SalTo19, ovvero la trentaduesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, si è concluso pochi giorni fa.
Cosa è successo e cosa si può trarre dalla kermesse torinese?
Gli spazi del SalTo19: Lingotto Fiere e Oval
Il Salone del Libro in questa edizione ha modificato gli spazi che occupava in seguito ad alcuni contenziosi che hanno visto coinvolta GL Events, la società francese che gestisce il polo fieristico. Sono stati conservati i padiglioni 1, 2 e 3, è stato aggiunto l’Oval (ex impianto olimpico), ma sono state perse le ampie superfici dei padiglioni 4 e 5 e le sale del corridoio.
Le conseguenze, pure prevedibili, hanno inciso in maniera rilevante sull’organizzazione interna degli spazi.
L’Arena Bookstock, circondata da una serie di salette dedicate ai laboratori per i più piccoli ed i giovani, si è trasferita dal padiglione 4 al padiglione 2, occupandone una parte considerevole. Il padiglione 2, tuttavia, ha ospitato diversi stand istituzionali – su tutti quello della Regione Piemonte – e l’ingombrante stand da 350 m² del Libraccio, una catena che vendendo a metà prezzo libri usati presenti in fiera ha indispettito, e non poco, diversi editori. Nel mezzo, un numero di stand di dimensioni contenute, di piccoli e medi editori e di associazioni, tutti diversissime tra loro per tematiche, per target e per provenienza.
L’Oval ha ospitato invece i maggiori gruppi editoriali, la sala incontri più grande (500 posti complessivi di cui 300 a sedere e 200 in piedi) e sulla terrazza la sala stampa e la raffinata lounge ad accesso riservato del Circolo dei Lettori, potendo inoltre contare sul poco frequentato ingresso dal parcheggio retrostante il Lingotto e su quello nuovo aperto dalla stazione ferroviaria Torino Lingotto, principale porta d’accesso per i visitatori provenienti dal Piemonte meridionale e dalla Liguria.
Le tendenze al Salone del Libro
Forse per la prima volta in tanti anni di edizioni, le tendenze editoriali sono state indirizzate verso una direzione ben precisa: mentre i grandi editori hanno tentato di mantenere il volume occupato negli scaffali delle librerie pubblicando sempre più autori e sempre più velocemente, gli autori di tendenza scelgono invece di spostarsi verso case editrici di dimensioni minori che pure accolgono volentieri i lettori affezionati di autori come Alberto Angela (passato a HarperCollins) e Roberto Saviano (che passa da Feltrinelli a Contrasto).
Effettivamente, come dar loro torto? Le moli di lavoro richieste per stampare continuamente libri nuovi con i quali invadere le librerie lasciano poche risorse a ciascun nuovo titolo, e va da sé che gli autori preferiscano essere seguiti durante il processo creativo con maggiore qualità: come già rilevavamo nel 2018, un titolo con 2 refusi in tutto il libro è indice di un’attenzione che un grande editore con i ritmi elevati imposti dal mercato non riesce più a fornire.
La tendenza al rinnovamento, tuttavia, arriva principalmente laddove gli editori siano giovani: sono loro a puntare su copertine dai colori sgargianti, in grado di catturare l’occhio e stimolare curiosità. La motivazione è forse scontata, siccome sono loro a dover conquistare nuovi lettori, ma è decisamente in controtendenza rispetto ai moltissimi editori che scelgono copertine estremamente semplici, dai font e dai colori così tranquillizzanti da “addormentare l’attenzione”.
Gli incontri del SalTo19
Gli incontri con il pubblico, specialmente quelli della giornata del sabato, sono storicamente il punto maggiormente attrattivo del Salone del Libro, ed anche il SalTo19 ha confermato questa tradizione.
Certo, si può obiettare che la distribuzione degli eventi all’interno delle cinque giornate del Salone del Libro non sia stata esattamente la più logica: se il giovedì ed il venerdì sono partiti relativamente “in sordina”, con eventi concepiti soprattutto per un pubblico interessato – e che pure già erano programmati ad orari sovrapponibili in sale diverse, impedendo una fruizione completa o parziale – e la giornata conclusiva del lunedì ha invece dato maggior rilievo al mondo dello sport, con le presentazioni della biografia di Massimiliano Allegri, del libro di Gianluca Vialli e dell’ennesimo titolo sul Grande Torino nel settantenario dalla scomparsa, ciò che ha causato confusione e qualche disagio è stato il fittissimo calendario del sabato e della domenica.
Il weekend, ed il sabato nello specifico, è il vero banco di prova dell’evento: l’afflusso di turisti e persone che sfruttano il tempo libero è maggiore, dunque i padiglioni sono maggiormente affollati; il numero di eventi, sia nelle sale incontri che presso gli stand degli editori, si moltiplica; i flussi di persone sono notevoli sin dall’apertura dei cancelli e fino alla chiusura. Le code per l’accesso alle sale, soprattutto in occasione del sabato pomeriggio che ha visto avvicendarsi nella stessa sala Roberto Saviano, Sophie Kinsella e Jovanotti, hanno raggiunto tempi di attesa oltre le 2 ore, senza la certezza di accedere, ed oltretutto sottraendo tempo utile alla visita: forse un ritorno al sistema di prenotazione degli accessi presente in passato potrebbe decongestionare i padiglioni, così come sarebbe utile avere a disposizione sale più ampie.
Particolare apprezzamento è stato riservato allo storico Alessandro Barbero, che si è mosso tra Tolstoj e la campagna di Russia di Napoleone, ad Alberto Angela, che senza l’ausilio di video ha condotto una puntata di Ulisse su Cleopatra, ai vari interventi di Roberto Saviano, soprattutto a quello in cui la sua leva emotiva ha aperto la strada a Medici Senza Frontiere, ma anche a Neri Marcorè che ha letto brani di Gabriel García Márquez e di Gianni Rodari e a Francesco Pannofino che ha letto estratti dalla saga di Harry Potter.
Degni di nota anche i molteplici interventi dello scrittore cileno Luis Sepúlveda e gli incontri avvenuti in contemporanea ma in sale diverse con Bruno Vespa, Marco Travaglio e Beppe Severgnini.
La questione antifascismo al Salone del Libro
I fatti che hanno sollevato il polverone intorno al SalTo19 nei giorni immediatamente precedenti l’inaugurazione e che hanno portato uno strascico polemico ancora nei giorni seguenti, sono stati quelli che probabilmente hanno causato un danno al Salone del Libro: la presenza della casa editrice Altaforte, fondata dal responsabile lombardo di Casapound, che è stata scongiurata a 12 ore dall’apertura dei cancelli tramite l’intervento – puramente politico ma provvidenziale – del governatore uscente del Piemonte Sergio Chiamparino e del Sindaco di Torino Chiara Appendino.
Il boicottaggio che era stato annunciato da numerosi autori che sarebbero poi dovuti intervenire – tra i tanti, il fumettista Zerocalcare e la sopravvissuta ad Auschwitz Halina Birenbaum – è poi rientrato, ma insieme ai molti visitatori che hanno simbolicamente indossato qualcosa di rosso molti sono stati gli editori che hanno esposto qualcosa per prendere le distanze dal fascismo: chi un “editore defascistizzato”, chi un “editore antifascista”, chi si è dotato di cartelli ed adesivi con la scritta “Bella ciao”, chi ha stampato volantini con la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione accompagnata dai testi delle leggi Scelba e Mancino, chi ha stampato brani di Piero Calamandrei, chi invece come l’editore Laterza ha organizzato una parete, chiedendo ai visitatori di scrivere “Chi è fascista”.
Una risposta forte e sincera alla degenerazione di violenza ed intolleranza favorita da Matteo Salvini e dalla sua Lega, che non casualmente – tramite il consigliere torinese Fabrizio Ricca e la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni – ha sbraitato chiedendo le dimissioni del Direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia.
Una mossa che conferma la vicinanza tra la Lega e Casapound, ma anche un forte distacco tra questi partiti e chi ritiene la cultura importante nel progredire della società.
Simone Moricca