La Street Art al giorno d’oggi è una delle forme artistiche più note e più d’impatto che ha contribuito alla diffusione della creatività e ha reso l’arte visibile a tutti. La ricerca “INWARD – Osservatorio sulla Creatività Urbana”, infatti, lavora da anni per promuovere e amplificare la visibilità delle opere che hanno decorato e valorizzato città e luoghi tra i più antichi al mondo. Tra queste città vi è proprio Napoli, una delle sedi della ricerca e nota in tutto il mondo anche per i fantastici murales e opere urbane che hanno dato un nuovo volto a diversi quartieri, tra cui alcuni dei più difficili della città. A Napoli INWARD ha scelto di stabilire la sede del primo Centro Studi sulla Street art, chiamato “Inopinatum”. Il Centro Studi ha sede dal 2019 presso l’Università Suor Orsola Benincasa e vanta della coordinazione scientifica del direttore Luca Borriello.
Borriello insieme ai suoi collaboratori ha scelto il nome “Inopinatum” per indicare “un’imprevista impertinenza“, caratteristica fondamentale dei fenomeni artistici che sono studiati presso il Centro. La Street Art incarna, infatti, tutti gli elementi di un’arte improvvisata e di ribellione, tangibile nei colori e nelle tecniche utilizzate. Gli artisti urbani condensano in queste opere tutti i sentimenti – a volte i più crudi – e la tradizione, le sofferenze e le esperienze personali della città e del quartiere nel quale vivono.
Napoli è un esempio lampante di città in cui tradizione e ribellione convivono ed è un’opera d’arte urbana nella sua interezza. Tra i murales che vi si possono ammirare, la gran parte è stata realizzata da Jorit, celeberrimo street artist le cui opere spesso ritraggono dei bambini, il simbolo più intenso e significativo di alcuni quartieri della città Tra le più famose è da menzionare come il ritratto di una bambina rom, opera intitolata “Ael, tutt’egual song’ e criature“, che si può contemplare presso il Parco Merola di Ponticelli, noto come Parco dei Murales; il “San Gennaro“ nella Piazzetta di Forcella, quartiere storico di Napoli. Tutte produzioni importanti per l’attività formativa che “Inopinatum” offre.
La formazione del Centro Studi non riguarda soltanto tecniche di artisti italiani, ma prevede anche corsi rivolti ad un background internazionale con un’offerta che amplia la prospettiva di studio e invita a guardare oltre i limiti. L’obiettivo di “Inopinatum” è quello di dare la possibilità agli studenti di amplificare il loro orizzonte culturale, promuovere una forma d’arte ormai sempre più in evoluzione ed evidenziarne le potenzialità e le caratteristiche. Con l’appoggio dell’esperienza della ricerca INWARD e dell’Università Suor Orsola Benincasa, sono messi a disposizione corsi su steet art, graffiti writing, muralismo, design urbano ed altre tecniche simili. Oltre alla formazione sull’arte, sono offerti anche corsi sull’organizzazione di eventi, comunicazione e marketing volti ad abbracciare la multifunzionalità della Street art e a pubblicizzare le nuove produzioni. In questo modo il Centro Studi garantisce una preparazione a trecentosessanta gradi dei suoi studenti.
Questa nuova scommessa è stata accolta con entusiasmo ed è proiettata già verso un futuro prosperoso, come afferma il coordinatore scientifico di “Inopinatum” Luca Borriello, nella seguente intervista.
INWARD, l’organizzazione di cui è direttore, è affermata in tutto il mondo e ha un grande riscontro internazionale. Da cosa è nata l’idea di istituire il Centro Studi “Inopinatum” e, soprattutto, quanto è stato importante stabilire la sua sede nella città partenopea?
«Grazie per la considerazione. Certamente INWARD ha una particolare rilevanza sullo scenario nazionale e dialoga con costanza ed attenzione con omologhi europei soprattutto. INWARD è l’unità tematica dedicata alla creatività urbana (nata a partire dal 2006) dell’associazione Arteteca, (nata a Napoli nel 2004). INWARD nacque come sua componente centrata sulla ricerca, mentre l’unità pratica interna aveva nome Evoluzioni. Poi INWARD ha riassunto tutto, tanto da poter considerare la R e la D del suo nome come Research and Development, sia ricerca sia sviluppo. Tuttavia, con il passare del tempo, INWARD ha migliorato la sua capacità produttiva e allora si è reso necessario, a sua volta, che si staccasse una nuova unità di ricerca, un vero Centro Studi sulla Creatività Urbana. L’abbiamo presentato a Bologna, stabilito poi alla Sapienza e infine, attualmente, portato nella nostra città, a Napoli. L’importanza di questo più recente ed efficace trasferimento, oltre che nella soddisfazione di avere uno strumento di ricerca tematico assolutamente inedito nel nostro territorio natio, sta anche nella multidisciplinarietà e nell’accoglienza scientifica dell’Università Suor Orsola Benincasa».
Napoli è una città artistica a trecentosessanta gradi e la Street art ha valorizzato alcuni dei quartieri più antichi e più “difficili”. Ma come si fa ad insegnare la Street art e quella carica di sentimenti che porta con sé?
«A Napoli operiamo oramai da più di vent’anni: tra le varie attività vi abbiamo strutturato il primo Centro Territoriale, il primo circuito di opere su rete ferroviaria, il coordinamento nazionale delle Associazioni per la Creatività Urbana, il primo Tavolo Nazionale sulla Creatività Urbana, il primo Parco dei Murales (inclusa la prima grande opera su facciata), la prima diagnosi alle opere cittadine di Banksy, il primo programma nazionale di formazione di operatori per la creatività urbana, e adesso il primo Centro Studi che ha come propria missione non tanto l’insegnamento sull’argomento, quanto la volontà di centrare progressivamente il sapere sul tema con l’aiuto di centinaia di esperti locali, nazionali ed esteri da offrire a terzi, evitando sempre più le generalizzazioni, le banalizzazioni ed innanzitutto l’approssimazione nell’agire nel settore».
L’offerta formativa, che “Inopinatum” mette a disposizione è ampia e innovativa. È stato difficile integrare la novità di questi corsi in un contesto tradizionale? Vi ha dato, questo, la possibilità di amplificare la visibilità dell’arte urbana?
«La fortuna di essere al Suor Orsola Benincasa sta anche nel fatto di poter contare sull’intersezione operativa tra tutti e tre i Dipartimenti: scienze giuridiche, scienze umanistiche e scienze formative, che rappresentano gli ambiti entro cui il fenomeno si presenta e si agita più fortemente. Non è stato del tutto anomalo intrecciare il percorso accademico con i fermenti della creatività urbana, anche soltanto per il fatto che ormai il fenomeno ha una certa maturità e una evidente consistenza culturale che necessita di studi seri. Certamente queste ricerche, analisi, dibattiti e molto altro consentiranno anche l’amplificazione e la diversificazione del pubblico della creatività urbana, portandoci ad un livello finalmente molto elevato di trattamento scientifico, attivando quindi tutti i veri meritevoli esperti del settore».
Durante questi mesi di lockdown, “Inopinatum” ha contribuito molto alla diffusione della Street art online: pensa che questa chiusura abbia potuto incidere sulla creatività e che, in futuro, l’arte di strada potrà risentirne?
«Abbiamo accolto con piacere e senso di responsabilità l’invito complessivo del Rettore del Suor Orsola a una didattica che fosse anche impreziosita da pillole culturali in forma di brevi video e abbiamo fatto delle spiegazioni informali di alcuni capolavori di street art presenti a Napoli oltre a un paio di lezioni da remoto in diversi corsi. Per il presente e il futuro, in fatto di crisi e restrizioni, da un lato c’è una ricca produzione di opere in studio anche da parte degli artisti urbani e questo certamente ha un impatto sul mercato corrispondente e sulla evoluzione degli stili; dall’altro sappiamo tutti che mai come ora c’è un desiderio di strada, di città, di cose all’aria aperta, e quindi forse anche la street art si farà meglio apprezzare ed anche desiderare, chissà, quando sarà possibile riprendere le produzioni, magari davvero a breve».
In questi giorni di ripresa l’auspicio è che gli artisti urbani si riversino nuovamente per le strade, pronti ad adornare le nostre città con opere dall’intensa carica emotiva.
Francesca Scola