Una fitta pioggia di critiche si è abbattuta sull’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Di recente, il segretario della Lega ha annunciato la rocambolesca apertura di una sede del suo partito in Via delle Botteghe Oscure, in quella che fu la storica residenza del PCI romano. Come se non bastasse, l’atteggiamento provocatorio di Matteo Salvini si è spinto oltre: egli ha rincarato la dose paragonandosi all’indimenticabile segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer, sostenendo che il “Carroccio” avrebbe raccolto, o addirittura incarnato, alcune delle sue battaglie politiche e ideologiche.
Il “colpo basso” che Salvini sta perpetrando alla coscienza dell’attuale centro-sinistra italiano ha suscitato, da parte di molti rappresentanti di quest’ultimo, un forte coro di indignazione, a difesa della sacralità attribuita alla figura del Berlinguer. È incontrovertibile che la mossa di Salvini risulterebbe una pura istigazione, e il paragone con l’ex leader comunista una grossa baggianata. Viceversa, oltre a esprimere qualsivoglia giudizio morale o politico sulla vicenda, sarebbe opportuno effettuare qualche lecita riflessione.
Tanto per cominciare, uno come Salvini difficilmente si sarebbe reso protagonista di un simile oltraggio, se la Sinistra degli ultimi vent’anni avesse evitato di cadere nel vuoto ideologico nel quale è sprofondata, concedendo enormi praterie ai suoi antagonisti politici.
Il peso della Sinistra sull’orfana eredità di Berlinguer
Le mire espansionistiche della Lega in via delle Botteghe Oscure, accompagnate dalle corbellerie del suo principale esponente, hanno generato un comune dissenso da parte delle frammentate anime del panorama di Sinistra. “Chiamate il 118!” ha esclamato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti; “Orrore e pietà” sono state le reazioni del deputato del PD Emanuele Fiano; “Paragone ridicolo” ha sentenziato Nicola Fratoianni, esponente di LeU; anche lo storico dirigente del PCI e autorevole giornalista, Emanuele Macaluso, esprime la sua irritazione per le frasi del leghista, definendo quello di Salvini “un accostamento indegno”. Effettivamente, Salvini non aveva il diritto di arrogarsi un simile paragone in riferimento a Berlinguer. Sarebbe già bastato assistere al rafforzamento del cospicuo franchising del suo partito (in una strada che custodisce una forte tradizione “rossa”) malgrado lo stesso stia scontando, con comode rate, il risarcimento dei famosi 49 milioni di euro che deve allo Stato.
Tuttavia, bisognerebbe considerare che Salvini altro non ha fatto che attuare l’ennesimo astuto escamotage. Appare evidente che l’appropriazione arbitraria dell’eredità dell’ex leader del PCI avrebbe il fine di screditare ulteriormente l’opposta compagine politica. Pensandoci bene, non è il primo episodio in cui esponenti dell’area di Destra tendono ad adulare miti che apparterrebbero ideologicamente alla Sinistra. Allusioni analoghe si riscontrano con una certa frequenza quando si parla dell’ispiratore della Rivoluzione Cubana, Ernesto Che Guevara, in passato omaggiato pubblicamente da partiti come Gioventù Nazionale (legato a FdI di Giorgia Meloni) e nientemeno che Casapound. Il compianto del rivoluzionario argentino provocò infatti un acceso dibattito a destra sulla “paternità” delle idee del Che, il quale culminò in palpabili divisioni tra gli alleati della stessa corrente politica.
Al di là di questo tutt’altro che trascurabile dettaglio, le perpetue provocazioni alle quali il leader della Lega ci ha abituati potrebbero far leva su altri fattori, apparentemente inattaccabili. Uno di questi è la conclamata debolezza della Sinistra attuale. La colpa che innegabilmente porta sul proprio groppone è quella di aver trascurato, se non abbandonato, ampie categorie di lavoratori che un tempo costituivano il cardine del suo elettorato. Negli anni, la Sinistra ha smesso di parlare agli anelli più deboli, i quali avrebbero invece necessitato di una salda tutela politica. Inoltre, anche i rapporti con i sindacati sono andati progressivamente deteriorandosi. Al contempo la sua classe dirigente ha preferito tendere la mano all’avido capitalismo finanziario e industriale, rendendosi complice di un progressivo distacco dai principi solidaristici.
In più è mancata un’eminente figura rappresentativa di chiara ispirazione socialista e progressista, che ha inevitabilmente acutizzato il rimpianto di un uomo come Berlinguer. La Sinistra ha dunque patito la mancanza di una guida carismatica e assennata, in grado di perseguire una filosofia del bene comune. L’assenza di un vero e proprio ricambio generazionale gioca un ruolo decisivo nella crisi di identità soprattutto dei giovani, in preoccupante balia della spettacolarizzazione della politica dei nostri tempi.
Le predette considerazioni, oltre a rappresentare i tasselli di un puzzle già rotto da tempo, potrebbero costituire con una certa verosimiglianza delle scomode verità. Di positivo resterebbe la coesione che l’attuale Sinistra ha dimostrato nel difendere il patrimonio etico di un uomo come Berlinguer, indotto a sua insaputa a un paragone nauseabondo. Sarebbe da auspicare però che una tale convergenza sia un monito ai fini della costruzione di una nuova classe dirigente che sappia riavvicinare a sé le genti. La visione egalitaria e il rigorismo politico di Enrico Berlinguer restano – e resteranno – il porto sicuro per le vecchie e le nuove generazioni che si identificano nei valori pluralisti e nei principi democratici.
Gianmarco Santo
Scusa, sei del ’91 e hai vissuto nel pieno della globalizzazione, una roba liberalprogressista causata dall’infausta caduta del Muro nell’89 e fomentata dalla “terza via” di Blair & Clinton che la sinistra ha sposato dopo la distruzione del PCI da parte di Occhetto, e ti cimenti in esercizi retorici che esprimono solo la tua opinione senza dati e senza un vissuto di quei tempi,?
La vecchia sinistra era salari, legge & ordine, pro-nuclearismo.
Oggi parla agli arcobaleni, vuole abolire il contante (senza uno straccio di evidenza scientifica che ciò serva effettivamente a contrastare l’evasione fiscale), si è affidata ciecamente all’egemonia tedesca (oltretutto democristiana) dell’Europa post-Maastricht (interamente votata alla stabilità dei prezzi e alla deflazione, cose che fanno aumentare la disoccupazione e contrastano coi primissimi articoli della nostra Costituzione), vuole fuffa inutile come adozioni gay e droga libera, vuole indulti e amnistie ma pretende di ampliare le fattispecie di applicazione della legge Mancino del ’93 sui reati d’opinione, vuole lo ius soli e fomenta la tratta di schiavi tramite i quali i capitalisti (nostrani ed europei) livellano i salari verso il basso, propugnano l’antinatalismo (alla faccia del proletariato!), istituisce ecotasse che colpiscono solo i poveri, se ne sbatte le balle dell’economia del settore primario (agricoltura, allevamento, pastorizia, caccia, pesca), se ne sbatte dei precari, detesta gli anziani, i pensionati e i disabili e e vuole addirittura abbandonare carbone e acciaio (cioè i due motivi che ci hanno spinto ad aderire alla Comunità Europea) e chiude il dibattito sul nucleare e sui termovalorizzatori.
In altre parole, gli eredi del PCI si sono spostati sulle manie del controllo di matrice orwelliana, con la fissazione ordoliberista per la moralizzazione dei loro cittadini che considerano inferiori.
Ciao Mario! Siamo grosso modo sulla stessa lunghezza d’onda, con la differenza che le circostanze delle quali tu hai comprensibilmente parlato, le avrai vissute in prima persona, mentre io credo di averle fatte mie studiandole.
Mi perdonerai, ma il tuo acceso sentimento nostalgico non ti permette di evincere che dal discorso non emerge alcuna volontà di voler resuscitare alcune antiche battaglie del PC, tutt’al più – ed è ciò di cui l’area di Sinistra avrebbe bisogno – molti dei valori che contraddistinguevano il suo ex segretario. A mio parere, la realtà va modellata in base ai tempi che cambiano, e se nel 2020 la priorità sia ancora il nuclearismo piuttosto che la parità dei diritti o la salvaguardia del pianeta, allora la convergenza di cui ho fatto espressa menzione resterà pura utopia.
Manca nell’articolo tutta la faccenda “sicurezza e immigrazione” che la sinistra ordinaria è più radicale hanno sempre snobbato e che da sole garantiscono la futura vittoria elettorale del duo salvini-meloni… Mancando di rispetto a quei milioni di lavoratori che più soffrono, in certe zone d’Italia.., La mancanza di legge è controlli. Berlinguer non avrebbe quantomeno elemosinato del peloso solidarismo… Ma avrebbe condiviso parte del loro malessere….e intrapreso con loro un sincero confronto… Non additandoli solo come razzisti e xenofobi! Il pd è chiudo, sempre più simile invece a un partito liberista e radicale attento molto ai diritti civili anziché a quelli socio-economici.