Le persone LGBTQIA+ fanno parte della storia: la Scozia lo riconosce
Manifestazione LGBTQIA+ Fonte: Andrea Agrillo

Da quest’anno la storia che verrà insegnata nelle scuole in Scozia includerà eventi e punti di vista solitamente omessi. Lə alunnə apprenderanno cosa sono stati i Moti di Stonewall e chi è statə Sylvia Rivera, sapranno che nel 1924 venne fondata a Chicago la prima associazione in difesa delle persone LGBTQIA+ negli Stati Uniti (The Society for Human Rights). Conosceranno Alfred Kinsey e il suo Rapporto del 1945: il primo tentativo di fornire una documentazione statistica dettagliata sull’attività sessuale dell’uomo. Si studierà il Local Governament Act (Sezione 28) del 1988, si parlerà di chi è stato e perché venne assassinato Harvey Bernard Milk nel 1978, e si scoprirà che solo nel 2020 in Sudan è stata abolita la pena di morte per omosessualità.

L’istituzione scolastica è la prima organizzazione sociale, dopo la famiglia, che l’individuo incontra nel suo percorso di formazione e in cui si plasma l’avvenire delle future generazioni. A tal fine diventa focale creare coscienza storica tra le persone che la frequentano, una storia che sia il più ampia possibile e che metta in luce la complessità del mondo in cui viviamo, che non è frutto solo di quanto solitamente viene raccontato nei testi scolastici – specchio della cultura dominante, “dei vincitori”. Serve una scuola che sia terreno fertile per lo sviluppo di un sapere critico, che sia formativa e disinteressata, che aiuti a conoscere sé stessi e gli altri. «La scuola è conseguenza diretta di visioni e scelte politiche, incide sul sistema culturale, valoriale, etico degli studenti e sulla loro visione della polis e del mondo».

Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera durante i Moti di Stonewall (istorica.it)

Come cambierà il piano di studi dellə studentə scozzesi   

Nel 2021 tutte le scuole pubbliche di Scozia amplieranno i propri curriculum inserendovi lezioni sulla storia della comunità LGBTQIA+. La dirompente novità è stata annunciata da John Swinney, vice primo ministro e Segretario di Gabinetto per l’Istruzione. Swinney si era già dimostrato propenso all’introduzione di una politica educativa che fosse maggiormente inclusiva nel 2018: quest’anno si concretizzeranno le discussioni già svoltesi in Parlamento e verranno accolte le raccomandazioni fornite dall’associazione Time for Inclusive Education (TIE), la quale svolge un lavoro costante finalizzato ad arginare l’omo-bi-lesbo-transfobia e il bullismo attraverso workshops dedicati a insegnanti e alunnə. 

«Il nostro sistema – afferma Swinney – ha il dovere di consentire a ciascuno di raggiungere il massimo del proprio potenziale. È per questo che il programma deve presentare lo stesso livello di diversità che è presente nei giovani che studiano nelle nostre scuole».

Le classi apprenderanno la storia della comunità LGBTQIA+ e dei movimenti di rivendicazione di quelli che sono basilari diritti umani, insieme a nozioni sull’identità sessuale e di genere. Inoltre verranno messe in atto campagne di sensibilizzazione e contrasto all’omofobia, la bifobia, la lesbofobia e la transfobia. Esplicando i punti principali della riforma, il co-fondatore di TIE, Jordan Daly, ha affermato: «Sia chiaro che queste persone sono valide e ben accette in Scozia» — riferendosi alle nuove generazioni di studentə LGBTQIA+.

Per l’effettiva attuazione della nuova politica educativa sarà fondamentale la collaborazione attiva del personale scolastico e la sua precedente preparazione. Chi insegnerà avranno accesso ad una piattaforma e-learning dove saranno disponibili diversi corsi incentrati su varie tematiche inerenti la comunità LGBTQIA+, insieme ad una serie di materiali educativi inclusivi modulati in base all’età degli studenti e delle studentesse: ne è un esempio un’esercitazione di matematica in cui una bambina compra dei biglietti di auguri ai suoi due padri per la festa del papà.

Le nuove risorse didattiche, insieme agli strumenti digitali forniti, favoriranno una visione del mondo che includa le persone LGBTQIA+, così da normalizzare l’esistenza di tutta una parte della società che il più delle volte viene ignorata, se non discriminata. Questo è un passaggio centrale: dedicare qualche ora fra i banchi ai diritti civili o all’omofobia è ben diverso dal rendere le tematiche queer parte integrante dell’intero percorso scolastico. Trovare nei testi scolastici, che siano questi di inglese, storia o matematica, riferimenti alle persone queer, permette di andare oltre il concetto di tolleranza, il quale presuppone il rapportarsi con qualcosa di estrano a noi. Ciò che ha reso possibile l’introduzione di una formazione scolastica che includa le persone LGBTQIA+ è stato senz’altro un contesto socio-culturale favorevole: diversi sondaggi svolti fra gli scozzesi hanno mostrato un’ampia propensione a rimodellare i programmi educativi in tal senso. Del resto in Scozia, fin dal 2014, sono legali i matrimoni egualitari e le adozioni per coppie dello stesso stesso.

Un esempio del materiale didattico fornito da TIE (tie.scot)

L’educazione come mezzo per arginare le discriminazioni

Il Governo scozzese ha ritenuto urgente intervenire in ambito educativo per arginare l’alto tasso di bullismo nelle scuole ai danni della comunità queer. Uno studio del 2017 aveva rilevato che il 90% dei giovani LGBTQIA+ scozzesi aveva subìto bullismo a scuola, il 40% era stato vittima di un crimine di odio nell’anno precedente, e solo il 30% di loro si fidava abbastanza delle autorità per denunciarlo.

A episodi reiterati di discriminazione e violenza risultano essere correlati alti tassi di abbandono scolastico e disturbi psicologici. Al fine di garantire il benessere psico-fisico degli adolescenti, diviene fondamentale la costruzione di un’ambiente scolastico in cui questi si sentano sicuri, in cui studenti e studentesse possano acquisire consapevolezza di sé e del mondo che lə circonda, e in cui possano avere una formazione atta a prevenire attivamente e tutti i giorni la violenza.

Il 17 maggio del 1990 l’Oms eliminava dall’elenco delle malattie mentali l’omosessualità, riconoscendola come «parte integrante dell’espressione dell’identità umana», ed è questo il messaggio che dovrebbe passare dalle scuole e dalla formazione delle nuove generazioni.

La Scozia va avanti, mentre l’Italia continua a ignorare i diritti delle persone LGBTQIA+

La Scozia va avanti, mentre in Italia nelle scuole non si riesce neppure a parlare di educazione sessuale: questa nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europea è materia di studio obbligatoria. Il timido accenno nel disegno di legge Zan all’introduzione di tematiche legate alla comunità LGBTQIA+ nelle scuole è emerso raramente nel dibattito pubblico e, solitamente, al fine di essere deriso o liquidato superficialmente.

L’Italia continua a non riconoscere una parte della popolazione e a non tutelarla adeguatamente: resta uno degli ultimi paesi in Europa a non aver legalizzato il matrimonio egualitario e a non avere una legge che riconosca la matrice discriminatoria e omo-lesbo-bi-transfobica di alcune aggressioni ai danni delle persone queer. Non vengono neppure raccolti adeguatamente e in modo esaustivo dati in merito alla portata di queste violenze specifiche.

Vi è una parte di storia che merita di essere raccontata, e che troppo spesso è stata oscurata. Nelle scuole è necessario parlare della storia delle persone LGBTQIA+ in quanto parte integrante di essa. Il mondo che viene raccontato non può essere sempre etero e cis perché, fattualmente, un mondo così non è mai esistito.

Celeste Ferrigno

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui