerenti il cambiamento climatico e la crisi ambientale. Da parte sua, Donald Trump nel corso della sua presidenza ha ben chiarito quali sono le sue posizioni in materia ambientale, uscendo dall’Accordo di Parigi e abolendo più di 80 norme a tutela dell’ecosistema. In campagna elettorale il tycoon ha continuato a definire il cambiamento climatico una “bufala” e a spaventare i suoi elettori sulle possibili perdite economiche nel comparto energetico e nella grande industria americana causate dalle politiche ambientaliste.
Gli arroganti atteggiamenti di Trump, la diffusione di notizie false e la mancanza di buon senso hanno caratterizzato anche questa sfida elettorale, in un Paese fortemente colpito dalla pandemia globale e dalle forti tensioni sociali. Dall’altra parte, si colloca Joe Biden con il suo “vuoto moderato”, come definito dal Jacobin Magazine. Tra le sue proposte non figura alcuna idea radicale o che possa non solo invertire la rotta di questi ultimi quattro anni, ma anche presentare un progetto innovativo per gli Stati Uniti a fronte delle nuove sfide globali. Sembra dunque che il maggior pregio del candidato democratico sia proprio quello di non essere Trump, al punto da convincere Greta Thunberg a sostenerlo.
Come spesso succede con i candidati della destra sovranista in giro per il mondo, gli sfidanti dell’altra fazione si distinguono facilmente per i toni pacati e la gentilezza a cui non corrisponde particolare ricchezza di contenuti. Unendo elementi programmatici di Barack Obama, Hillary Clinton e Bernie Sanders, Joe Biden vuole convincere l’elettorato moderato e le minoranze del Paese a votare un partito fortemente frammentato, capace di presentarsi come alternativa a Trump senza alcuno slancio ulteriore e prospettiva a lungo termine.
Joe Biden: le proposte ambientaliste per la corsa alla Casa Bianca
L’ottica anti-Trump spiega in parte la decisione di appoggiare Biden da parte di Greta Thunberg, la fondatrice del movimento ambientalista Fridays for Future. Di fatti, il candidato democratico ha una sua personale proposta ambientale, soprannominata “Biden’s Plan”. Durante il primo dibattito fra i due sfidanti, tenutosi a Cleveland, Joe Biden ha tentato in ogni modo di smarcarsi da qualsiasi accusa di “estremismo”, negando il suo sostegno al Green New Deal, la proposta legislativa della deputata Alexandria Ocasio Cortez, vicina al socialista democratico Bernie Sanders, per far fronte al cambiamento climatico e alle crescenti diseguaglianze economiche.
Il piano di Biden da 2 trilioni di dollari, pur avendo alcuni punti in comune con il GND, non include molte delle politiche di welfare sociale e rende meno ambiziosi alcuni obiettivi, come quello di costruire un settore energetico a zero emissioni di CO2 entro il 2035, anziché raggiungere il 100% di energia pulita in dieci anni. Come avverte la CNN, in un fact-checking delle dichiarazioni di Biden, il candidato democratico aveva già manifestato la propria distanza dal GND durante un dibattito con Bernie Sanders nel corso delle primarie democratiche, affermando: «Non siamo d’accordo sul dettaglio di come farlo, ma non siamo in disaccordo sul principio».
Questa differenza di vedute non sorprende la sinistra di Sanders che allo stesso tempo può gioire di una vittoria parziale: aver contribuito a cambiare l’opinione pubblica e l’agenda politica democratica. L’ex capo dello staff di Ocasio Cortez, Saikat Chakrabarti, ha infatti precisato l’importanza del lavoro costante dei movimenti: «A Washington pensano che basti scrivere una legge, ma se questo è un progetto va seguito dall’inizio alla fine, servono traguardi stabiliti, figure pubbliche responsabili e un monitoraggio e una mobilitazione costante da parte nostra».
Se paragonato al negazionismo di Trump, il riconoscimento del cambiamento climatico come problema dai risvolti ambientali e sociali da parte di Biden appare come un passo in avanti, soprattuto per i movimenti come quello di Greta Thunberg. Joe Biden, in questo senso, ha evidenziato il legame fra transazione energetica e la creazione di posti di lavoro, tematica molto cara alle minoranze, maggiormente colpite dalla disoccupazione e dal degrado ambientale. Tuttavia, questo piano per la lotta al cambiamento climatico appare scremato delle proposte più incisive, come quella di abolire il fracking, tecnica utilizzata per l’estrazione del petrolio che comporta molti rischi di contaminazione delle falde acquifere e l’emissione di metano nell’atmosfera. L’annuncio di non bandire tale pratica è stato segnalato ad agosto da National Geographic, nella sua lista che raccoglie le visioni dei due candidati alle presidenziali in materia di politiche ambientali, quando il candidato dem rispondendo a Trump ha chiarito di voler consentire il fracking sulle terre private.
Se l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi dovesse decretare la vittoria di Joe Biden, seppur con il rischio che Trump non accetti il voto degli americani urlando ai brogli, la battaglia di Greta Thunberg e degli attivisti per il clima dovrà necessariamente continuare. Cambiare l’opinione pubblica non basta, occorre pretendere azioni e impegni concreti.
Rebecca Graziosi