ruolo europeo della Francia con Macron
crediti: Sebastien Ortola/REA

Mentre l’Europa sta entrando nuovamente in recessione, lucidato e splendente dopo un anno politicamente assai difficile, monsieur Macron si è lanciato alla silenziosa conquista del continente. Il Presidente rafforza il ruolo europeo della Francia a discapito di una Germania in calo, un Regno Unito ormai alla porta ed un’Italia tornata meno sovranista e, di conseguenza, più accondiscendente ai piani europei macroniani. 

Per rimarcare questa posizione di forza Macron ha saggiamente organizzato nella città francese di Biarritz il G7 di fine agosto. L’incontro, di fondamentale importanza in un periodo di crescente instabilità e disprezzo del multilateralismo in campo internazionale, ha lasciato Trump felice, la Russia tranquilla e la Francia decisamente più attiva, con la grande responsabilità rappresentata dal mandato di negoziare con l’Iran sul nucleare. Proprio durante il G7 Macron ha avanzato la proposta, supportata ancora una volta dal Presidente USA, di far tornare la Russia al tavolo del G8.

Il pre-accordo sui migranti: il bastone e la carota

Lunedì 23 settembre i ministri degli interni di quattro Paesi europei hanno elaborato un pre-accordo sulla ripartizione dei migranti in arrivo a Malta e in Italia a bordo delle imbarcazioni delle ONG. Il testo è firmato da Francia, Germania, Malta e Italia. Non tratteremo qui l’accordo, la cui procedura di applicazione ed i contenuti sono ancora da rifinire; comunque, l’esaltazione iniziale che ha circondato questo testo sembra essere malriposta, tra gli altri motivi a causa del fatto che la redistribuzione dei naufraghi sarà ancora su base volontaria. 

Ciò detto, Macron non si è lasciato sfuggire l’occasione per stabilizzare il ruolo europeo della Francia come primo interlocutore, davanti alla Germania, sulle questioni europee più rilevanti. È infatti molto simbolico il repentino cambio di approccio (ancora a parole) con il nuovo governo italiano sul tema migranti. Dopo mesi di muro contro muro tra Francia ed Italia, ovvero tra Salvini e Macron, le relazioni sembrano essersi appacificate da un giorno all’altro. La questione, per il Presidente francese, sta nel punire o premiare i partner politici europei a lui più sgraditi, come il governo Salvini, o graditi, come il Conte Bis. È evidente che Salvini rappresentava una minaccia per Macron a livello europeo, mentre con l’arrivo di Conte e Di Maio, più facilmente controllabili da un Paese forte come la Francia, l’Italia non intralcerà in alcun modo i piani egemonici di Macron sul Vecchio Continente.

La vittoria oltre il Reno

Il ruolo europeo della Francia è oggi chiaro anche rispetto al suo più grande amico/nemico storico, la Germania. La questione tedesca preoccupa la Francia anche più della Brexit, a cominciare dal fatto che il Paese della Merkel è il maggior partner economico francese; esportazioni ed importazioni reciproche contano infatti per il 15% del commercio transalpino. La famosa coppia franco-tedesca sembra costretta ad andare d’accordo per il bene dell’Europa, anche quando di accordo, in realtà, ce n’è poco. 

Le recenti divergenze sulle nomine europee a seguito delle elezioni sono l’ultimo esempio di una Parigi ed una Berlino che si allontanano progressivamente. Il conservatore Manfred Weber, proposto dalla Merkel alla presidenza della Commissione, non è neanche stato considerato da Macron. Anzi, alla Commissione è andata proprio una fautrice dei progetti di sicurezza comune europea macroniani, Ursula von der Leyen. Accanto a lei Sylvie Goulard, pupilla di Macron ed ex ministra della difesa francese, si occuperà di difesa europea e mercato unico in Commissione. 

Macron
fonte: Euronews

Le divergenze tra Merkel e Macron, che si accolsero reciprocamente con sorrisi e belle parole nel 2017, sono ormai difficili da nascondere. Il ruolo europeo della Francia è sempre stato un gioco di bilanciamento con il suo storico alleato (e nemico) continentale. In un periodo in cui il Paese oltre il Reno arranca, a partire dal nuovo governo meno stabile dei precedenti fino all’attuale decrescita economica, Macron gioca le sue carte più efficienti per spodestare Berlino nella gestione condivisa degli affari europei.

La felice intesa tra i due paesi sembra deteriorarsi già dal settembre 2017 quando, in maniera ancora abbastanza celata, Macron si pose come attore alfa nel rapporto a due con la Germania, all’epoca ancora alla ricerca di un governo. Nel suo importante discorso alla Sorbona, lo stile esuberante e quasi anti-diplomatico di Macron non piacque alla cancelleria tedesca; inoltre, il presidente francese propose sempre in quell’occasione un nuovo trattato di cooperazione franco-tedesca, senza però previa consultazione della controparte.

Come se non bastasse, l’esportazione di armi è ancor oggi fonte di disaccordi. La Germania ha infatti interrotto il commercio di armi con l’Arabia Saudita a seguito dell’uccisione del giornalista Khashoggi all’interno dell’ambasciata saudita di Istanbul. La Francia no. L’esportazione verso l’Arabia Saudita di armi francesi contenenti componenti prodotte in Germania ha sollevato quindi uno scontro politico tra i due paesi, che in questi giorni hanno trovato una fragile intesa a riguardo.

Il ruolo europeo della Francia si gioca sulla Brexit

Ma i dissidi maggiori tra Francia e Germania si hanno sul tema europeo per eccellenza, la Brexit. La Merkel sembra più comprensiva nei confronti di Boris Johnson, concedendo al governo inglese svariate proroghe per l’uscita dall’Unione pur di evitare lo scenario distruttivo del no deal. Nel frattempo Macron ha invece “suggerito” al Presidente finlandese del Consiglio europeo di imporre al Regno Unito (dove il Parlamento è stato temporaneamente chiuso fino a pochi giorni fa) un termine di 12 giorni per partorire una proposta scritta sulla Brexit, valido fino a fine settembre. L’Unione Europea ha bloccato questo ultimatum, ma rimane chiaro il ruolo da burattinaio che Macron sta assumendo nel muovere i sottili fili politici nel Vecchio Continente.

L’espansione del ruolo europeo della Francia conosce oggi la sua massima opportunità nella Brexit. L’occasione per Parigi è diventare, o tornare ad essere, la capitale indiscussa d’Europa. Già una cinquantina di istituzioni finanziarie si sono trasferite da Londra a Parigi, così come una serie di agenzie europee basate nel Regno Unito dovranno essere redistribuite sul territorio continentale. L’attrattività europea della Ville Lumière potrebbe tornare eccezionale, oltre che fonte di grande guadagno.

La linea dura di Macron sulla Brexit tiene conto anche di questo: in caso di un no deal, che la Francia sembra quasi favorire, la reputazione inglese ne uscirebbe danneggiata e Londra dovrebbe ricostruire buona parte della sua fama internazionale per mantenere una rete economica degna della sua grandezza. Spesso fama significa infatti investimenti, e se questi venissero reindirizzati principalmente su Parigi, Macron avrebbe vinto anche questa battaglia.

In conclusione, Macron poco meno di un anno fa sembrava destinato al collasso, in particolare a seguito della lotta dei Gilet Gialli nel paese. Il Presidente si trova oggi, invece, a rafforzare il ruolo europeo della Francia e renderla quasi senza rivali in Europa, a causa dell’allontanamento di Londra e della (seppur minima) decadenza economica di Berlino. Sfruttando le debolezze altrui, dalla Brexit ai migranti, e potendo contare su una posizione di forza relativa rispetto agli altri paesi europei, Macron sembra intenzionato a riunire il continente sotto le insegne francesi.

Lorenzo Ghione

3 Commenti

  1. Bello, molto chiaro su una situazione per nulla chiara e trasparente. Sarà importante vedere chi verrà in Germania dopo la Merkel, anche se l’estrema destra non sembra avere molte possibilità, comunque anche se la brexit porrà la Gran Bretagna fuori dall’Europa bisognerà tenerne conto.
    Non credo che la Germania accetterà un ruolo così egemonico sul continente.

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