Elezioni Europee cosa cambia Italia Sovranisti Verdi

Con 28 paesi che eleggono in contemporanea 751 seggi, è facile perdere la bussola e finire per confondersi in un mare di numeri. Ma le chiavi per capire cosa cambia in queste elezioni europee sono, essenzialmente, tre: cosa è accaduto in Italia, quale risultato ottengono i sovranisti in Europa, cosa significa l’avanzata generalizzata dei Verdi.

Cosa cambia in Italia: boom Lega, crollo M5S, sorpasso PD

È buffo che i sondaggi, così osteggiati dal Movimento 5 Stelle, non siano riusciti a prevedere il netto tracollo che si è verificato poi nelle urne. I dati, infatti, sono impietosi: il M5S si ferma al 17%, dimezzando praticamente i consensi rispetto alle Politiche di appena un anno fa. E subisce anche l’insospettabile sorpasso del PD, che sotto la guida di Zingaretti tira un sospiro di sollievo e ottiene il 23%, guadagnando circa 5 punti in un anno. Il dominus di queste elezioni, però, è indubbiamente Matteo Salvini. La sua Lega scopre forse definitivamente la sua vocazione nazionale, ottenendo ottimi risultati anche nel Sud Italia e un pesantissimo 34% totale.

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Cosa cambia per il governo dopo queste elezioni europee? Salvini adesso ha tra le sue mani un’occasione d’oro: con Forza Italia intorno al 9% e Fratelli d’Italia al 6.5%, il centrodestra unito si attesterebbe a un passo dal 50%. E potrebbe anche rendersi indipendente da Berlusconi per provare, insieme a Fratelli d’Italia, la corsa al 42% che permette di ottenere una maggioranza con il Rosatellum. Per farlo, però, c’è prima un contratto di governo da rompere: e può riuscirci forzando su temi che non sono ben visti dagli alleati come la Flat tax, il Decreto sicurezza bis e lo sblocco della TAV.

Dall’altro lato, per il Movimento 5 Stelle qualcosa si è rotto, probabilmente dopo il caso Diciotti. Nella consultazione sull’autorizzazione a procedere per Salvini, il No aveva prevalso con il 59%. Il fatto che quel 41% che aveva votato Sì non sia poi così distante numericamente dagli elettori persi nel giro di un anno dal M5S è un dato che non si può ignorare. Il Movimento ora è sotto scacco: il Paese ha indicato una netta volontà di svoltare a destra, e non assecondarla potrebbe esacerbare le tensioni sociali. Una mossa del genere richiederebbe però una lungimiranza politica che sembra essere proprio ciò che più è mancato ai pentastellati in questo primo anno al governo.

Di Maio Italia

Infine, qualche nota sul centrosinistra: benino il PD, che probabilmente recupera qualche voto dalla propaganda anti-salviniana e torna a essere secondo partito, operando quello che sembra però più un sorpasso in retromarcia nei confronti del M5S. Zingaretti conferma le sue qualità di leader pacificatore e dialogante, in completa antitesi al renzismo divisivo, ma la sensazione è che per far tornare davvero competitivo il PD ci sia bisogno di un salto di qualità a livello di temi.

Una nota negativa invece è rappresentata dal risultato di +Europa (3%), Europa Verde (2.3%) e La Sinistra (1.7%): un 7% di elettori, percentuale non marginale, che non trova spazio nell’Europarlamento a causa di divisioni (spesso ascrivibili alle classi dirigenti) che potevano essere tranquillamente superate.

Zingaretti Italia

Ma come sono andati i sovranisti?

Il tema centrale alla vigilia di queste elezioni europee era uno solo: cosa cambia con l’avanzata dei sovranisti e quanto questa sarà consistente. Un’attenzione che però, alla luce dei dati, si è rivelata ingiustificata almeno a livello europeo: il gruppo ENF (Europa delle Nazioni e delle Libertà) capitanato da Salvini e Le Pen ha ottenuto 58 seggi, sotto i circa 70 previsti; mentre l’EFDD (Europa della Democrazia Diretta), di cui fanno parte il Brexit Party di Farage e il M5S, si ferma a 54.

Troppo poco per sperare di entrare nella maggioranza di governo, che vedrà i Popolari (180 seggi) e i Socialisti (145) allargare la storica coalizione che da sempre governa l’Unione Europea ai Liberali o ai Verdi.

Le Pen Farage Sovranisti Elezioni Europee cosa cambia

Se si analizza la situazione paese per paese, però, le cose si fanno più preoccupanti. I sovranisti sfondano in paesi chiave dell’UE, come la Francia (dove la Le Pen, con il 23%, sorpassa Macron fermo al 22%), il Regno Unito (con Farage che raggiunge un enorme 32% con il partito per la Brexit) e ovviamente l’Italia.

Ciò che colpisce è che l’euroscetticismo sia maggiore in tre dei quattro principali paesi cosiddetti “contributori netti”: quelli che, cioè, versano all’Unione Europea più di quanto ricevano. Esclusa la Germania (dove pure AfD ha ottenuto un non trascurabile 10%), gli altri paesi appena nominati sono proprio quelli che più contribuiscono al bilancio dell’UE. Lo stesso vale per Paesi Bassi, Svezia, Austria, Danimarca e Finlandia: contributori netti in cui l’euroscetticismo è piuttosto marcato, e che rafforzano l’idea che questo sentimento di ostilità derivi da una visione dell’Unione Europea come ostacolo allo sviluppo dei rispettivi Stati.

Contributori netti Sovranisti

Diverso il discorso per i paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia), dove nel tempo si è formato un gruppo di sovranisti non euroscettici in economia: in quanto non adottano l’Euro (tranne la Slovacchia) e sono tra i principali paesi “beneficiari netti”.

Qui quest’ideologia ha venature di gran lunga più nazionaliste, che richiamano l’idea di identità. Una tendenza confermata ieri da risultati dirompenti, come il 46% del PiS di Kaczynski in Polonia o il 52% di Fidesz di Orban in Ungheria. Vincono gli euroscettici di ANO2011 anche in Repubblica Ceca, mentre la Slovacchia resiste con i sovranisti relegati alla terza posizione.

Orban Kaczynski Sovranisti

La sorpresa delle Elezioni Europee: i Verdi

Ma se c’è un gruppo politico che avanza davvero, contro ogni pronostico, sono i Verdi. Trascinati dall’effetto Greta e dal movimento Fridays For Future che sta travolgendo le piazze di tutto il mondo, i Verdi ottengono 69 seggi; di gran lunga superiori rispetto ai circa 50 pronosticati alla vigilia.

Gli ambientalisti ottengono ottimi risultati soprattutto nei paesi più grandi dell’Unione, spesso sottraendo voti ai partiti socialdemocratici in crisi nera da anni. Il miglior risultato lo ottengono, di certo, nella Germania della candidata alla Commissione Europea Ska Keller: qui i Verdi riescono a raggiungere un clamoroso 20.5% che li colloca al secondo posto dietro la CDU, con 21 seggi.

Molto bene anche in Francia (dove sono terzo partito con il 13%, 12 seggi) e nel Regno Unito (quarto posto con l’11%, 11 seggi), oltre ad altri 23 seggi in 11 paesi diversi.

Verdi Germania Ska Keller

Cosa cambia in queste elezioni europee con l’exploit dei Verdi? Cambia tanto, perché quest’ondata verde funziona, in molti paesi, da argine nei confronti dell’avanzata dei sovranisti. E perché tecnicamente ci sarebbero i numeri per un’alleanza tra PPE, PSE e Verdi che escluderebbe l’ALDE: i tre gruppi insieme arriverebbero a 394 seggi, superiore al minimo richiesto di 376.

Probabile però che in una maggioranza del genere vengano inclusi anche i liberali, per garantire numeri più larghi (si arriverebbe a 503 seggi); lasciando però come principale gruppo di opposizione le destre sovraniste o euroscettiche.

Elezioni Europee cosa cambia Verdi

In ogni caso, queste elezioni europee saranno ricordate come quelle della fine del bipartitismo tra socialisti e popolari: una rottura degli equilibri dalla quale hanno tratto vantaggio praticamente tutti i partiti minori, da destra a sinistra. Quali saranno i nuovi equilibri europei, da oggi, resta ancora un’incognita.

Simone Martuscelli

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