La mattina del 22 febbraio è avvenuto un terribile attacco nell’est della Repubblica Democratica del Congo ai danni di un convoglio del World Food Programme, in cui sono morti l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e un autista del WFP, Mustapha Milambo. Le prime fonti parlano di un tentativo di rapimento in cui il diplomatico sarebbe rimasto ferito e in seguito trasferito dalle forze di sicurezza all’ospedale di Goma, dove è morto a causa delle ferite riportate.
Questo triste evento ha spostato l’attenzione dell’opinione pubblica verso un Paese nel cuore del continente africano poco conosciuto, ma solcato da forti interessi internazionali, ambizioni locali e frequente ricorso alla violenza. Di fatti, la Repubblica Democratica del Congo è il secondo Paese africano per estensione territoriale e il più ricco di risorse agricole e minerarie. Proprio la presenza di queste ultime ha prodotto una corsa al controllo delle materie prime fondamentali per la produzione di tecnologie avanzate, rendendo il Paese “altamente instabile”, come definito dall’ONU.
Il terribile attacco a Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo
Quella terribile mattina il convoglio doveva giungere presso Rutshuru con lo scopo di fare visita a un progetto di alimentazione scolastica, quando un commando formato da sei uomini armati ha iniziato a sparare colpi di avvertimento verso la prima macchina. A bordo erano presenti l’autista Mustapha Milambo, ucciso sul posto, l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci, trasportati nella foresta. Secondo le ricostruzioni di questi giorni, a qualche centinaia di metri si trovavano una pattuglia dell’istituto congolese per la conservazione della natura e un’unità dell’esercito congolese, accorsi a soccorrere i rapiti. Proprio nello scontro a fuoco fra gli assalitori e i ranger è rimasto ferito l’ambasciatore italiano, mentre il carabiniere è rimasto ucciso durante la fuga.
L’attacco, non ancora rivendicato, ha avuto luogo all’interno del parco dei monti Virunga, in una strada ritenuta non particolarmente pericolosa, a circa 15 chilometri più a nord del capoluogo della regione di Nord Kivu. Tuttavia, in questa zona al confine con il Ruanda sono presenti decine di gruppi armati, come le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, formatesi dall’unione dei profughi hutu fuggiti dopo il genocidio ruandese. Si tratta di una milizia di ribelli che organizza imboscate sulle strade principali del parco e che negli ultimi anni si è macchiata di efferati crimini contro i ranger e anche due turisti britannici. Inoltre, dal 1996 è attiva nell’est della Repubblica democratica del Congo una milizia estremista islamica, chiamata Forze democratiche alleate proveniente dall’Uganda e particolarmente violenta verso la popolazione civile. Non si esclude dunque il coinvolgimento di questi gruppi, forse legati ad Al-Qaeda o allo Stato Islamico, negli avvenimenti del 22 febbraio.
Un vortice di violenza che coinvolge ben 120 gruppi armati attivi in questa zona di frontiera, ricca di minerali preziosi e molto ambiti. Non a caso, molti scontri con le forze armate regolari e i caschi blu del MONUSCO (Organizzazioni delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo) sono spesso motivati da ragioni di controllo del territorio e delle risorse da contrabbandare nei Paesi esteri.
Uno degli ambasciatori italiani più giovani, Luca Attanasio, era nato a Saronno nel 1977 ed aveva iniziato la sua carriera diplomatica nel 2004. Dopo il servizio prestato a Berna, a Casablanca e ad Abuja, nel 2017 era divenuto ambasciatore a Kinshasa. In questi giorni si è molto parlato del forte impegno dimostrato dal diplomatico nei confronti delle questioni umanitarie e della sua passione per l’Africa. Vittorio Iacovacci, effettivo al battaglione Gorizia dal 2016, era originario di Sonnino, in provincia di Latina, e sarebbe dovuto rientrare in Italia entro pochi giorni per sposare a giugno la sua fidanzata. Mustapha Milambo era uno degli autisti del World Food Programme originario di Goma, dove viveva con la sua famiglia, anche lui deceduto durante l’attacco.
Repubblica Democratica del Congo: una storia di violenza e instabilità
Il sottosuolo ricco di rame, cobalto, zinco, alluminio, oro e diamanti non è di certo stata una benedizione per la popolazione della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire). Come ogni Paese del Sud globale, la ricchezza di materie prime si è rivelata una condanna a causa del colonialismo e della corsa all’accaparramento delle risorse. L’efferatezza dell’attacco ai danni di Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo può essere spiegata solo sviscerando le cause profonde dell’instabilità di quell’area.
Sin dalla sua nascita, questo Paese nel cuore dell’Africa ha vissuto anni di violenze e repressione: divenuto nel 1885 un possedimento personale di re Leopoldo del Belgio, in quest’area corrispondente al bacino del fiume Congo ebbe luogo uno dei governi coloniali più cruenti della storia moderna. Nel 1908 divenne una colonia belga tradizionale e rimase tale fino al 1960, quando Lumumba vinse le prime elezioni libere. Arrestato dal colonnello Mobutu pochi mesi dopo, il nuovo primo ministro fu ucciso da un gruppo di separatisti appoggiati dal Belgio, a cui era stato consegnato.
Il periodo successivo fu caratterizzato da conflitti interni che terminarono nel 1965 con la presa del potere da parte di Mobutu, ben visto dal Belgio e dagli Stati Uniti per il suo anticomunismo in tempi di Guerra Fredda. Questo violento e repressivo regime dittatoriale durò fino al 1997, durante il quale il Paese venne rinominato Zaire. Seguirono anni di conflitti, soprattutto nella parte orientale del Paese al confine con Uganda, Ruanda e Burundi, con due guerre estremamente violente. La miccia fu accesa dal genocidio dei tutsi in Ruanda e dalla fuga degli hutu, autori del massacro etnico, verso lo Zaire: nel 1996 il Ruanda, governato dal guerrigliero tutsi Kagame, invase il Paese, costringendo alla fuga Mobutu l’anno successivo, quando l’esercito alleato composto da ruandesi e ugandesi marciò verso Kinshasa, insieme all’esercito ribelle locale capeggiato da Laurent Kabila. Fu quest’ultimo, divenuto presidente, a rinominare lo Zaire Repubblica Democratica del Congo, ma il suo tentativo di liberarsi della tutela del Ruanda scatenò la Seconda guerra del Congo, un conflitto di scala continentale motivato soprattutto dalla corsa al controllo delle risorse minerarie nella parte orientale del Paese. Solo nel 2003 terminò questo sanguinoso conflitto, sebbene le violenze non siano mai cessate in questa zona fra milizie armate, ingerenze degli stati confinanti e divisioni etniche molto profonde.
Questi conflitti hanno avuto risvolti pesantissimi sulle popolazioni congolesi, sottoposte a continue aggressioni, stupri e pandemie. Proprio su questo fronte stava lavorando l’ambasciatore Luca Attanasio, con l’ambizioso obiettivo di riportare la pace in un’area martoriata e sollievo alle comunità.
Rebecca Graziosi